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A cura di: Fabiana Valentini Indice degli argomenti Toggle Cresce l’impegno del Sud ItaliaBologna, fiore all’occhiello italiano per la raccolta dei rifiuti differenziatiLa percentuali di rifiuti urbani riciclati si attesta al 50,8% La gestione sostenibile dei rifiuti urbani si conferma una priorità per le città italiane, con la raccolta differenziata che spicca come tassello fondamentale nella transizione ecologica del Paese. È quanto emerge dall’ultimo Rapporto Rifiuti Urbani dell’ISPRA presentato a Roma alla presenza del Vice Ministro per l’Ambiente e per la Sicurezza Energetica Vannia Gava. Il documento elaborato dall’Ente fotografa una situazione in evoluzione positiva, nonostante le sfide economiche del momento. In uno scenario economico caratterizzato da una crescita moderata del PIL (+0,7%), la produzione nazionale di rifiuti urbani ha registrato un incremento parallelo, attestandosi a quasi 29,3 milioni di tonnellate, con un aumento dello 0,7% rispetto all’anno precedente. Fare la differenziata è diventata una pratica consolidata, tanto da raggiungere il 66,6% a livello nazionale. Lo testimonia il fatto che quasi il 71% dei comuni italiani ha già raggiunto l’obiettivo del 65% di raccolta, dimostrando un maggiore impegno verso pratiche di gestione più sostenibili dei rifiuti. Sul fronte della produzione pro capite, ogni italiano ha generato in media 496 chilogrammi di rifiuti nel corso dell’anno, con un leggero incremento dello 0,5% rispetto al 2022. Questo dato va letto nel contesto di una popolazione in leggera crescita (+0,2%, pari a 139.000 abitanti), in controtendenza rispetto al triennio precedente. Ma quanto costa ai cittadini la gestione dei rifiuti? Nel 2023, il costo medio nazionale annuo pro capite ha registrato un aumento, attestandosi a 197 euro per abitante, rispetto ai 192,3 euro dell’anno precedente. L’analisi territoriale rivela le seguenti differenze: il Centro Italia sostiene i costi più elevati con 233,6 euro per abitante, seguito dal Sud con 211,4 euro, mentre il Nord si distingue per una gestione più efficiente con 173,3 euro pro capite. Per accelerare la transizione verso l’economia circolare e centrare gli ambiziosi obiettivi europei, il governo ha previsto un importante piano di investimenti attraverso il PNRR, stanziando 2,1 miliardi di euro. I fondi sono destinati al potenziamento delle infrastrutture per la raccolta differenziata e allo sviluppo di progetti innovativi di economia circolare, con particolare attenzione alle aree del Paese che necessitano di un significativo miglioramento del sistema di gestione dei rifiuti. Cresce l’impegno del Sud Italia La distribuzione territoriale della produzione dei rifiuti riflette dinamiche diverse tra le aree del Paese: il Nord, con quasi 14,2 milioni di tonnellate, registra un aumento del 2,3%, mentre il Centro mantiene una sostanziale stabilità attestandosi a 6,2 milioni di tonnellate. Un dato particolarmente incoraggiante emerge dall’analisi delle tendenze 2019-2023: le regioni del Sud Italia stanno progressivamente colmando il divario con il resto del Paese, riducendo il distacco dal Nord di 4,5 punti e dal Centro di 3,8 punti nella percentuale di raccolta differenziata. Il Veneto si conferma al primo posto della “classifica” delle Regioni più virtuose con il 77,7% di differenziata, seguito dall’Emilia-Romagna al 77,1%. La Regione nell’ultimo anno ha superato sia la Sardegna (76,3%) che il Trentino-Alto Adige (75,3%). Performance ottime anche per Lombardia (73,9%) e Friuli-Venezia Giulia (72,5%), con quest’ultima che registra il maggior progresso annuale (+5 punti rispetto al 2022). Bologna, fiore all’occhiello italiano per la raccolta dei rifiuti differenziati L’analisi a livello provinciale e comunale rivela un panorama di città virtuose con Bologna che si attesta come eccellenza: il capoluogo emiliano registra un aumento delle percentuale di raccolta di rifiuti differenziati di circa 10 punti passando così dal 63,2% al 72,9% nel 2023. Il primato è duplice: Bologna è la prima città con una popolazione maggiore ai 200.000 abitanti a superare il goal del 65% di raccolta. Secondo i dati ISPRA, il 71% dei comuni è riuscito ad ottenere una percentuale di raccolta differenziata che supera