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Greenpeace ha pubblicato il rapporto “Rinnovabili nel mirino” che presenta un quadro desolante dei provvedimenti che il Governo Renzi ha attuato a sfavore del fotovoltaico e dell’eolico, che hanno portato a gravi conseguenze a livello di fuga di investimenti, perdita di migliaia di posti di lavoro, senza generare alcun beneficio sulle bollette degli italiani.Se infatti a livello globale il 2015 è stato un anno record per gli investimenti in energie rinnovabili, con addirittura metà della nuova potenza elettrica installata proveniente da fotovoltaico ed eolico, l’Italia al contrario si distingue per primati negativi. Basti pensare, si legge nel Rapporto, ai nuovi impianti fotovoltaici entrati in esercizio tra il 2012 e il 2014. Secondo i dati ufficiali del Gestore dei Servizi Elettrici (GSE), nel 2012 il numero era di quasi 150 mila nuovi impianti fotovoltaici, nel 2013 il dato si è più che dimezzato, con quasi 70 mila nuove installazioni, nel 2014, anno di insediamento del governo Renzi, sono entrati in esercizio appena 722 nuovi impianti. I dati del fotovoltaico del 2015 parlano di un calo della potenza degli impianti entrati in esercizio di circa il 30% rispetto al 2014, si tratta per la maggior parte di piccoli impianti. Sono numeri legati ai bassi investimenti del settore, secondo un’analisi di Bloomberg infatti nel 2014 gli investimenti in rinnovabili in Italia sono crollati del 60% rispetto al 2013, fermandosi a un ammontare complessivo di 2 miliardi di dollari, a causa soprattutto di interventi retroattivi, in primis il decreto “Spalma-Incentivi”, dell’incertezza normativa e di provvedimenti come quello della riforma elettrica varata dall’Autorità per l’Energia che, con lo spostamento dei costi di rete sulla componente fissa della bolletta, assolutamente non promuove la produzione da energie rinnovabili e autoconsumo. Ricordiamo che lo “spalma-invcentivi” giudicato incostituzionale da Valerio Onida, presidente della Corte Costituzionale, ha fatto partire anche molti ricorsi, valutati in parte dalla Commissione europae, tanto che per esempio il “Tar del Lazio ha sollevato davanti alla Corte Costituzionale la questione di legittimità del provvedimento. Le prime udienze davanti alla Corte Costituzionale sono previste il 6 dicembre 2016 e, se verranno sollevati profili di incostituzionalità per violazione del principio di ragionevolezza e di legittimo affidamento, unitamente al principio di autonomia imprenditoriale, di cui agli art. 3 e 41 della Costituzione, la norma decadrà dall’inizio e per tutti i soggetti coinvolti dalla legge. In tal caso il GSE si troverebbe a dover restituire a tutti i soggetti coinvolti la cifra ingiustamente trattenuta, nonché a risarcire i danni”. Una tale situazione ha naturalmente avuto impatti negativi anche sul fronte del lavoro, secondo uno studio realizzato da Althesys per Greenpeace, in Italia entro il 2030 si potrebbero garantire oltre 100 mila posti di lavoro nel settore delle rinnovabili, mentre, al contrario, nel 2015 se ne sono persi circa 4 mila nel solo settore dell’eolico. Tutt’altro atteggiamento il Governo sembra avere nei confronti del sostegno alle fossili: secondo il Fondo Monetario Internazionale, nel 2014 l’Italia si è infatti classificata al nono posto in Europa per i finanziamenti ai combustibili fossili, con 13,2 miliardi di dollari. Un dato addirittura in crescita rispetto ai 12,8 miliardi del 2013. Luca Iacoboni, responsabile della campagna Energia e Clima di Greenpeace commenta che se l’Italia non non attira investimenti in rinnovabili, il motivo è da imputare alla strategia di difesa delle fossili dettata dal nostro governo. “Una posizione di retroguardia che rischia di bloccare il futuro per difendere il passato. Per questo il referendum sulle trivellazioni del prossimo 17 aprile assume un significato politico che va ben oltre il quesito referendario e spaventa il governo al punto da cercare in ogni modo di boicottare il quorum. Se i cittadini si esprimeranno contro le trivellazioni, sarà una sonora bocciatura per tutta la politica energetica del governo Renzi, che come i suoi predecessori di questi ultimi anni, mette gli interessi dell’industria fossile sopra a quelli dei cittadini. Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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