Un’azienda italiana nello SME Climate Hub

CHIRENTI

Salvaguardia dell’ambiente e business sostenibile in una nuova etica di economia resiliente. Ecco i capisaldi dell’attività di Chirenti, realtà attiva da 50 anni nel settore dell’outdoor e delle vetrate panoramiche.

Edificio residenziale con balaustre fotovoltaiche

Per scoprire più da vicino questa virtuosa realtà, inserita anche nello SME Climate Hub, iniziativa internazionale volta a favorire uno sviluppo economico sostenibile, abbiamo intervistato Vito A. Chirenti, amministratore della Chirenti Holding Srl,

Infobuildenergia intervista Vito A. Chirenti

Infobuildenergia intervista Vito A. Chirenti

Chirenti, cosa ha provato quando le hanno comunicato che la sua azienda è stata inserita tra quelle realtà economiche resilienti, impegnate attivamente nel contrasto ai cambiamenti climatici?

“E’ stata una sorpresa e un privilegio, così come per tutti i miei collaboratori. Siamo orgogliosi di essere stati selezionati da Sme Climate Hub e annoverati tra quelle aziende internazionali che si impegnato nella salvaguardia dell’ambiente e del clima.”

Ci spiega meglio cos’è e cosa fa Sme Climate Hub?

“The Hub è un’iniziativa della We Mean Business Coalition, dell’Exponential Roadmap Initiative e della campagna Race to Zero delle Nazioni Unite in collaborazione con Normative e il team Net Zero dell’Università di Oxford. Iniziative “globali” senza scopo di lucro che incoraggiano le piccole, medie e grandi imprese a intraprendere azioni a favore del clima e a costruire sistemi economici resilienti per un futuro migliore. Questi organismi promuovono la collaborazione di numerose aziende e sensibilizzano i governi in tutto il mondo con l’obbiettivo di raggiungere zero emissioni nette entro il 2050.”

Perché siete stati selezionati? Cos’ha o cosa fa la sua impresa che altre aziende non hanno o non fanno?

“Non so cosa facciano le altre aziende a favore dell’ambiente ma, sicuramente e per fortuna, non siamo gli unici visto il lungo elenco pubblicato nel sito dell’Hub smeclimatehub.org Nella nostra azienda abbiamo sempre prestato molta attenzione e rispetto per l’ambiente. I nostri processi produttivi, ad esempio, si avvolgono di tecnologie 4.0. Inoltre, tutte le fasi di lavorazione sono ottimizzate per minimizzare la nostra “impronta di carbonio”, il cosiddetto carbon footprint che stima le emissioni in atmosfera di gas serra causate da un prodotto, da un servizio, da un’organizzazione, da un evento o da un individuo. Cruciale per l’intero ecosistema ambientale. Abbiamo poi un impianto di pannelli fotovoltaici di ultima generazione composti da celle halfcut di silicio mono-cristallino che garantiscono maggiore efficienza energetica rispetto a quelle tradizionali.”Serra solare con coperture in vetro fotovoltaico multi-cromatico

Anche le vetrate panoramiche da voi prodotte sono considerate “manufatti sostenibili”, o sbaglio?

“E’ vero. Produciamo le vetrate panoramiche amovibili vepa, che posso essere installate liberamente, senza nessuna autorizzazione. Sistemi composti in prevalenza da alluminio e vetro. Materie prime ecologiche poiché riciclabili quasi all’infinito. E per questo definite – proprio da autorevoli organismi internazionali come l’Hub – “Eco & Hearth Friendly”, cioè ecologiche e amiche del nostro Pianeta. Abbiamo poi dimostrato e soprattutto certificato come un semplice balcone inutilizzato, ma poi completato e protetto con le vepa (a norma di Legge), riduca le dispersioni termiche della casa. Fungendo da vera e propria serra climatica captante a convenzione naturale e anche da serra tampone. Un “cuscinetto termico” che fa risparmiare energia e denaro. Una piccola centrale energetica che riduce le immissioni di anidride carbonica (il famigerato CO2); fa bene all’ambiente e al clima; e fa bene alla nostra salute.”

Si sente sempre più spesso parlare di BIPV e, se non erro, la sua azienda ha iniziato a produrlo. Può spiegarci in cosa consiste?

“Grazie ai nostri nuovi impianti per la lavorazione del vetro, un paio di anni fa abbiamo iniziato a prototipare e a produrre BIPV, acronimo inglese di Building Integrated PhotoVoltaic. Un nuovo sistema di fotovoltaico, già utilizzato in Canada e nei Paesi scandinavi, i cui pannelli possono assumere qualsiasi colore e texture. Perciò ideali per essere integrati negli involucri edili come “rivestimenti a captazione solare”. Outfit energetici per una nuova “architettura solare”. Tra l’altro le applicazioni del BIPV sono molteplici. Oltre ai rivestimenti delle facciate si può utilizzare come coperture dei giardini d’inverno e delle serre solari; come balaustre e parapetti, come pensiline protettive, come barriere antirumore oppure come piste ciclabili e carrabili ad efficienza energetica. Apro una parentesi: se invece di utilizzare i fondi destinati ai “bonus facciate” e “super bonus” per ottenere un efficientamento passivo – vale a dire solo per ridurre le dispersioni termiche degli edifici – li avessimo utilizzati con più oculatezza per un “efficientamento a guadagno energetico”, avremmo ottenuto dei risultati straordinari. Immaginiamo decine di migliaia di edifici trasformai in centrali per la captazione solare, che avrebbero prodotto migliaia di kWh di energia generata da quella fonte illimitata, gratuita e pulita che è il sole. Tutto questo rispettando la dignità architettonica degli edifici e soprattutto senza creare impatto urbanistico.”Edificio residenziale rivestito con BIPV

Tornando a Sme Climate Hub, se potesse inviare un messaggio alle aziende sue concorrenti, cosa direbbe loro?

“Non mi piace la parola “concorrenza” che, secondo me, ha un’accezione negativa. Preferisco il termine inglese “competitor”. Ha un significato più positivo. Perché si può competere in maniera sana, leale e rispettosa e, perché no, più collaborativa e costruttiva, senza timori, invidia o gelosie. Come invece avviene qui da noi, in Italia, dove non sappiamo cosa vuol dire “corporativismo”, quel senso di solidale appartenenza ad una categoria. Ai miei colleghi direi: impegniamoci tutti ad agire per dimezzare le emissioni entro il 2030, e raggiungere possibilmente lo zero netto entro il 2050. Migliorare il proprio carbon footprint significa ridurre i costi di gestione e le risorse in modo più efficiente, a vantaggio sia dell’azienda che del clima.
Costruire un business più resiliente riduce l’esposizione ai rischi legati ai danni che causano e causeranno sempre di più – se non interveniamo subito – i cambiamenti climatici. Far parte di una rete di aziende che la pensano allo stesso modo e agiscono in sintonia sull’ambiente può sembrare un obiettivo astratto. Ma non impossibile. Bastaun po’ di buona volontà. Facciamolo per i nostri figli e nipoti.”

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