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Presentata da Legambiente, in un evento streaming, la 20a edizione di Ecosistema Scuola, l’indagine annuale dedicata alla qualità dell’edilizia scolastica, delle strutture e dei servizi. Ne emerge un quadro allarmante e per nulla lusinghiero: gli edifici scolastici sono vecchi, per il 60% sono stati costruiti prima del 1976 e molti necessiterebbero di importanti interventi di manutenzione, per il 29% urgenti. I lavori, anche dove sono stati previsti e finanziati vanno a rilento: i dati dicono infatti che dal 2014 al 2020, su 6.547 progetti previsti, ne sono stati finanziati 4.601 e realizzati solo 2.121. Una forbice legata a diverse variabili, prima tra tutte la differenza tra importo stanziato e spesa effettiva. Le scuole, si legge nel comunicato di Legambiente, possono diventare protagoniste della transizione ecologica, proprio per questo la proposta lanciata dall’associazione ambientalista al ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi è di inaugurare “100 scuole sostenibili nelle ‘periferie’ del Paese dando il via alla riqualificazione energetica partecipata degli edifici”, attraverso la realizzazione di Istituti realizzati secondo i criteri della bioedilizia e aperti alla cittadinanza, anche oltre gli orari scolastici. Il COVID-19 ha fatto emergere con ancora più forza le criticità delle infrastrutture scolastiche. Quello che stiamo vivendo è un periodo storico importantissimo in cui si possono veramente mettere le basi per un nuovo paese più sostenibile ed efficiente da un punto di vista energetico: l’ultima versione del Recovery Plan ha stanziato 6,8 miliardi di euro per l’edilizia scolastica. Risorse, secondo Legambiente, molto importanti ma non sufficienti a risolvere le emergenze. Bisogna partire – sottolinea Vanessa Pallucchi, vice presidente di Legambiente, dalle priorità superando gli ostacoli e le inefficienze. “L’edilizia scolastica e i servizi che girano intorno all’ecosistema scuola devono essere ripensati e rilanciati in una dimensione di sostenibilità ambientale e sociale: sono le gambe su cui poggerà la possibilità di successo ed efficacia della transizione ecologica, che ha fra i suoi obiettivi principali il superamento della povertà educativa”. L’Associazione ambientalista denuncia anche la mancanza di un’anagrafe scolastica completa e precisa, che potrebbe aiutare a pianificare risorse ed interventi di messa in sicurezza ed efficientamento energetico da attuarsi entro il 2030. Le criticità dell’edilizia scolastica Il Rapporto si riferisce ai dati del 2019 e segnala che il 58% delle scuole prese a campione (6.156 edifici in 87 comuni capoluogo di provincia, frequentati da circa 1,2 milioni di studenti), non ha le certificazioni base come l’agibilità; il 43% si trova in area sismica 1 e 2, cioè a rischio di terremoti fortissimi o forti; e solo il 30% è realizzato con la tecnica antisismica. La pandemia ci ha insegnato inoltre quanto siano essenziali i servizi di trasporto pubblico scolastico, che vanno certamente ottimizzati. Gli edifici con certificazione energetica sono solo il 28% e solo il 6,3% si trova nella classe energetica A, più del 72,2% rientra nelle ultime tre classi energetiche (E, F, G). Negli ultimi 5 anni il 15% degli edifici del campione (ma solo il 2,4 nel sud Italia) ha realizzato interventi di efficientamento, che hanno riguardato soprattutto l’installazione di caldaie a condensazione, la sostituzione di vetri e serramenti, l’isolamento delle coperture e/o delle pareti esterne e, in misura minore, l’installazione di impianti di energia rinnovabile. Gli istituti in cui si utilizzano fonti di energia rinnovabile sono solo il 18,1%. Fonte Legambiente Sono 145 gli edifici, soprattutto nel nord Italia, in cui c’è ancora l’amianto. La metà delle scuole non ha impianti per lo sport e poco più della metà ha la mensa scolastica. Permane una forte differenza tra nord, centro, sud e isole. Articolo aggiornato Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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