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I dati di Terna evidenziano nel 2015 un ulteriore calo di installazioni fotovoltaiche su base annuale rispetto al 2014 con un sensibile aumento nel terzo trimestre del 2015 rispetto al 2014: sembra che la tendenza stia cambiando. A livello di produzione di energia elettrica, il fotovoltaico continua ad avere un ruolo sempre più importante. A novembre 2015 il fotovoltaico ha coperto il 4,6% della domanda complessiva di energia elettrica con un incremento del 33,8% rispetto a novembre 2014. Nei primi undici mesi dell’anno invece il fotovoltaico cresce del 12,9% andando a coprire l’8,2% della domanda elettrica nazionale. Come ha detto recentemente un noto imprenditore nazionale: “Il fotovoltaico non lo ferma più nessuno qualunque sia il prezzo del petrolio”. In una recente pubblicazione l’Agenzia Internazionale per l’Energia (IEA) conclude che il fotovoltaico in Italia, nonostante il ridimensionamento arrivato con la fine degli incentivi, è ancora un settore importante. Settore che nel 2014 valeva 2.339,5 milioni di euro. Di questi 668,1 milioni di euro vengono dall’installazione di nuovi impianti per un totale di 424,3 MW; 401 milioni di euro da attività di O&M del parco esistente mentre il grosso viene dall’esportazione di prodotti fotovoltaici, nelle quali abbiamo un saldo positivo con l’estero di 1.270 milioni di euro. Legislazione A livello normativo e regolatorio ci sono segnali contrastanti. Da un lato si confermano gli sgravi fiscali dall’altro si approva una riforma delle tariffe elettriche per gli utenti domestici a dir poco scandalosa. Una riforma che contribuisce ad aumentare l’utilizzo di combustibili fossili e che penalizza l’autoconsumo, il fotovoltaico e l’efficienza energetica. Riforma contro la quale abbiamo già presentato due esposti (uno al Garante della Concorrenza e l’altro alla Commissione Europea) e ci apprestiamo a fare ricorso al TAR del Lazio. Tecnologia A livello tecnologico invece abbiamo impianti sempre più performanti a costi sempre più contenuti. Costi che potrebbero diminuire ulteriormente se venissero aboliti i dazi alle importazioni di prodotti dalla Cina. Ma non solo. Con l’abolizione di queste misure protezionistiche, aumenterebbe anche la richiesta delle installazioni ed il numero degli occupati. GTM Research stima invece che al 2020 i sistemi FV costeranno in media il 40% in meno rispetto ad oggi, soprattutto grazie ad una riduzione dei cosiddetti costi BoS (Balance of System), cioè di tutto ciò che non è il modulo FV: da inverter, cablaggio e sistemi di montaggio, fino alla installazione, commercializzazione. Secondo GTM quindi sembrerebbe che l’impatto del costo dei moduli FV sia limitato. Prospettive Secondo uno studio di Ernst & Young commissionato da Solar Power Europe (ex EPIA) a partire dal 2016 la richiesta di installazioni di impianti fotovoltaici dovrebbe nuovamente aumentare e per l’Italia stimano 1,6 GW all’anno di nuovi impianti nel 2020. L’Agenzia Internazionale per l’Energia (IEA) stima invece che le nuove installazioni di centrali per la generazione di energia elettrica nel periodo 2014-2020 saranno costituite per il 50% dalle fonti rinnovabili (escluso l’idroelettrico), il 13% dei quali in Europa. In questa prospettiva, secondo la IEA, il ruolo del fotovoltaico dipende principalmente dal contesto legislativo/regolatorio. Secondo l’agenzia di rating Moody’s, dopo la Spagna, l’Italia è il Paese europeo dove gli investimenti in energia rinnovabile sono più a rischio a causa delle politiche instabili e per interventi retroattivi sempre in agguato (Spalma-incentivi, Riforma Tariffe Elettriche, etc etc). Se poi guardiamo ad un periodo di tempo più lungo, secondo Greenpeace non esistono barriere né economiche né tecniche per avere il 100% di energia da rinnovabili al 2050. Sempre secondo Greenpeace, sia il fotovoltaico che l’eolico sono maturi per poter competere a livello di costi con l’industria del carbone. Ed è molto probabile che entro il prossimo decennio supereranno quest’ultima anche in termini di occupazione e di energia fornita. È responsabilità del settore dei combustibili fossili prepararsi ad affrontare questi cambiamenti. I governi hanno la responsabilità di gestire in maniera opportuna e lungimirante la dismissione del comparto dei combustibili fossili, già in atto e destinata a diventare sempre più rapida. Ogni ulteriore euro investito da governi e aziende in nuovi progetti legati alle fonti fossili è un investimento ad alto rischio, che potrebbe comportare perdite economiche. Conclusioni Il mercato italiano si è spostato evidentemente sugli impianti di piccola taglia. Il fotovoltaico è sempre di più visto come un intervento di efficienza energetica, anche combinato con altre soluzioni tecnologiche. Le aziende si stanno adattando a questo nuovo contesto ma una delle principali sfide è far capire ai clienti finali che rendere più efficiente energeticamente la propria casa è un buon investimento. I produttori, progettisti ed installatori devono però poter operare in un contesto normativo chiaro e trasparente che non veda interventi normativi retroattivi. Interventi che troppo spesso ed ingiustamente sono approvati dai vari organi istituzionali che invece di tutelare tutta la filiera del mercato elettrico fanno gli interessi di quelli che fan profitti grazie ai combustibili fossili. Stiamo parlando di colossi industriali che hanno molta influenza negli entourage politici nazionali e internazionali e che stanno tentando di ostacolare le rinnovabili e il fotovoltaico in ogni maniera. Niente di più sbagliato perché l’avanzamento del fotovoltaico e delle altre rinnovabili è oramai un processo inarrestabile e anziché remare contro dovrebbero iniziare a farsi bene i conti e cogliere le opportunità che questa transizione offre. Prima che sia troppo tardi: per loro, non per noi! Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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