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Indice degli argomenti: Quale ruolo svolgono le foreste nella lotta ai cambiamenti climatici? Qual è lo stato delle foreste oggi a livello globale, in Europa e in Italia? Quanto è importante l’apporto del legno per rendere l’edilizia sostenibile? L’importanza della forestazione delle aree urbane e periurbane Agroalimentare e verde: quanto è importante questa unione e come? Green Deal e verde: quanto sarà importante la strategia UE per dare nuovo vigore alle foreste e al verde? «Le foreste stanno emergendo sempre più come elemento fondamentale nella lotta al climate change. Sono le tecnologie migliori su cui possiamo contare per compensare le emissioni». A dirlo è un autentico esperto in materia: Giacomo Grassi, ricercatore del Centro Comune di Ricerca (JRC) della Commissione Europea a Ispra (Varese). È uno scienziato, tra i pochi italiani a far parte dell’IPCC – Intergovernmental Panel on Climate Change, che lavora mettendo in luce il ruolo delle foreste nell’assorbimento della CO2 e cercando soluzioni e strategie migliori per contare sul loro ruolo di alleate nella lotta ai cambiamenti del clima. Opera nell’interfaccia tra scienza e politica, seguendo le negoziazioni internazionali e le Conferenze sul Clima: era presente alla conferenza ONU sui Cambiamenti climatici (COP 21) del 2015, che ha portato al famoso Accordo di Parigi. “I suoi studi e i monitoraggi sui flussi delle emissioni CO2 ispirano le guidelines della Commissione Europea per l’assorbimento dei gas serra grazie alle aree agricole e forestali”, segnala il sito web di Bologna Award 2020, premio attribuito proprio pochi giorni fa proprio a Giacomo Grassi. A lui chiediamo notizie sullo stato forestale e il loro importante contributo nella lotta al climate change e non solo. Quale ruolo svolgono le foreste nella lotta ai cambiamenti climatici? Partiamo dall’Accordo di Parigi, dove tutti i Paesi si sono impegnati a ridurre le emissioni climalteranti per raggiungere il traguardo della neutralità climatica nel 2050. Dato che una parte delle emissioni non potranno essere azzerate, si dovranno mettere in atto meccanismi compensativi. Le ‘tecnologie’ migliori su cui possiamo contare al momento sono le foreste. Allo studio ci sono anche le CCS, per la cattura e il sequestro dell’anidride carbonica e, tra queste, la BECCS. Ma sono soluzioni ancora allo studio per comprenderne la reale fattibilità di applicazione, oltre che l’impatto sociale ed economico. Quindi, le foreste rimangono essenziali per raggiungere gli obiettivi fissati a Parigi, anche se non dobbiamo illuderci che esse possano risolvere tutto. Una rapida decarbonizzazione del settore energetico rimane imprescindibile. Qual è lo stato delle foreste oggi a livello globale? Direi di luci e ombre. Purtroppo continua la deforestazione a ritmi troppo elevati in aree tropicali, legata soprattutto alla necessità di fare spazio agli allevamenti di bovini, e riconvertendo terre per coltivazioni dedicate (soprattutto soia come pure palma da olio per altri usi alimentari), in modo da soddisfare i consumi di carne e di altri prodotti anche da parte dei Paesi occidentali. La deforestazione ha un effetto drammatico sul clima, perché causa il rilascio improvviso di enormi quantità di anidride carbonica, pazientemente accumulate dalle foreste nel corso dei decenni se non dei secoli precedenti. Inoltre ha un grave impatto anche sulla biodiversità, considerando che le foreste racchiudono l’80% della diversità biologica terrestre, nonché un impatto pesante anche sulle popolazioni locali. Un fattore da considerare sono i possibili punti di non ritorno: penso, per esempio, alla foresta Amazzonica, che sembra in alcune aree destinata a trasformarsi in savana, secondo l’opinione di molti scienziati. Le foreste in Europa e in Italia come stanno invece? La situazione è decisamente migliore. Le foreste si stanno espandendo, basti pensare che dal dopoguerra a oggi in Italia la superficie forestale è praticamente raddoppiata, soprattutto prendendo il posto dei pascoli montani ormai abbandonati. Occorre massimizzare i benefici di questa espansione, con una gestione forestale accorta per gestire al meglio i servizi ecosistemici che la foresta sa offrire, dall’assorbimento della CO2 alla biodiversità fino alla fornitura di legno di cui avremo sempre più bisogno. Quanto è importante l’apporto del legno per rendere l’edilizia sostenibile? Notevole. Tra le strategie per massimizzare i benefici ecosistemici della foresta, l’impiego del legno a scopo edilizio è certamente tra i più promettenti. Le costruzioni edili possono essere una finalità propizia per due motivi: il legno così utilizzato conserva per decenni il carbonio in esso stoccato; impiegando legno al posto di cemento o acciaio si evita un quantitativo enorme di energia e di emissioni conseguenti alla loro produzione. A proposito di forestazione delle aree urbane e periurbane, per le quali l’Italia ha