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Effetto del nuovo mix energetico ma non sufficiente per target Piano clima. Le fonti rinnovabili a fine anno resteranno ferme al 18% del totale dei consumi. Peggiora l’indice che misura la transizione in base all’andamento dei prezzi, della sicurezza e della decarbonizzazione. L’Italia dovrebbe tagliare dell’1,7% all’anno le emissioni per raggiungere gli obiettivi al 2030 a cura di Tommaso Tetro Indice degli argomenti: Stabili le rinnovabili Le emissioni diminuiscono troppo poco Meno carbone e più gas. È con queste poche parole che si spiega la stima per l’Italia di un calo delle emissioni di gas serra dell’1% nel 2019. L’effetto del nuovo mix energetico, con la sostituzione del gas al carbone nella produzione di energia elettrica, non sembra comunque essere sufficiente a garantire il raggiungimento degli obiettivi contenuti nel Piano nazionale energia e clima, oltre che un’adeguata e rapida transizione verso un’economia devota allo sviluppo sostenibile; cosa dovuta principalmente all’assenza della crescita delle fonti rinnovabili e dell’efficienza energetica. Lo stato dell’arte dell’anno che sta per chiudersi viene delineato nella nuova ‘Analisi del sistema energetico italiano’ messo a punto dall’Enea in cui, tra le altre cose, viene messo in evidenza come per i primi nove mesi ci sia stata una diminuzione del 3,5% di CO2 (anidride carbonica) da parte del settore elettrico per il maggior utilizzo del gas di circa il 15%, mantenendo ferma la produzione; allo stesso tempo c’è stato un uso minore di prodotti petroliferi del 10%, soprattutto di carbone che ha messo a segno una riduzione del 30%. Contemporaneamente le emissioni dei trasporti e quelle del settore civile hanno registrato un calo dello 0,5%. In tutto, le emissioni sono scese dello 0,8% in nove mesi; la previsione per la fine dell’anno è di arrivare all’1% e probabilmente anche di superarlo. Stabili le rinnovabili Dallo studio emerge anche una stabilità nella produzione da rinnovabili nei primi nove mesi dell’anno; c’è stata anche una leggera ripresa begli ultimi tre mesi con un incremento del 5%, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, con l’eolico e il solare che hanno compensato la diminuzione dell’idroelettrico. Inoltre, fino a settembre i consumi di energia primaria sono scesi dell’1%, mentre i quelli finali hanno registrato un calo dello 0,5%. “Il dato positivo è che nel settore termoelettrico la decarbonizzazione sta funzionando, soprattutto grazie al progressivo abbandono del carbone – ha osservato Francesco Gracceva dell’Enea e coordinatore dell’Analisi – tuttavia, non è sufficiente ad assicurare la transizione verso un’economia low carbon, tenuto conto dei cali più modesti delle emissioni negli altri settori e dell’andamento piatto delle fonti rinnovabili che, a fine anno, resteranno presumibilmente ferme al 18% del totale dei consumi, a fronte di un obiettivo del 30% al 2030 indicato dal Piano nazionale energia e clima”. Le emissioni diminuiscono troppo poco C’è anche un nuovo peggioramento (meno 8% nell’anno) dell’indice Ispred che viene elaborato dall’Enea per misurare la transizione energetica in base all’andamento dei prezzi, della sicurezza e della decarbonizzazione. Partendo dalla situazione attuale, l’Italia dovrebbe ridurre le emissioni di gas serra in media dell’1,7% all’anno per raggiungere gli obiettivi del Piano nazionale, mentre per quest’anno la stima parla di una riduzione dell’1%. E, sul fronte dei prezzi, “il posizionamento internazionale del nostro Paese – ha messo in evidenza Gracceva – resta poco lusinghiero. I consumatori non domestici pagano le bollette elettriche più alte dell’Ue per le tre fasce più basse di consumo; e anche le fasce di consumo più elevate, pur avendo una situazione migliore, pagano prezzi superiori alla media europea. Per le famiglie, il dato è nel complesso meno negativo, intorno alla linea mediana europea, con circa metà della popolazione Ue paga prezzi superiori a quelli italiani; ma negli ultimi tre anni gli incrementi sono stati maggiori sia del tasso medio dei Paesi dell’eurozona (3,1% contro 1,8%) sia rispetto all’inflazione (3,1% contro 0,8%)”. Sul versante della sicurezza del sistema energetico nazionale, lo studio dell’Enea racconta di uno scenario complessivamente favorevole per il gas naturale, grazie all’eccesso di offerta sui mercati di gas naturale liquefatto (Gnl). Negli ultimi tre mesi (dei nove presi in esame) la quota di gas naturale liquefatto sulle importazioni italiane ha superato il 20%, piazzandosi per la prima volta al secondo posto dietro alle importazioni di gas naturale dalla Russia con un risultato molto positivo nella diversificazione degli approvvigionamenti. Questa contesto ha favorito il riempimento degli stoccaggi, che a inizio inverno sono a livelli record in tutta Europa, e hanno ridotto i rischi di problemi di sicurezza per la stagione fredda. Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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