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A cura di: Pietro Mezzi Indice degli argomenti: Il campione di indagine Invertire la rotta con PNRR Trasporto pubblico, perdite delle reti idriche, qualità dell’aria Energie rinnovabili, Uso del suolo, raccolta differenziata Alberi in città, piste ciclabili, metropolitane Milano in controtendenza Le buone pratiche Nell’anno della pandemia, politiche e performance ambientali nei capoluoghi di provincia italiani non decollano: stessa media generale, medesime emergenze di quelle emerse nel report dello scorso anno. Questo in estrema sintesi l’indicazione che emerge dall’analisi dei dati contenuti nel nuovo rapporto Ecosistema Urbano 2021 di Legambiente, realizzato in collaborazione con Ambiente Italia e Il Sole 24 Ore. Il campione di indagine Il report prende in considerazione 105 capoluoghi e tiene conto di 18 indicatori riguardanti sei componenti (aria, acque, rifiuti, mobilità, ambiente urbano ed energia) e stila una classifica delle performance ambientali delle città: a fronte di un punteggio massimo teorico di 100, la media percentuale totalizzata dai centri urbani nel 2020 rimane ferma al 53,05%, identica a quella della scorsa edizione. Trento in testa, Palermo ultima Nell’anno della pandemia e dei suoi pesanti effetti si confermano alcune delle ipotesi formulate lo scorso anno dagli ambientalisti del cigno verde: crolla infatti il trasporto pubblico, aumentano le auto circolanti, restano preoccupanti i livelli di smog e di perdite della rete idrica. Poche note positive: crescono differenziata e infrastrutture per le ciclabili. In testa alla classifica dei capoluoghi di provincia più verdi si confermano le città di Trento, seguita da Reggio Emilia, Mantova, Cosenza e Pordenone. In coda Brindisi, Catania e Palermo. «Nel 2020, segnato dall’emergenza pandemica – sostiene Mirko Laurenti, di Legambiente e responsabile di Ecosistema Urbano – i capoluoghi italiani non migliorano le loro performance ambientali: se è vero, infatti, che il Covid-19 colpisce anzitutto le città, modificandone contorni, regole e indirizzi, le emergenze urbane evidenziate negli anni precedenti rimangono le medesime e riflettono un sostanziale immobilismo nelle politiche improntate alla sostenibilità, seppur con qualche importante eccezione e best practice cui guardare per tracciare la rotta del cambiamento su scala nazionale». Soltanto Trento supera l’80 percento (84,71%), confermandosi in testa alla classifica generale con un miglioramento delle performance nell’uso di suolo e nelle concentrazioni di NO2 e Pm10, un aumento della raccolta differenziata e delle infrastrutture ciclabili. Al secondo posto troviamo Reggio Emilia (77,89%), che aumenta lo spazio dedicato ai pedoni e alla ciclabilità (prima in assoluto per piste ciclabili equivalenti) e il numero di alberi piantumati; il gradino più basso del podio è occupato da Mantova (75,14%) che migliora le performance sulla qualità dell’aria, diminuisce le perdite della rete idrica e aumenta la differenziata. Chiudono la top five Cosenza (quarta con il 74,21%), che diminuisce le perdite della rete idrica e i consumi domestici d’acqua, registra il maggior incremento d’infrastrutture ciclabili e migliora in produzione di rifiuti e uso del suolo, e Pordenone (quinta con il 73,30%) che migliora nelle perdite della rete idrica (seconda città più virtuosa nel contenerle), diminuisce la produzione di rifiuti e cresce nella raccolta differenziata. Fanalini di coda sono Brindisi (30,03%), Catania (29,38%) e Palermo (26,60%), rispettivamente al 103°, 104° e 105° posto della classifica: saltano agli occhi, in particolare, lo zero assoluto guadagnato da Brindisi nell’uso efficiente di suolo e l’ultimo posto nella raccolta differenziata occupato da Catania, che tuttavia è anche la città più virtuosa per consumi idrici. Ultima Palermo che aumenta la produzione di rifiuti pro capite e il numero di auto circolanti, ma in positivo registra un incremento dei passeggeri del servizio di tpl, in controtendenza rispetto alla media delle altre città. Invertire la rotta con PNRR «Ecosistema Urbano fotografa un Paese in buona misura fermo, che torna addirittura indietro su alcuni indicatori ambientali: già nello scenario pre-pandemico, il rapporto descriveva capoluoghi che faticavano a decollare nelle politiche di sostenibilità, contribuendo a conflitti con l’Europa e a procedure d’infrazione, come per la depurazione delle acque o