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Il “Global Status Report 2017″ presentato dalla IEA esamina lo stato degli edifici e delle costruzioni a livello mondiale dopo lo storico accordo della COP21 di Parigi e conferma che non c’è più tempo da perdere se si vuole salvare il pianeta Nonostante l’ultimo decennio abbia visto importanti cambiamenti nell’amito delle energie rinnovabili, dallo sviluppo del fotovoltaico, ai veicoli elettrici e all’illuminazione ad alta efficienza, tuttavia non si sono registrati sufficienti cambiamenti a garanire il rispetto degli accordi di Parigi per il clima del 2015. A dare l’allarme il “Global Status Report 2017 – Towards a zero-emission, efficient, and resilient buildings and construction sector”, realizzato dall’Internaional Energy Agency per la Global alliance for buildings and construction (Gabc), che segnala che il settore dell’edilizia rappresenta circa il 30% del consumo finale globale di energia e il suo potenziale di risparmio energetico è enorme, ma per ora si tratta di una grande occasione persa. Il Global Status Report 2017 esamina gli impegni e le azioni messe in atto dai paesi, città e industrie per aiutare la transizione del settore edile su una traiettoria sostenibile. La relazione dimostra che sono effettivamente possibili investimenti in edifici ad alte prestazioni, a basse emissioni di carbonio ed efficienti in termini di costi, ma è necessaria un’azione ambiziosa e senza indugi. La sfida cruciale da affrontare consiste nel garantire lo slancio necessario alla trasformazione degli edifici e delle costruzioni e nell’accelerare i progressi. Basti pensare che negli ultimi 10 anni il mondo ha aggiunto circa 50 miliardi di metri quadrati di superficie, l’equivalente di un nuovo Empire State Building ogni 25 minuti. Il settore immobiliare mondiale sta crescendo a ritmi senza precedenti: nei prossimi 40 anni il mondo dovrebbe costruire 230 miliardi di metri quadrati di nuova edilizia, aggiungendo ogni settimana l’equivalente della città di Parigi. Ma i miglioramenti dell’intensità energetica negli edifici sono lentissimi, se ci fossero maggiori sforzi e investimenti in efficienza energetica, ci sarebbero enormi risparmi. Negli ultimi anni l’intensità energetica del settore edile è migliorata, ma non abbastanza da compensare l’aumento della domanda di energia. Dal 2010 le emissioni di CO2 legate all’ edilizia hanno continuato ad aumentare di circa l’1% all’ anno, e oltre quattro milioni di morti ogni anno sono imputabili a malattie dovute all’inquinamento atmosferico. Eppure il potenziale è vastissimo. Per esempio, la costruzione di edifici ad alte prestazioni e le ristrutturazioni energetiche profonde di edifici esistenti potrebbero far risparmiare al 2060 circa 330 exajoule (EJ) in termini di risparmio energetico, più di tutta l’energia finale consumata dai paesi del G20 nel 2015. Il passaggio a tecnologie di riscaldamento e raffreddamento ad alte prestazioni potrebbe consentire un ulteriore risparmio di 660 EJ nella domanda di energia nel 2060, l’equivalente di tutta l’energia consumata dalla Cina nell’ultimo decennio. Il rapporto evidenzia che due terzi dei paesi non dispongono ancora di norme obbligatorie in materia di energia per l’edilizia e codici energetici per le nuove costruzioni. In questi paesi si prevede che nei prossimi 40 anni saranno costruiti oltre 100 miliardi di metri2 di edifici. Un altro ostacolo importante è rappresentato dagli investimenti: la spesa totale per l’efficienza energetica in edilizia a livello globale rappresenta meno del 9% degli oltre 4,6 trilioni di dollari spesi per la costruzione e la riqualificazione nel 2016 (EEMR 2017). In molti mercati, si legge nel Report, sia nei paesi sviluppati che in quelli in via di sviluppo, gli investimenti per l’efficienza energetica negli edifici spesso sono ancora considerati un rischio, nonostante tutti i dati dimostrino che si tratta viceversa di investimenti molto solido. Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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