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Nonostante il timore per la carenza di gas, legato alla guerra in Ucraina, la scarsa produzione di energia nucleare e idroelettrica e la crisi economica, per la prima volta nell’inverno 2022 le fonti rinnovabili hanno battuto i combustibili fossili – 40% versus 37% – nella produzione di elettricità. E’ quanto emerge dall’ultimo Report pubblicato dal think tank Ember, che analizza la produzione di energia e le variazioni della domanda di elettricità nei Paesi dell’UE nei mesi invernali. La crescita record di fotovoltaico ed eolico ha certamente aiutato a colmare il “gap” che si è creato, inoltre l’UE ha definito un obiettivo volontario di riduzione della domanda di elettricità negli stati membri nel periodo invernale, per affrontare la crisi. Ma non solo, il clima mite e gli alti prezzi dell’elettricità hanno provocato una diminuzione della domanda in tutto il Vecchio Continente. Come conseguenza la produzione di carbone e gas, nel periodo tra ottobre 2022 e marzo 2023, è diminuita drasticamente rispetto all’anno precedente, generando per la prima volta in inverno meno elettricità rispetto alle fonti rinnovabili. Grazie alla diminuzione della produzione dei combustibili fossili le emissioni del settore energetico dell’UE durante l’inverno sono state le più basse di sempre, pari a 321 tonnellate di CO2eq. La produzione di carbone e gas sarebbe calata ulteriormente se le centrali nucleari francesi fossero tornate in funzione come previsto a gennaio (ci sono invece stati problemi che hanno causato una diminuzione della produzione del 13%). Germania e Italia hanno registrato i maggiori cali nella produzione da combustibili fossili durante l’inverno 2022, la prima con la riduzione del carbone e la seconda con quella del gas. Anche l’inizio della primavera vede uno scenario positivo, con la produzione di carbone in calo in sei dei sette mesi precedenti, livelli di stoccaggio del gas piuttosto elevati e previsioni di una continua crescita delle rinnovabili. Le misure adottate e che hanno funzionato, si legge nel Rapporto, dovrebbero essere rese strutturali per assicurare la transizione dai combustibili fossili. E’ necessario ridurre la pressione sulle infrastrutture di rete e garantire la flessibilità della domanda. 12 miliardi di euro risparmiati in elettricità in UE Anche se sono pochi i Paesi ad aver raggiunto l’obiettivo volontario di riduzione del 10% fissato dalla legislazione europea, quasi tutti gli Stati membri hanno ridotto la domanda di elettricità durante l’inverno. La domanda totale di elettricità nell’UE è diminuita del 6% rispetto alla media quinquennale, con un risparmio di 12 miliardi di euro di elettricità da novembre a marzo, garantendo la sicurezza degli approvvigionamenti, una maggior capacità di stoccaggio rispetto a fine marzo 2022 e prevenendo la crescita del carbone. Le rinnovabili hanno generato più energia delle fonti fossili La produzione di combustibili fossili è diminuita del 12% rispetto all’anno precedente, mentre le fonti rinnovabili sono aumentate superando per la prima volta la percentuale dei combustibili fossili nel mix elettrico dell’UE. Tra ottobre e marzo, le fonti rinnovabili hanno coperto il 40% della produzione dell’UE, contro il 37% delle fossili. L’energia da carbone è diminuita dell’11% (-27 TWh) e il gas del 13% (-38 TWh). Dei 18 Paesi dell’UE che continuano a utilizzare il carbone per la produzione di energia, 15 ne hanno ridotto la produzione. Gli unici tre che hanno aumentato la produzione di carbone sono stati Italia (+26%), Finlandia (+12) e Ungheria (+3), che però hanno registrato un forte calo nella produzione di gas. Chris RossloweSenior Energy & Climate Data Analyst, Ember ha sottolineato che “anche se l’UE ha superato un inverno che poteva essere molto difficile, non può contare su tagli di emergenza alla domanda e su un clima mite per gli anni futuri. Per mantenere stabile l’approvvigionamento energetico, l’UE deve abbandonare al più presto i combustibili fossili”. Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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