il 65%. Torino, Firenze, Messina e Verona superano il 55% ottenendo rispettivamente il 57,1%, il 55,6%, 55,4% e il 53,4%. La classifica vede poi Roma con il 46,6%, Genova con il 46,1% (con un aumento del +3% rispetto al 2022). Bari e Napoli sorpassano il 40% registrando il 43,2% e il 41,9%. Infine vediamo Catania passare dal 22% al 34,7%, registrando l’ottimo risultato di 13 punti percentuali di crescita. Palermo si attesta al 16,9%. Come sottolineato da Lella Miccolis, Presidente del Consorzio Italiano Compostatori (CIC), “lato Comuni, è fondamentale che vengano rispettati i Criteri Ambientali Minimi (CAM) previsti dal MASE, secondo i quali le impurità merceologiche nei rifiuti organici non dovrebbero superare il 5%. Dal 2010, la normativa impone l’uso di sacchetti biodegradabili, compostabili e certificati per la raccolta dell’organico. Inizialmente, molti Comuni hanno distribuito gratuitamente i sacchetti ai cittadini, favorendo una corretta gestione domestica. Tuttavia, questa pratica comporta costi significativi e procedure complesse, inducendo alcuni comuni a non distribuirli o a farlo in quantità insufficienti”. Prosegue Miccolis: “Per la raccolta dell’organico, il sistema porta a porta rappresenta il metodo più efficiente soprattutto per migliorarne la qualità, ma deve essere affiancato da un monitoraggio continuo e sostenuto anche da sistemi tariffari diversificati per la qualità. Come CIC promuoviamo da anni campagne di sensibilizzazione ma anche di analisi merceologiche per Comuni e impianti: è fondamentale, infatti, che le analisi vengano eseguite, da enti accreditati, secondo una metodologia standard”. Il report ISPRA fornisce un’analisi ancora più approfondita dei dati, presentando le informazioni dettagliate a livello provinciale. Da questa analisi emerge che tutte le province e città metropolitane italiane superano il 30% di raccolta differenziata. Le performance migliori si registrano nella provincia di Treviso, che nel 2023 ha raggiunto l’89,1%, seguita da Mantova con l’87%, Belluno con l’85,8% e Pordenone con l’85,4%. Inoltre, diverse altre province si attestano su valori superiori o molto vicini all’80%, come Reggio Emilia (83,3%), Forlì-Cesena (81,7%), Oristano (81,3%), Trento (81,2%), Bergamo (80,5%), Novara (80,4%), Monza e Brianza (79,9%) e Parma (79,7%). La percentuali di rifiuti urbani riciclati si attesta al 50,8% Sul fronte del riciclaggio, l’Italia mostra segnali di progresso, seppur graduali. La percentuale di rifiuti urbani riciclati ha raggiunto il 50,8% nel 2023, segnando un incremento rispetto al 49,2% dell’anno precedente. Il risultato positivo che supera l’obiettivo del 50% fissato dalla normativa per il 2020 rappresenta tuttavia solo una tappa intermedia verso il ben più ambizioso target europeo del 65% previsto per il 2030. Proseguendo nella lettura dei dati ISPRA, occorre soffermarsi sugli impianti di gestione dei rifiuti: l’infrastruttura impiantistica nazionale conta 656 impianti operativi, con oltre la metà dedicati al trattamento della frazione organica della raccolta differenziata. Un segnale positivo viene dal crescente ricorso al trattamento integrato anaerobico/aerobico, che gestisce il 56,8% dei quantitativi trattati attraverso 61 impianti, in aumento rispetto ai 51 dell’anno precedente. Il compostaggio tradizionale si attesta al 36,9% dei volumi, mentre il restante 6,3% riguarda gli impianti di digestione anaerobica. Nonostante una riduzione del 10,8% rispetto al 2022, ancora il 15,8% dei rifiuti urbani prodotti finisce in discarica, una percentuale che dovrà necessariamente diminuire per centrare l’obiettivo europeo del 10% entro il 2035. Un capitolo particolarmente positivo nella gestione dei rifiuti italiani riguarda gli imballaggi, uno dei settori più attentamente monitorati dall’Unione Europea. Il 2023 ha visto tutte le frazioni merceologiche superare con ampio margine i target di riciclaggio stabiliti dall’UE per il 2025, con una sola eccezione: la plastica, che con il 48% si avvicina comunque all’obiettivo del 50%. Su questo fronte, le politiche nazionali hanno già prodotto risultati tangibili, con un incremento di oltre 4 punti percentuali rispetto al 2020. Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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