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Il rapporto di WindEurope racconta che nel 2019 si è giunti a un totale di 22 GW in mare. I costi di questa tecnologia continuano a scendere in modo significativo mentre aumentano gli investimenti in nuovi parchi che sono arrivati a 6 miliardi di euro. Secondo la commissione Europea c’è bisogno di una capacità compresa tra i 230 e i 450 GW di vento offshore entro il 2050 per decarbonizzare il sistema energetico e raggiungere gli obiettivi del Green deal a cura di Tommaso Tetro Indice degli argomenti: I nuovi parchi eolici nel Vecchio Continente Gli obiettivi al 2050 Il 2019 è stato un anno da record per l’eolico offshore; l’Europa ha installato 3,6 Gigawatt (GW) di nuova capacità, giungendo a un totale di 22 GW di eolico in mare. Questo quanto emerge dall’ultimo rapporto di WindEurope, secondo cui i costi di questa tecnologia continuano a scendere in modo significativo; mentre sono aumentati gli investimenti in nuovi parchi eolici che, nello specifico, sono arrivati a 6 miliardi di euro per 1,4 GW di capacità. I nuovi parchi eolici nel Vecchio Continente In particolare, viene raccontato dal rapporto, sono entrati in esercizio 10 nuovi parchi eolici offshore in cinque diversi Paesi; il Regno Unito ospita quasi la metà della nuova capacità con 1,7 GW, seguito dalla Germania con 1,1 GW, dalla Danimarca con 374 Megawatt (MW) e dal Belgio con 370 MW. Mentre il Portogallo ha installato 8 MW di offshore su piattaforme flottanti. Rispetto alle bollette – spiega il rapporto – le aste dello scorso anno nel Regno Unito, in Francia e nei Paesi Bassi hanno fornito prezzi per i consumatori compresi nella forbice di 40-50 euro per MWh (Megawattora). Dal rapporto si evince come “i costi per la produzione di energia eolica sono inferiori rispetto a quelli per la costruzione di nuovi impianti per il gas, il carbone o il nucleare”. Gli obiettivi al 2050 La commissione Europea – osserva WindEurope – afferma che c’è “bisogno di una capacità compresa tra i 230 e i 450 GW di vento offshore entro il 2050 per decarbonizzare il sistema energetico e raggiungere gli obiettivi del Green deal”. “L’Europa ha davvero sposato l’eolico offshore nel 2019 – afferma Giles Dickson, ceo di WindEurope – i prezzi d’asta hanno mostrato che ora è più economico costruire l’eolico offshore rispetto ai nuovi impianti a gas o a carbone. A tal proposito diversi governi hanno innalzato gli obiettivi di produzione di questo tipo di energia. L’anno scorso, in questo stesso periodo, avevamo come obiettivo la produzione di 76 GW, entro il 2030. Adesso puntiamo a generare 100 GW. Ma al momento non stiamo costruendo abbastanza per raggiungere questo scopo, tantomeno gli ambiziosi obiettivi previsti per realizzare il Green deal. La commissione Europea afferma che è necessario generare 450 GW di energia eolica offshore entro il 2050. Ciò significa che dovremmo essere in grado di produrre 7 GW di energia eolica offshore ogni anno entro il 2030, e poi 18 GW entro il 2050. L’anno scorso abbiamo raggiunto cifre record, ma con una capacità di soli 3 GW”. Secondo WindEurope “i grandi numeri sono obiettivi perseguibili. La nuova strategia dell’UE per l’eolico offshore nell’ambito del Green deal dovrebbe indicare chiaramente il modo attraverso cui effettuare gli investimenti necessari per raggiungere i 450 GW”. Quello che dovrebbe fornire è fondamentalmente “un Piano generale per sviluppare le connessioni alla rete offshore e onshore e per ottenere una corretta pianificazione dello spazio marittimo. Ciò richiederà una cooperazione sempre più stretta tra i governi del Mare del Nord e del Baltico. E questo dovrebbe includere anche il Regno Unito, il Paese che ha generato la metà degli investimenti europei nell’eolico offshore nell’ultimo decennio e il cui mercato rimarrà sicuramente il più grande”. “L’eolico offshore sta dimostrando ogni anno il suo potenziale e la sempre maggiore maturità che ne farà nel prossimo decennio la tecnologia più interessante – rileva Simone Togni, presidente dell’Anev (l’Associazione nazionale energia del vento) – è necessario che anche nel nostro Paese si predispongano gli strumenti necessari a supportare tale tecnologia, magari anche promuovendo applicazioni innovative come le piattaforme flottanti che potrebbero avere un ruolo centrale per la crescita a livello globale di tale tecnologia”. Inoltre, secondo lo studio ‘The European Union and the sustainable development goals’ – presentato alla Farnesina dall’Asvis (l’Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile) – in cui per la prima volta si misura lo stato dell’arte di ogni Paese Ue rispetto agli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, in Europa aumenta la quota di energie rinnovabili sul totale dei consumi energetici (un dato in linea con il 20% richiesto dall’Europa per il 2020) e diminuisce il valore pro-capite dei consumi energetici delle famiglie; anche se con la ripresa economica il consumo finale di energia è tornato a crescere e molto probabilmente non si arriverà all’obiettivo definito dall’Unione Europea per il 2020. Nello specifico, l’obiettivo 7 prevede di assicurare a tutti l’accesso a sistemi di energia economici, affidabili, sostenibili e moderni. Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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