Come funziona il fotovoltaico ad uso esclusivo in condominio: come si divide il tetto e permessi necessari 30/04/2025
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A poco più di due settimane dai terribili attentati terroristici di Parigi, la capitale francese accoglie 147 Capi di Stato, in rappresentanza di 190 paesi, che avranno tempo fino all’11 dicembre per trovare un accordo che limiti il surriscaldamento del pianeta e le emissioni di gas ad effetto serra, accelerando la transizione verso economie a basse emissioni di carbonio. Si tratta, come ha detto il Presidente François Hollande “della migliore risposta al terrorismo” e di una sfida che accomuna tutti i Paesi nell’obiettivo di raggiungere un accordo mondiale equo, ambizioso e vincolante, con modalità e tempistiche specifiche per ogni paese, che permetta di sostenere uno sviluppo sostenibile e a lungo termine. Per il momento più di 150 paesi hanno presentato i loro piani nazionali di impegno di riduzione delle emissioni sotto forma di INDC – Intended Nationally Determined Contributions, ovvero “contributi promessi stabiliti a livello nazionale”. Purtroppo se anche tutti i piani fossero realizzati, si arriverebbe a un aumento di circa 3° C nella temperatura media del pianeta, superiore quindi all’obiettivo fissato di 2° C rispetto al periodo precedente alla rivoluzione industriale. L’Unione europea sostiene a gran voce l’importanza di un accordo a lungo termine che permetta di rispettare prima di tutto l’obiettivo di mantenere, da qui alla fine del secolo, l’aumento della temperatura al di sotto dei 2° C rispetto ai livelli preindustriali, di passare a un’economia a basse emissioni di carbonio. L’UE ritiene necessario prevedere un sistema di trasparenza e responsabilità che garantisca che vengano rispettati dai vari paesi gli obiettivi prefissati. I capi di stato e di governo dell’Unione europea hanno assunto l’impegno di tagliare entro il 2030 di almeno il 40% le emissioni rispetto al 1990, di raggiungere l’obiettivo vincolante del 27% per la produzione di energia da fonti rinnovabili e di incrementare del 27% l’efficienza energetica. L’UE inoltre ha confermato di mantenere il proprio impegno per conseguire congiuntamente l’obiettivo dei paesi sviluppati di mobilitare 100 miliardi di USD l’anno entro il 2020 a favore dell’azione per il clima nei paesi in via di sviluppo. Da una recente relazione dell’OCSE e dalla Climate Policy Initiative è emerso che nel 2014 sono stati mobilitati 62 miliardi di USD, il che significa che i paesi sviluppati sono sulla buona strada per conseguire l’obiettivo di 100 miliardi di USD. La maggior parte di questi finanziamenti proviene dall’UE. Per quanto riguarda l’Italia circa 200 aziende hanno sottoscritto e consegnato al Ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti, in vista della COP21 di Parigi, l’Appello per il clima lanciato dal Consiglio Nazionale della Green Economy, formato da 64 organizzazioni di imprese green. L’Appello contiene diverse proposte per il clima, che spaziano da una riforma fiscale che contenga una carbon tax a gettito invariato, all’incentivazione di interventi di efficienza energetica; dal sostegno alla crescita delle rinnovabili all’impegno per un’agricoltura di qualità e, naturalmente, c’è la richiesta che a Parigi vengano adottati target vincolanti ripartiti tra gli Stati secondo criteri di equità e in grado di limitare l’innalzamento della temperatura al di sotto della “soglia di sicurezza” dei 2°C. Inoltre le aziende chiedono “che sia promossa una seria riforma fiscale che, tramite forme di carbon tax anche associate ad altri sistemi di carbon pricing, sia in grado di attribuire i giusti costi alla CO2, alleggerendo al tempo stesso la pressione fiscale su lavoro e imprese ed eliminando i sussidi dannosi per l’ambiente, a cominciare dai 510 miliardi di dollari di incentivi mondiali alle fonti fossili, da riallocare in chiave green”. “L’impegno di così tante e prestigiose aziende italiane – ha dichiarato Gian Luca Galletti, Ministro dell’Ambiente – rafforza ulteriormente la posizione italiana ed europea per il negoziato alla Cop21 di Parigi. L’accordo virtuoso e ambizioso raggiunto in Ue a ottobre scorso ci affida il ruolo di catalizzatori di un accordo globale, che non può prescindere dall’impegno delle realtà produttive verso un nuovo modello di sviluppo. Questo documento, che porto con orgoglio a Parigi, dice che le nostre imprese, esempio di eccellenza e talento anche in campo ambientale, sono già pronte a vivere da protagoniste la sfida dell’economia circolare”. “Le politiche climatiche – ha affermato Edo Ronchi, Presidente della Fondazione per lo sviluppo sostenibile che supporta le attività del Consiglio Nazionale della Green Economy – rappresentano oggi non solo una necessità per far fronte a una crisi ambientale già importante che potrebbe diventare drammatica, ma anche un’occasione per rilanciare innovazione e nuovi investimenti, quindi nuove possibilità di occupazione e di sviluppo. Questo Appello di un gruppo importante di imprese italiane è la conferma che la sfida climatica non è più solo un tema per ristrette minoranze, ma coinvolge ormai la consapevolezza e un ruolo attivo anche nel mondo delle imprese”. In occasione della presentazione della ricerca “L’Italia verso Parigi” di Lorien Consulting e Legambiente, Rossella Muroni, direttrice generale di Legambiente ha sottolineato: “La COP21 rappresenta una tappa cruciale nella battaglia contro i cambiamenti climatici e dalla quale dipende il futuro del mondo. È fondamentale che alla Conferenza sul Clima si arrivi con un accordo vincolante e ambizioso, in linea con le indicazioni della comunità scientifica. Ma per riuscirvi è importante continuare in Italia e in tutto il mondo mobilitazioni per far pressing sui leader mondiali e far sentire la voce e le proposte della società civile”. Intanto si è svolta ieri la marcia globale per il clima che ha coinvolto oltre 175 paesi, con più di 2300 eventi organizzati a sostegno di un accordo vincolante che acceleri la transizione energetica verso le rinnovabili. Luca Iacoboni, responsabile Campagna Energia e Clima di Greenpeace Italia, che ha partecipato alla marcia per il clima di Roma ha commentato: “I leader riuniti a Parigi non possono ignorare centinaia di migliaia di persone scese in strada in tutto il mondo per dire basta a petrolio, carbone e gas e chiedere un futuro 100 per cento rinnovabile. La società civile si è mobilitata per spingere i governi a siglare un accordo ambizioso e vincolante che metta fine all’era dei combustibili fossili. Vedremo se la politica finalmente ascolterà i cittadini o continuerà a fare gli interessi delle lobby dei combustibili fossili”. La Cop21 costituirà davvero un successo per la lotta ai cambiamenti climatici? Saremo capaci di spingere la transizione da economie basate sui combustibili fossili verso le rinnovabili e l’efficienza energetica, creando nuovi posti di lavoro e nuove opportunità per le economie? Saranno fissati target davvero vincolanti per tutti i paesi che garantiscano di contenere la temperatura globale entro i 2°C? Lo speriamo. Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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