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Il testo del nuovo decreto sugli incentivi alle rinnovabili non fotovoltaiche, inviato dal Ministero dello Sviluppo Economico alla Conferenza Stato Regioni per il parere, prima dell’approvazione definitiva, prevede secondo le diverse associazioni, sorprese negative. Il sistema degli incentivi dovrebbe restare in vigore fino al 31 dicembre 2016, salvo lo sforamento del tetto di 5,8 miliardi di euro di spesa in bolletta. Ricordiamo che attualmente il contatore indica circa 5,7 miliardi di euro/anno. Legambiente denuncia che il decreto prevede tagli fino al 40% agli incentivi per l’eolico destinati ai piccoli impianti e del 24% per il mini idroelettrico. Stop per l’eolico offshore in Italia. Al contrario, nessun taglio agli incentivi per i rifiuti da bruciare negli inceneritori, che potranno beneficiare di tariffe più alte rispetto a quelle previste per l’eolico. Addirittura per le biomasse bruciate nei vecchi zuccherifici sono previsti 135 MW di nuovi impianti con tariffe garantite per 20 anni e una spesa complessiva di 5 miliardi di euro da pagare in bolletta Edoardo Zanchini, vicepresidente di Legambiente sottolinea: “Un green act al contrario, il futuro delle rinnovabili è nella generazione distribuita, che questo decreto penalizza, e nello stop agli incentivi per mega impianti a biomasse e inceneritori, che invece vengono generosamente foraggiati. Ci auguriamo davvero che il governo Renzi non voglia approvare, dopo lo spalma-incentivi che ha penalizzato il solare e lo Sblocca Italia che ha rilanciato le trivellazioni di petrolio e gas, un ennesimo provvedimento nel settore energetico che risponde solo alle richieste di alcune lobby e va contro gli interessi dei cittadini e dell’ambiente”. assoRinnovabili in una nota sottolinea che il testo analizzato contiene degli elementi positivi “come, ad esempio, la possibilità di accedere alle tariffe del DM 6 luglio 2012 per gli impianti che entreranno in esercizio entro un anno dall’uscita del nuovo Decreto, il riconoscimento del primo criterio di priorità per gli impianti idonei ma esclusi dai registri precedenti per esaurimento dei contingenti ed, infine, in tema di manutenzioni, la possibilità di utilizzare componenti rigenerati”. D0altra parte gli elementi negativi sono gravi: “La bozza, oltre ad interessare un orizzonte temporale molto breve, solo fino al 1° dicembre 2016, riduce i contingenti incentivabili al punto da non sanare nemmeno tutte le istanze non ammesse ai registri precedenti. Anche l’entità degli incentivi è drasticamente ridotta (fino al 40% in meno al mini eolico, fino al 18% in meno per il mini idroelettrico e fino al 17% per i piccoli impianti a biomasse e biogas) impedendo, di fatto, nuove installazioni e bloccando lo sviluppo di un settore che ha generato occupazione, senza contare i benefici per l’ambiente e la nostra salute e che, non ultimo, ci ha resi più indipendenti dai produttori di energia da fonti fossili.” Del tutto inascoltate anche le richieste fatte nelle scorse settimane dal Coordinamento Free, che in una nota sottolinea: “La bozza di decreto sulle rinnovabili elettriche non fotovoltaiche, attesa da tempo dalle associazioni del settore, è a dir poco contraddittoria, imbarazzante e senza senso. Da una parte il Governo propone bassissimi incentivi, che bloccano le prospettive di sviluppo futuro, dall’altra lo stesso Governo ha annunciato un Green Act che punta a rilanciare le politiche ambientali, avviando un confronto positivo con diversi attori per sfruttare al meglio l’occasione della conferenza sul clima di Parigi a dicembre”. La situazione è particolarmente allarmante considerando che questo provvedimento si aggiunge a tutte le ultime misure che hanno mortificato il comparto del fotovoltaico. Proprio per questo, il Coordinamento Free, facendo proprio lo sconcerto delle Associazioni dei vari comparti, ha deciso di indire una manifestazione il 17 giugno a Roma, cinque giorni prima dell’iniziativa sul clima promossa dal governo, il prossimo 22 Giugno in vista della Conferenza di Parigi. Su quest’ultimo importante appuntamento il coordinamento Free sottolinea l’importanza di alcuni punti qualificanti: definizione chiara di un obiettivo di decarbonizzazione al 2050, come fatto da Germania, Gran Bretagna, Danimarca e Francia e la stessa UE (riduzione dell’80-90% delle emissioni climalteranti rispetto al 1990); chiara strategia di crescita delle rinnovabili elettriche, con interventi sulle reti, sugli accumuli e, elemento decisivo, sul mercato elettrico; strategia per la diffusione della mobilità elettrica, con il target 1 milione auto nel 2025; roadmap 2020-50 per riqualificazione “spinta” del parco edilizio (finanza innovativa e riorganizzazione dell’offerta per far decollare gli interventi su interi edifici o quartieri); uso razionale biomasse e boschi, biochimica e biometano, cattura carbonio nei suoli; fiscalità ambientale, ad iniziare da una carbon tax sovranazionale” Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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