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A cura di: Andrea Ballocchi Img by Wikimedia Indice degli argomenti: Indipendenza energetica in edilizia: la casa off grid Economia circolare e sostenibilità ambientale: i progetti avviati È possibile oggi pensare di ragionare secondo un modello circolare che crei le condizioni per case che perseguano la completa indipendenza energetica in edilizia, ma anche idrica? In Italia non si può non è possibile vivere offgrid al 100% o, per meglio dire, non sono ancora stati portati avanti progetti radicali in questo senso. Il limite principale è costituito dai regolamenti. Ma c’è comunque chi intende creare le condizioni perché si possa abbracciare un’idea che ha forti legami con economia circolare, sostenibilità ambientale e transizione energetica. Si chiama Offgrid Italia, è un’associazione nata nel 2015 per connettere gli appassionati del modulo abitativo Earthship, esempio di bioarchitettura radicale che sfrutta i fenomeni naturali per la sopravvivenza umana al fine di costruire il primo prototipo italiano. L’attività condotta dall’associazione, che conta su 7 soci e 25 soci volontari, ha prodotto qualche risultato, a cominciare dalla vittoria dell’edizione 2019 di Climathon, l’iniziativa sui cambiamenti climatici che si svolge in contemporanea mondiale, fino alle centinaia di persone coinvolte dagli workshop alla collaborazione col Politecnico di Torino. Indipendenza energetica in edilizia: la casa off grid Casa off grid è un concetto che parte da una volontà di indipendenza energetica in edilizia, ma si spinge anche più in là, verso l’indipendenza idrica e alimentare. Il concetto si lega all’Eartship, uno stile di architettura sviluppato tra la fine del XX secolo e l’inizio del XXI secolo dall’architetto Michael Reynolds, e che si lega con la sostenibilità edilizia. «Per il momento questo modello totalmente indipendente non è riproducibile in Italia per motivi normativi. Per la parte idrica è possibile solo il riutilizzo delle acque piovane per usi secondari», spiega Antonio Marco Mangione, fondatore di Offgrid Italia e presidente. Eppure i benefici per chi lo ha potuto perseguire, come accade negli Stati Uniti dove vi sono diversi esempi «il primo e più importante è la possibilità di avere un’impronta, in termini di carbon footprint, uguale a zero. L’edificio si comporta come un albero, che trae nutrimento dal terreno, ma ne riporta sotto altre forme». Ed è questo approccio circolare che andrebbe valorizzato. A livello idrico, la raccolta di acqua piovana debitamente trattata per un impiego ad ampio spettro, potabile e refluo, significa non solo non sprecare un bene, ma anche un più accorto uso. «I vantaggi di una sua applicazione sono ambientali, ma anche economici riducendo i costi di gestione sul lungo periodo, se si aggiunge anche la produzione alimentare a uso interno con la coltivazione di vegetali, possibile mediante la realizzazione di una serra». Il modello Eartship implica anche la costruzione edile mediante l’impiego di materiali e prodotti del luogo, riciclati, rinnovabili e riutilizzabili. Un concetto che si sposa perfettamente con i principi di economia circolare. Ma è praticabile? «Sì, ma solo richiedendo un consulto di professionisti competenti e preparati nel definire il processo costruttivo secondo questi criteri e che ci sia da parte del committente la volontà di spendere la stessa cifra che si sarebbe investita in una costruzione tradizionale, ma impegnandosi in una modalità differente e per molti aspetti innovativa in Italia». Economia circolare e sostenibilità ambientale: i progetti avviati Nei progetti non c’è solo l’indipendenza energetica in edilizia, ma anche la volontà di puntare su scelte circolari e green. Proprio per questo, da Offgrid Italia è nata Reland, come spin off con lo scopo di essere un modello di sviluppo di ecosistemi territoriali basati sull’economia circolare e proporre un metodo di progettazione e creazione di progetti ad alto impatto ambientale, sociale ed economico. Tra le iniziative condotte va segnalato un progetto di ristrutturazione edile secondo i principi di economia circolare, co-finanziato dal Comune di Torino (proprietario dell’immobile che ha assegnato a una cooperativa sociale) e dalla Comunità Europea, partito da un bando sull’economia circolare e collaborativa. Oggi oltre al concetto di economia circolare si sta portando avanti quello delle Comunità energetiche. Trova qualche affinità con il modello offgrid? «L’affinità si trova nel fatto che al cuore c’è il concetto di comunità, di unione, condivisione, congregazione, sia pure sull’unico aspetto dell’energia. È già qualcosa», rileva Mangione. Rendering del primo Parco Circolare italiano a Cambiano Oggi è possibile pensare che ci saranno passi avanti sul tema Earthship? «Speriamo di averlo nel progetto del primo Parco Circolare italiano». Tutto è nato nel 2017 quando l’associazione Offgrid Italia ha proposto al Comune torinese di Cambiano e al Dipartimento di Architettura e Design del Politecnico di avviare, a titolo volontario, la progettazione del primo Parco Circolare italiano. Sviluppato su 10mila metri quadri, esso vuole essere luogo di intrattenimento e sperimentazione sui temi dell’architettura, edilizia, arte e design basato sulle connessioni di un ecosistema fondato sui principi della Circular Economy. Il Parco Reland è pensato per essere interamente realizzato con materiali di recupero e provenienti da filiere produttive orientate all’economia circolare e insegnerà, alle nuove generazioni, l’educazione ambientale, l’uso razionale dell’energia, il riuso creativo, la resilienza urbana e la sostenibilità in tutte le sue varianti. Il problema è che oggi quel progetto si è bloccato. L’idea è virtuosa, ma finora è bloccata: «dal 2020, complice anche la pandemia, ha subito uno stop che non vede passi avanti». 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