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Dal convegno organizzato da Althesys a Rimini e dedicato alle prospettive del fotovoltaico in Italia è emerso che è necessario aumentare gli sforzi per assicurare il rispetto dei target fissati dalla UE. Si deve intervenire sugli impianti esistenti e promuovere nuovi investimenti Il convegno “Il fotovoltaico italiano verso il 2030. Scenari per il rinnovamento e per i nuovi impianti”, organizzato da Althesys in occasione del secondo giorno di Key Energy di Rimini, ha offerto l’occasione agli operatori del settore di confrontarsi sul presente e futuro del settore, considerando i target fissati dalla UE che prevedono che al 2030 il 32% di energia sia coperto da fonti rinnovabili. Il fotovoltaico in Italia A settembre secondo i dati pubblicati da Terna, la produzione da fotovoltaico pari a 2,35 miliardi di chilowattora prodotti è aumentata del +14,4% rispetto allo stesso periodo del 2017, e il fotovoltaico ha coperto l’8% della produzione elettrica nazionale, con impianti della potenza di circa 20 GW. Nel complesso il parco italiano conta 815.000 impianti fotovoltaici che producono circa 25 miliardi di chilowattora all’anno. Sicuramente la fine del Conto energia ha rallentato molto l’installazione di nuovi pannelli fotovoltaici, nel periodo 2014-18 infatti i nuovi impianti hanno raggiunto circa 400 MW annui. Da qui al 2030… Considerando i nuovi target fissati dalla UE che prevedono un target vincolante del 32% di energie rinnovabili al 2030, è necessario che l’Italia aggiorni l’obiettivo inserito nella SEN (Stretegia Energetica Nazionale) del 2017 che chiedeva di portare le rinnovabili al 28% su tutti i consumi, e al 55% sui consumi elettrici. E’ necessario secondo Althesys che l’Italia riveda questi obiettivi al rialzo: le rinnovabili dovranno rappresentare il 62% dell’energia elettrica e il fotovoltaico dovrebbe arrivare ai 68 GW di capacità installata, contro i 19,7 GW del 2017, arrivando a produrre 80 miliardi di chilowattora l’anno. La diminuzione dei prezzi della tecnologia dovrebbe aiutare la crescita del settore che però, secondo il CEO di Althesys Alessandro Marangoni, dovrà essere sostenuto da precise scelte politiche, “creando le condizioni perché i PPA decollino e si valutino adeguatamente le potenzialità dell’autoconsumo e la disponibilità di aree. Il decreto 2018-20 in fieri è una buona notizia, ma bisogna già guardare oltre”. Il revamping degli impianti esistenti Dal convegno è emerso che l’età media degli impianti fotovoltaici italiani è di circa 8-10 anni. Le installazioni utility scale di potenza superiore a 0,8 MW, anche se rappresentano solo lo 0,8% in termini numerici, sono il 44% della capacità totale e il 50% della produzione. I pannelli invecchiano e la perdita media di produzione è dell’1,6% all’anno per gli impianti entrati in esercizio dopo il 2011, per quelli precedenti, realizzati con tecnologie costruttive meno performanti, la riduzione media annua è del 2,2%, molto più alta di quello che è considerato un calo fisiologico (0,5% per monocristallino). Va inoltre considerato che le perdite reali superano quelle teoriche perché intervengono altri fattori, quali per esempio la bassa qualità di alcuni componenti, o gli errori nella progettazione, costruzione e gestione degli impianti. La nuova potenza annuale di circa 400 MW è appena sufficiente a sostituire la capacità produttiva che si perde con l’invecchiamento dei pannelli: “senza interventi di promozione degli investimenti, al 2030 la “perdita” totale potrebbe arrivare a 5 GW, ovvero il 25% circa della potenza esistente al 2018”. A questo proposito Alessandro Marangoni, CEO di Althesys ha sottolineato che per sostenere gli interventi di revamping e repowering è necessario semplificare la burocrazia e definire “regole chiare per il mantenimento degli incentivi sulle potenze originarie, modifiche alle normative e autorizzazioni locali per l’uso delle aree asservite e un coordinamento per adeguare la rete per ricevere la potenza incrementale”. Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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