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A cura di: Tommaso Tetro Dal Pil alle infrastrutture, dal digitale all’istruzione, il Sud deve cercare di recuperare il divario che lo divide dal resto del Paese. E proprio nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) può cercare, e trovare, quella spinta necessaria a ingranare la marcia giusta. In vista di 10 obiettivi precisi. Il Mezzogiorno – viene spiegato dall’Istat in un rapporto ad hoc – è il territorio arretrato più esteso dell’area euro. Ha sofferto in modo accentuato la grande crisi del 2008. E poi, di recente, gli impatti della pandemia. Ma, ciò nonostante, è anche un contesto con grandi potenzialità e differenziazioni interne, con oltre 20 milioni di abitanti (un terzo della popolazione italiana). Il suo tessuto produttivo – rileva l’Istituto di statistica – per quanto “debole e incompleto” potrebbe generare effetti positivi per il Paese. Il ritardo del meridione d’Italia è da più di un secolo una priorità nazionale, oltre che un ambito privilegiato di attenzione per i programmi legati alle politiche per lo sviluppo e la coesione sociale. E non è un caso se l’urgenza della ‘questione meridionale’ è un punto qualificante del Pnrr: la priorità che gli viene assegnata è trasversale per provare a ridurre i divari di cittadinanza e per la destinazione delle risorse pari a circa il 40% del totale; molti degli interventi e delle riforme sono infatti esclusivi per le 8 Regioni del Sud. Il Pnrr è la chiave di diverse porte: la coesione socio-economica e l’accesso ai diritti (legati soprattutto in questo alla mancanza di infrastrutture e servizi). Elementi portanti sono: performance del sistema produttivo (Pil pro-capite); qualità del capitale umano (livello d’istruzione); opportunità lavorative dei giovani (tasso di occupazione); propensione migratoria (indice e tasso migratorio); il livello e la qualità delle infrastrutture e dei principali servizi socio-sanitari ed educativi; reti digitali e reti idriche. I 10 obiettivi, dal Pil alla sanità I ritardi del Mezzogiorno – viene osservato dall’Istat – stanno aumentando “i rischi di un eccessivo e non reversibile impoverimento demografico”. Tra il 2011 e il 2020 si è registrato il primo calo di popolazione nella storia recente del Mezzogiorno (-642mila abitanti; +335mila nel Centro-Nord). A tendenze invariate, nel 2030 i residenti scenderanno per la prima volta sotto la soglia critica dei 20 milioni di abitanti, con una riduzione su base decennale di circa 4 volte rispetto al Centro-Nord (-5,7% e 1,5%). Intorno al 2035 l’età media della popolazione di Sud e Isole potrebbe superare quella del Centro-Nord, nel 2011 ancora nettamente inferiore (39 anni contro 43,2 del Centro-Nord). Questi elementi, “se non governati con urgenza, possono far incamminare il Mezzogiorno verso un’involuzione radicale e molto problematica nella funzionalità e sostenibilità della propria struttura sociale”. Pil Da oltre un ventennio il Pil pro-capite nel Mezzogiorno si aggira intorno al 55-58% del Centro-Nord; nel 2021 il Pil reale è di circa 18mila euro (33mila nel Centro-Nord). Tutto il Mezzogiorno si colloca sotto la media nazionale: la Regione di coda è la Calabria, e ha un Pil pro-capite pari al 39,5% della migliore (Trentino Alto Adige). Istruzione Il livello d’istruzione nel Mezzogiorno conferma una grave arretratezza: migliora nelle giovani generazioni ma lo svantaggio è ancora molto ampio. Nel 2020, un terzo (32,8%) dei meridionali in età 25-49 anni (24,5% nel Centro-Nord) ha concluso la terza media; il 22,6% (27,6% nel Centro-Nord) ha un titolo terziario. Lavoro La condizione lavorativa vede fortemente penalizzati i giovani meridionali. Dal 2000 in poi si registrano abbastanza stabilmente circa 3 occupati ogni 10 in meno nel Mezzogiorno rispetto al Centro-Nord (25-34 anni). Tranne rare eccezioni, l’intero Mezzogiorno presenta tassi di occupazione giovanile molto inferiori alla media. Emigrazione Preoccupante è la ripresa dell’emigrazione di massa. Nel 2020, Sud e Isole hanno perso 42 giovani residenti (25-34 anni) ogni 100 movimenti anagrafici nei flussi interni extra-regionali (+22 nel Centro-Nord) e 56 su 100 in quelli esteri (49 nel Centro-Nord). Il fenomeno è accentuato nelle province con bassa occupazione e nelle cosiddette aree interne. Digitale Nell’ultimo ventennio il processo di digitalizzazione è stato molto rapido, ma il Mezzogiorno non ha ancora recuperato il gap di partenza: il 60% circa dei residenti ha opportunità ridotte di accesso alla banda ultra-larga, e circa 1 su 5 (17,3%) vive in contesti molto distanti da questo standard (4,2% nel Centro-Nord). Reti idriche L’obsolescenza delle reti idriche è un fattore critico per via della sempre più grave siccità che interessa il Paese. Nel Meridione spesso si registrano perdite per circa la metà dell’acqua per uso civile. Livelli di inefficienza superiori alla media caratterizzano tre quarti delle province del Mezzogiorno (1/4 nel Centro-Nord). Infrastrutture e trasporti Il Mezzogiorno presenta una dotazione di infrastrutture di trasporto di molto inferiore agli altri territori. La densità della rete ferroviaria è nettamente più bassa, soprattutto nell’alta velocità (0,15 chilometri ogni 100 chilometri quadrati di superficie; 0,8 al Nord; 0,56 al Centro). Negli ultimi decenni l’ampliamento è stato molto modesto (+0,3% contro +7,1% del Centro-Nord) mentre è aumentato il gap qualitativo (58,2% di rete elettrificata; 79,3% del Centro-Nord). Istruzione Nel Mezzogiorno, gli outcome dell’istruzione sono notevolmente peggiori: le competenze degli studenti risultano più basse in tutte le discipline e il gap aumenta nei diversi gradi d’istruzione. Nel 2021-2022 il 42,7% degli studenti meridionali dell’ultimo anno di superiori presenta competenze molto deboli in matematica (28,3% in Italia; 15% nel Nord-Est) e solo il 6,7% si colloca a un livello molto buono (14,9% in Italia; 22,6% nel Nord-Est). Servizi per bambini I servizi per l’infanzia sono cruciali per la crescita del bambino e per l’occupabilità delle donne con figli. L’offerta di questi servizi è in crescita su tutto il territorio nazionale, ma i gap restano significativi. Due terzi dei bambini (0-3 anni) nel Mezzogiorno vive in contesti con livelli di offerta inferiori agli standard nazionali e il 17,8% in zone con una dotazione molto bassa o nulla (5,3% nel Centro-Nord). Sanità Divari territoriali rilevanti caratterizzano efficienza, appropriatezza e qualità dei servizi sanitari. Nel Mezzogiorno – soprattutto in alcune regioni coinvolte dai Piani di rientro (6 su 7 in questa ripartizione) – la contrazione della spesa pubblica ha inciso negativamente sui Livelli essenziali di assistenza. Permane una diffusa emigrazione sanitaria: i ricoveri extra-regionali sono il 9,6% di quelli interni (6,2% nel Centro-Nord). In oltre una provincia su 5 (21,1%; 7,2% nel Centro-Nord) questa mobilità sanitaria è molto intensa. Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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