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Proteggere la salute delle persone dai pericoli del cambiamento climatico, come per esempio lo stress da calore, tempeste e tsunami non è mai stato più importante, ma secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità la maggior parte dei paesi sta facendo troppo poco. Ridurre l’inquinamento potrebbe salvare un milione di vite L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha pubblicato il Rapporto “Who health and climate change survey report” che analizza l’impegno di oltre 100 paesi nella valutazione dei rischi climatici per la salute delle persone e ha rilevato che circa la metà di essi ha sviluppato una strategia, ma meno di uno su cinque spende abbastanza per attuare tutti i propri impegni. “Il cambiamento climatico non solo sta facendo lievitare il conto per le generazioni future, ma è un prezzo che le persone pagano già ora con la propria salute”, ha detto il dottor Tedros Adhanom Ghebreyesus, Direttore Generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. “È un imperativo morale che i paesi trovino le risorse necessarie per agire contro il cambiamento climatico e salvaguardare la salute”. Dall’analisi è emerso che mentre i due terzi dei contributi fissati da ogni paese (NDC) per rispettare gli Accordi di Parigi del 2015 menzionano la salute come parte degli sforzi per combattere il cambiamento climatico e accelerare le azioni necessarie per un futuro sostenibile a basse emissioni di carbonio, “questo non ha portato al necessario livello di attuazione e sostegno”. I rischi più comuni per la salute legati ai cambiamenti climatici sono lo stress da eccessivo calore, le malattie o perfino la morte legata a eventi meteorologici estremi. Un milione di vite salvate, grazie alla riduzione dell’inquinamento atmosferico Da precedenti ricerche dell’OMS è emerso che la riduzione delle emissioni di carbonio in linea con l’Accordo di Parigi potrebbe salvare circa un milione di vite umane all’anno in tutto il mondo entro il 2050. Purtroppo i vantaggi per la salute che deriverebbero dalla riduzione dell’inquinamento atmosferico si riflettono raramente negli impegni nazionali in materia di clima, con solo un quinto dei contributi nazionali dei paesi che inseriscono la salute nel contesto della riduzione delle emissioni e solo uno su 10 NDC che citano i possibili benefici per la salute. “Includendo sistematicamente la salute negli NDC – così come nei Piani Nazionali di Adattamento, negli impegni finanziari per il clima e in altre comunicazioni nazionali all’UNFCCC – l’accordo di Parigi potrebbe diventare il più forte accordo internazionale sulla salute del secolo”, ha detto la dottoressa Maria Neira, direttrice del Dipartimento dell’Ambiente per i cambiamenti climatici e la salute dell’OMS. Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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