la qualità dell’aria. Il periodo pandemico, al netto di alcuni miglioramenti, ha complicato le cose dichiara il presidente nazionale di Legambiente, Stefano Ciafani -. Ora, però, nell’ambito del PNRR si apre una possibilità per invertire la rotta: sono i bandi pubblicati dai ministeri per l’assegnazione di risorse da destinare alla differenziata e alla costruzione di impianti di riciclo, alla nuova mobilità, alla forestazione urbana, al ciclo integrato delle acque. Essenziale sarà la capacità degli uffici tecnici delle città di sottoporre progetti adeguati che rispettino i criteri ambientali stringenti imposti dall’Ue, ma anche un loro affiancamento da parte di strutture tecniche pubbliche centrali, per sopperire alla carenza cronica di personale e competenze delle amministrazioni locali». Il trasporto pubblico locale Complice la pandemia, crolla un po’ ovunque l’utilizzo del trasporto pubblico che registra un calo del 48%: eccezione tra le grandi città turistiche è Milano, che rimane stabile al primo posto con 467 viaggi per abitante, seguita da Venezia, Roma, Genova. Anche l’offerta del trasporto pubblico, calcolata in km percorsi annualmente dalle vetture per abitante residente, diminuisce nella maggior parte delle città, registrando un –8%, con una media di 25 vetture/km/abitante. Il tasso di motorizzazione dei capoluoghi italiani, di contro, continua inesorabilmente a salire: 65,7 auto ogni 100 abitanti, contro le 64,6 del 2019. Le perdite delle reti idriche Nota dolente le perdite della rete idrica che restano stabili: il 36,1% dell’acqua potabile non arriva ai rubinetti. In 19 città si disperde la metà o più dell’acqua immessa nelle condutture. Solo cinque capoluoghi contengono le perdite entro il 15%: Macerata, Mantova, Milano, Pordenone, Trento. In tutti cresce, in parallelo, il valore medio dei consumi idrici domestici: 153,2 litri al giorno pro capite, un +3% rispetto al 2019. Qualità dell’aria Per quanto riguarda le concentrazioni di polveri sottili (Pm10) in atmosfera, anche nel 2020 la media annua dei 40 µg/mc, valore limite per la protezione della salute umana fissato dalla direttiva comunitaria, viene rispettata in tutte le città; la situazione peggiora se si guarda invece alla media giornaliera da non superare secondo i limiti di legge (50 µg/mc), con 35 capoluoghi che superano i 35 giorni consentiti e 13 centri urbani dove si conta più del doppio dei giorni di sforamento. Si riduce invece il valore medio delle concentrazioni di biossido di azoto (NO2), così come il numero di città dove lo stesso supera il limite di legge, mentre il valore medio delle centraline che rilevano le concentrazioni di ozono (O3) supera la soglia di protezione della salute umana in circa un terzo dei Comuni considerati (39 su 105). Energie rinnovabili Sul fronte delle energie rinnovabili, Padova, Oristano, Pesaro e Verona sono i Comuni dove si registra la maggiore diffusione di solare termico e fotovoltaico installato nelle strutture pubbliche, con valori compresi tra 26 e 31 kW per mille abitanti. Ben 23 i capoluoghi dove ancora non si raggiunge 1 kW ogni mille abitanti, otto le città ferme a zero. Il valore medio nazionale, in lieve calo, si attesta sui 4,77 kW ogni mille abitanti. Uso del suolo In oltre la metà dei capoluoghi considerati peggiora l’indice dell’uso efficiente di suolo, a fronte di un calo più o meno marcato del numero di abitanti: il calo demografico è generalmente associato a una crescente perdita di funzioni dell’infrastruttura residenziale storica a fronte di nuove espansioni. Raccolta differenziata In positivo, invece, nel settore rifiuti si conferma la crescita a livello nazionale della raccolta differenziata (il 59,3% sul totale dei rifiuti urbani, un punto percentuale in più rispetto al 2019); al contempo cala la produzione di rifiuti, con una media che si ferma a 514 kg procapite (erano 530 nel 2019). Alberi in città Nel 2020 tra le città permangono differenze considerevoli nella disponibilità di alberi pro capite: crescono quelle con una dotazione superiore a 20 alberi ogni cento abitanti, con le sette migliori che superano i 40: Brescia, Cuneo, Modena, Reggio Emilia, Trieste e Vibo Valentia; in fondo alla classifica, Benevento e Potenza con meno di 5 alberi ogni cento abitanti. In aumento il valore medio di alberi in area urbana, che passa da 21,7 a 24,13 alberi ogni cento abitanti. Piste ciclabili Nel 2020 Reggio Emilia registra il valore più alto con 45,74 