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Pareti e tetti verdi oltre ad avere benefici effetti su temperatura e comfort in casa, aiutano anche limitare il caldo in città e l’effetto isola di calore, riducendo la temperatura dell’aria di oltre 1 °C. Il dato emerge da uno Studio di Enea, pubblicato su Energy and Buildings, realizzato a partire dai benefici effetti, soprattutto in estate, di un ampio utilizzo del “cappotto verde” in zone urbane densamente abitate a Roma e Torino. Il problema del caldo estivo nelle aree urbane è destinato a peggiorare considerando che nel 2016 coprivano quasi 60 milioni di ettari e la popolazione urbana era il 54,4% di quella totale, ma secondo l’ONU entro il 2050 l’urbanizzazione aumenterà e questa percentuale arriverà al 68,36%. I ricercatori ENEA del Dipartimento di Efficienza energetica hanno hanno effettuato simulazioni prendendo in considerazione tre scenari di mitigazione che prevedevano l’uso di diverse soluzioni green. A Roma, per esempio, l’installazione di 12mila m2 di tetti verdi e con 60mila m2 di facciate verdi, garantirebbe una riduzione media della temperatura di 0,33 °C, con picchi fino a 1,17 °C alle ore 15. La ricercatrice Tiziana Susca, che ha lavorato allo studio, spiega che le pareti verdi garantiscono i migliori risultati e la loro efficacia aumenta in modo proporzionale all’altezza dell’edificio. I tetti verdi estensivi, invece, se installati su edifici alti più di 20 metri non sono efficaci nel mitigare direttamente il riscaldamento urbano “ma sono molto utili per ridurre la temperatura interna dell’abitazione e, di conseguenza, l’uso della climatizzazione”. A Torino sono stati simulati due scenari, che prevedevano rispettivamente 6mila m2 di living wall e altrettanti di facciate verdi sugli edifici presenti in canyon urbano parallelo alla direzione principale del vento, il che aiuta a dissipare il calore accumulato. Entrambi hanno mostrato un possibile calo di 0,5 °C. Vincenzo Del Fatto, l’altro ricercatore che ha lavorato allo Studio, spiega che sono state scelte specifiche specie vegetali in grado di ottimizzare i risultati: per i tetti verdi il sedum, che cresce facilmente in ambienti caldi, aridi e rocciosi; l’edera per le facciate e la felce comune per i living wall. La ricerca segnala che in caso di ondate di calore l’efficacia del “cappotto verde” è inferiore rispetto a normali giornate d’estate perché “diminuisce il potenziale di raffrescamento delle piante a causa della chiusura degli stomi”. 13/09/2022 Tetti e pareti verdi per avere 3 °C in meno in casa d’estate Tetti e pareti verdi, permettono di ridurre la temperatura interna fino a 3° nei mesi caldi abbattendo quasi il 50% del flusso termico Avere tetti e pareti verdi porta benefici e comfort nelle case, non solo in estate. La copertura vegetale funziona tutto l’anno come isolante termico, con effetti più evidenti nei mesi caldi quando le piante svolgono anche la funzione di estrattore naturale di calore dall’ambiente. L’effetto di regolazione termica è conseguenza dell’ombreggiamento estivo, dell’evapotraspirazione e della fotosintesi clorofilliana delle piante. Questo si traduce in circa 3 °C in meno in casa, come emerge dai risultati ottenuti dal progetto ENEA “Infrastrutture ‘verdi’ per migliorare l’efficienza energetica degli edifici e la qualità del microclima nelle aree urbane”. La sperimentazione del cappotto verde Non è una novità, sono anni (dal 2013) che ENEA sperimenta sul campo i benefici delle coperture a verde testando un proprio progetto pilota presso il Centro Ricerche Casaccia, nei pressi di Roma. “Un sistema di sensori per il monitoraggio microclimatico ci permette di verificare che la vegetazione a copertura del solaio e delle pareti dell’edificio consentono di mantenere le temperature superficiali al di sotto dei 30 °C ed evitare forti variazioni termiche e picchi di temperatura di oltre 50 °C nelle ore più calde”, ha spiegato Arianna Latini, ricercatrice del Dipartimento Unità per l’Efficienza Energetica. I dati fanno supporre che tetti e pareti verdi portino anche a un beneficio in fatto di riduzione dei consumi elettrici di circa 2 kWh/m². Questo si tradurrebbe in un risparmio di energia elettrica di circa 200 kWh per la climatizzazione estiva di un’abitazione di 100 m². Quali piante scegliere per tetti e pareti verdi Per la sperimentazione sono state piantumate sul tetto piante grasse del genere Sedum della famiglia delle Crassulaceae, ritenute adatte per il loro apparato radicale poco profondo e per la loro resistenza alla siccità. In seguito è stato aggiunto anche un mix di piante graminacee, analizzandone l’adattamento alle condizioni microclimatiche locali. Lo studio ENEA è stato poi ampliato ulteriormente, testando alcune piante spontanee e autoctone del Mediterraneo, come l’Echium plantagineum e l’Echium vulgare, particolarmente adatte a favorire anche la biodiversità degli impollinatori. Sulle facciate di sud-est e sud-ovest dell’edificio prototipo, i ricercatori ENEA hanno impiegato la Parthenocissus quinquefolia, conosciuta comunemente come “vite americana”, rampicante resistente sia al caldo che al freddo. Il risultato? Le temperature superficiali della parete verde erano fino a 13 °C inferiori rispetto a una facciata non vegetata, con una riduzione dei flussi termici verso l’interno di circa 7 kWh/m² e un abbattimento delle emissioni fino a 1 kg di CO2/m² per il minore consumo di energia elettrica. Dall’edificio alla città Guardando ai dati, si stima che l’inverdimento del 35% della superficie urbana dell’Unione europea (oltre 26 mila km²) permetterebbe di ridurre la domanda di energia fino a 92 TWh l’anno per il raffrescamento di edifici pubblici, residenziali e commerciali in estate. Portando a un risparmio annuale di oltre 364 miliardi di euro, ed evitando le emissioni di gas serra equivalenti a 55,8 milioni di tonnellate di CO2 l’anno. Tetti e pareti verdi, infatti, oltre a ridurre la temperatura interna, migliorano la qualità dell’aria. La vegetazione sugli edifici è utile anche nell’assorbimento dei composti organici volatili (COV): l’edera ed altre specie vegetali rampicanti sulla parete verde presso il Centro Ricerche ENEA Casaccia, per esempio, hanno abbattuto del 20% benzene, toluene, etilene e xileni – i COV più comuni in ambiente urbano. Articolo aggiornato Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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