stanziato 30 milioni per finanziare progetti dedicati, che importanza ha? Anche su questo tema c’è un’attenzione crescente. Lo stanziamento è un segnale che va nella giusta direzione. Abbiamo detto che in area montana e anche collinare le foreste si stanno espandendo naturalmente. La riforestazione si deve concentrare laddove c’è più bisogno e dove le specie vegetali possono svolgere funzioni multiple. Le aree urbane e periurbane ne hanno particolarmente bisogno. Sebbene l’impatto globale dell’assorbimento di CO2 da parte della riforestazione urbana sia modesto, l’impatto a scala locale può essere notevole. Gli alberi, facendo ombra e traspirando acqua, raffreddano le aree limitrofe e aiutano a sopportare meglio le ondate di calore. E poi hanno un’azione positiva per ridurre l’inquinamento atmosferico, nel controllo idrogeologico, oltre a ricostituire le reti ecologiche spesso interrotte. Certo, occorre selezionare specie adatte, capaci di massimizzare le funzioni descritte, e vanno curate e tutelate. Si parla sempre più di smart city, capaci di provvedere ai fabbisogni sempre più intensi della popolazione urbana. L’elemento green che ruolo avrà nel conferire “intelligenza” alle città? Dovrà avere un’importanza sempre crescente. Assisteremo a una collaborazione sempre più stretta tra urbanisti, architetti e gestori del verde proprio perché le foreste avranno un ruolo strategico nel conferire resilienza alle città, oltre che per migliorare il nostro benessere. Ecco perché ci sarà sempre maggiore integrazione tra l’elemento green nel tessuto urbano. In ogni caso degli alberi non potremo mai fare a meno in città e, in generale, nei luoghi in cui viviamo. Agroalimentare e verde: quanto è importante questa unione e come? L’agricoltura è sottoposta a molteplici sfide nei confronti del climate change: la resilienza è la principale. Occorre riuscire a produrre cibo a sufficienza per una popolazione crescente a livello globale, nonostante l’impatto complessivamente negativo che i cambiamenti climatici hanno sulla produttività agricola. Ma occorre farlo riuscendo al tempo stesso a diminuire l’impatto ambientale, in tutte le fasi, dalla produzione al trasporto e stoccaggio, evitando anche le notevoli perdite e sprechi di cibo. Il sistema alimentare nel suo complesso è responsabile di quasi un terzo delle emissioni globali. Occorre diminuire questo impatto, altrimenti si peggiorerà solo un problema già evidente. È una questione complessa, di non facile risoluzione, su cui occorre lavorare con urgenza. Agricoltura e fotovoltaico (e fonti rinnovabili): come considera questo abbinamento? Le energie rinnovabili non solo possono diventare una fonte di reddito ulteriore per gli agricoltori, ma soprattutto possono contribuire ad accrescere la quota di energia pulita di cui c’è grande bisogno. A proposito del fotovoltaico installato in aree agricole, c’è chi ritiene che l’ombreggiamento possa stimolare alcune colture. Certo, c’è anche la necessità di tutelare paesaggi unici in Italia e non solo. Occorre, quindi, tenere conto delle varie esigenze, trovando un giusto equilibrio tra le varie istanze. Green Deal e verde: quanto sarà importante la strategia UE per dare nuovo vigore alle foreste e al verde? L’Unione Europea, con il Green Deal, ha messo in campo un piano la cui portata politica non sembra sia stata colta pienamente in Italia. Credo sia la politica più ambiziosa che l’Europa abbia messo in campo negli ultimi anni, non solo in tema ambientale o climatico: è destinata a governare le scelte energetiche nei prossimi anni e decenni. La sfida non è solo ridurre le emissioni in modo drastico (-55% al 2030 rispetto al 1990; neutralità climatica al 2050), ma cogliere in questa necessità di transizione ecologica un’opportunità di innovazione unica e necessaria, senza lasciare nessuno indietro. Per questo il Green Deal è una sfida epocale per l’UE. In questo c’è molto spazio sia per le foreste che per l’agricoltura. Nel 2021 si prevede che la Commissione europea proponga una strategia forestale in cui si dovrà cercare di trovare il giusto equilibrio tra le varie istanze: protezione della biodiversità, produzione di legno, contributo alla mitigazione dei cambiamenti climatici ma anche protezione delle stesse foreste dagli impatti dei cambiamenti climatici, quali l’aumento di incendi e di danni da insetti o da vento. Indirizzo strategico e politico a parte, va considerato l’impegno economico profuso mediante il Green Deal che lo rende un’opportunità unica, da utilizzare al meglio. Sarà l’ultima occasione per invertire la rotta prima che sia troppo tardi. Pochi sanno che il 37% dei fondi resi disponibili mediante il Next Generation EU (detto anche Recovery Fund) saranno vincolati alla lotta ai cambiamenti climatici. È un segnale incoraggiante e un’opportunità incredibile: non bisogna perderla. Consiglia questo approfondimento ai tuoi amici Commenta questo approfondimento
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