metri equivalenti ogni cento abitanti, seguita da Cremona e da Cuneo. Nel complesso, salgono a 39 le città che superano i 10 metri equivalenti ogni cento abitanti. In aumento anche il valore medio nazionale delle piste ciclabili equivalenti, che sfiora i 9,5 metri. Le metropoli italiane Uno sguardo alle principali metropoli conferma la loro difficoltà comune nel dare risposte alle criticità che le attanagliano: lo smog a Torino, il traffico a Roma, la costante emergenza rifiuti a Palermo, la dispersione d’acqua potabile a Bari, il consumo di suolo a Venezia. Sempre elevati i giorni di superamento dei limiti d’ozono a Milano e Torino e le concentrazioni di biossido d’azoto a Torino o Palermo. Guardando a numeri e percentuali, degno di nota è l’aumento di auto circolanti a Torino (65 ogni 100 abitanti) e a Roma (64 su 100). Colpiscono lo scarso 19,2% di raccolta differenziata a Palermo o il 36,2% a Napoli, il 3 su 10 raggiunto da Venezia nell’indice dedicato al consumo efficiente di suolo, il 49% di acqua potabile immessa in rete ma sprecata a Bari. Milano in controtendenza In controtendenza, nel complesso, le performance di Milano: il capoluogo lombardo continua a contraddistinguersi per un dinamismo che accompagna un profondo cambiamento in chiave sostenibile avviato da tempo, con numeri che restano confortanti pur nel trend generale di rallentamento. Vincente la scelta di promuovere un sistema di mobilità sempre più condivisa e integrata con il trasporto pubblico, dai servizi di sharing agli spazi riservati ai ciclisti. Milano si conferma unica tra le grandi città ad avere una rete idrica che perde molto meno del 25% dell’acqua immessa in rete (il 13,4%) e ha ormai invertito stabilmente la proporzione tra suolo impermeabilizzato o costruito e crescita di residenti: è l’unico capoluogo a totalizzare 10 su 10 nell’indice sul consumo efficiente di suolo. Le buone pratiche Ecosistema Urbano dedica spazio a quelle realtà che presentano buoni esempi di sostenibilità non sempre visibili guardando ai soli numeri e alle sole statistiche. Diciotto le buone pratiche premiate e inserite nell’edizione 2021 del rapporto. È il caso, ad esempio, della rivoluzione partita dalla periferia est di Napoli, quartiere di San Giovanni a Teduccio, dov’è stata avviata la prima comunità energetica rinnovabile e solidale del Paese. Sono i casi del Distretto dell’economia civile della provincia di Lucca, nato in piena pandemia o dei tre milioni di nuovi alberi che entro il 2030 saranno piantumati nell’ambito del progetto ForestaMI o del primo parcheggio per biciclette, aperto alla stazione Cordusio della linea 1 della metropolitana milanese. E ancora, il caso di Cagliari, dove un progetto ha consentito il recupero delle acque reflue in uscita dai depuratori, un tempo lasciate defluire a mare e oggi impiegate per annaffiare i giardini pubblici. O del progetto della Superciclabile che collegherà Firenze con Prato: 15 chilometri che daranno una svolta all’intero sistema di mobilità in un quadrante molto congestionato dal traffico e tagliato in due dall’Autostrada del Sole. Tutto iniziò nel 1993 «Quando iniziammo nel 1993 il tema non era così di attualità: la raccolta dei dati avveniva attraverso i circoli di Legambiente e il rapporto rappresentava la prima esperienza del genere – sostiene Mario Zambrini, ad di Ambiente Italia e ideatore con Maria Berrini di Ecosistema Urbano -. La nostra, allora, fu un’esperienza pilota. Poi i comuni iniziarono a raccogliere dati. Con gli anni le cose sono migliorate. Si tratta ancora, dopo quasi trent’anni, di un’operazione utile. La struttura del rapporto si è evoluta, ma lo spirito è quello di allora: vale a dire, misurare la capacità degli enti locali di farsi carico delle tematiche ambientali e produrre innovazione». Le novità del Rapporto Quest’anno Ecosistema Urbano presenta una novità: sono i contributi di alcuni esperti che costituiscono una rete informale composta da Ispra, Istituto superiore della sanità, Istat, Cnr, Caritas, Oxfam, Terra!, Forum Disuguaglianze e Diversità, Fillea-Cgil e che interpreta il tema urbano offrendo il proprio punto di vista, sottolineando le emergenze e individuando le possibili azioni concrete per combattere disagio, povertà, disuguaglianze e criticità ambientali partendo dai 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Onu. Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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