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A cura di: Andrea Ballocchi Indice degli argomenti: Rinnovabili ed economia circolare: dalla ricerca al brevetto Riciclo dei pannelli fotovoltaici: le fasi e i materiali recuperati Rinnovabili ed economia circolare: ostacoli, potenzialità, costi e ricavi Conciliare rinnovabili ed economia circolare è possibile e anche un’opportunità alquanto remunerativa. Consideriamo il riciclo dei pannelli fotovoltaici: solo in Italia a fine 2019 si contavano più di 880mila impianti fotovoltaici installati, pari a circa 1,5 milioni e mezzo di tonnellate. Da essi si possono recuperare vetro (di cui sono costituiti al 73%), alluminio, silicio e anche argento. Un’azienda italiana ha deciso di mettere in atto un sistema, in parte brevettato e in parte in fase di brevettazione, messo a punto col progetto europeo FRELP: si chiama Tialpi, è attiva in provincia di Biella e si è specializzata proprio nello sviluppo tecnologico del recupero del “fotovoltaico fine vita”. Attualmente ha in fase di realizzazione un impianto sperimentale in grado di trattare già oggi 30 pannelli/ora, pari a circa 1000 tonnellate/anno in un turno di lavoro. L’obiettivo però è arrivare a un impianto a due linee produttive che, a pieno regime sarà in grado di lavorare 5mila tonnellate l’anno, su tre turni. Tradotto in cifre, considerando i ricavi netti, si può arrivare a fatturare circa 2 milioni di euro l’anno. Considerando che l’impianto costerà 2 milioni di euro, il ritorno all’investimento è molto veloce. Ma sono le dimensioni del recupero a essere notevoli: a livello europeo si sa che Veolia ha avviato nel 2018 quello che è stato presentato come il primo impianto di riciclo di pannelli solari in Europa, segnala Reuters con obiettivi di processare 4000 tonnellate l’anno nel 2022. Se la sostenibilità economica è interessante, lo è anche quella ambientale. Grazie alla soluzione, è possibile recuperare vetro chiaro di alta qualità, da utilizzare nell’industria del vetro, implicando così un risparmio molto significativo di energia e di emissioni di CO2 nel processo di fusione del vetro. Non solo: dal processo è possibile anche recuperare alluminio e potenzialmente anche silicio, da utilizzare come ferrosilicio in leghe di ferro e silicio o, se sufficientemente puro, trasformato in silicio amorfo per produrre nuovi pannelli solari. Rinnovabili ed economia circolare: dalla ricerca al brevetto Partiamo dal progetto europeo FRELP– Full Recovery End of Life Photovoltaic, nato col proposito di testare e sviluppare tecnologie innovative per il riciclaggio al 100% dei pannelli fotovoltaici a fine vita in modo economicamente sostenibile. Partner del progetto era Sasil, controllata della Minerali Industriali, impresa italiana attiva dagli anni Settanta. Da Sasil, Tialpi ha acquisito i diritti di sviluppo del processo. Tialpi è specializzata nella realizzazione dell’impiantistica per il riciclo del fotovoltaico, ma il core business è lo sviluppo tecnologico, lo stesso che è stato impiegato per questa soluzione che coniuga innovazione tecnologica e attenzione all’ambiente oltre che all’economia circolare. Sì, perché lo stabilimento dove sarà messo in funzione l’impianto di lavorazione dei pannelli fotovoltaici a fine vita è alimentato interamente da energia prodotta da fonti rinnovabili, per la precisione da fotovoltaico. Così si chiude il cerchio. «Negli obiettivi aziendali si pensa di arrivare a inaugurare la doppia linea di produzione non appena finisce la fase di test nell’impianto sperimentale. L’ipotesi è di avviare la produzione industriale a settembre, dopo autorizzazione della provincia di Biella», spiega Lodovico Ramon, responsabile R&D. Riciclo dei pannelli fotovoltaici: le fasi e i materiali recuperati Il progetto completo dell’impianto comprende diverse fasi: una dedicata al recupero dei pannelli di vetro, riutilizzando vetro e alluminio (che rappresentano l’85% circa del pannello), un’altra per il recupero del wafer di silicio e una terza per il recupero dell’argento. L’idea è riutilizzare la quasi totalità delle materie impiegate. «Una peculiarità dell’impianto è il recupero integrale del vetro, con un sistema brevettato che prevede un riscaldamento differenziato a raggi infrarossi a diverse lunghezze d’onda per cui si crea una differenza di temperatura tra la superficie del vetro e quella delle celle, permettendo il distacco del vetro dal wafer di silicio», spiega Ramon. All’ottima resa potenziale dell’impianto corrisponde una bassa richiesta energetica: «per il processo sono sufficienti 80 kWh per tonnellata di pannelli trattati», spiega il responsabile R&D di Tialpi. L’impianto, già oggi a dimensioni industriali, per ora è in fase sperimentale in quanto si stanno ultimando le fasi di test e di studio per comprendere il funzionamento e la durata dei vari componenti impiegati per il processo tecnologico. L’impianto industriale completamente automatizzato sarà costituito da due linee di recupero materiali, capaci di arrivare a processare 60 pannelli l’ora. «L’obiettivo è arrivare a trattare 5000 tonnellate l’anno, lavorando su 3 turni», evidenzia il responsabile della ricerca e sviluppo, segnalando che ci sono già state diverse manifestazioni di interesse da parte di imprese estere oltre a una italiana. Rinnovabili ed economia circolare: ostacoli, potenzialità, costi e ricavi Quant’è il ricavo netto dal riciclo di pannelli? «Il business plan, calcolato su 5000 tonnellate l’anno, considera come ricavo: 150 euro come dote per ogni tonnellata di pannelli smaltiti, il recupero dell’alluminio (1000 €/t), del vetro (120 €/t) e dei cavi elettrici (500 €/t). Le prospettive di mercato ci sono: come mette in luce Irena, il riciclaggio o la riconversione dei pannelli solari fotovoltaici alla fine della loro vita di circa 20 anni può sbloccare uno stock stimato di 78 milioni di tonnellate di materie prime e altri componenti di valore a livello globale entro il 2050. Il processo di progettazione e avvio ha incontrato ostacoli: «all’inizio potevamo contare su una disponibilità esigua di pannelli, e ancora oggi la frammentata disponibilità di quantitativi è un problema. Si aggiungano gli ostacoli autorizzativi che rendono assai complessa la procedura», evidenzia Ramon. L’interesse manifestato per la tecnologia e il sistema brevettato è però concreto: imprese nazionali ed estere hanno mostrato gradimento per la tecnologia. Il profilo di impresa potenziale acquirente di un impianto Tialpi (il prezzo si aggira sui 2 milioni di euro) devono poter contare su un quantitativo minimo di pannelli non inferiore a 1000 tonnellate l’anno. «Potenziali clienti possono essere fondi di investimento, produttori di pannelli, ma anche vetrerie che hanno necessità di recuperare vetro. Quello dei pannelli fotovoltaici è di ottima qualità, con il più basso tenore di ferro sul mercato». Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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