Da loro dipende l’80% delle emissioni di gas serra, le città di fronte alla sfida del clima 05/03/2021
A cura di: Tommaso Tautonico Indice degli argomenti: Petali che raccolgono rifiuti Un concept energeticamente autosufficiente L’ ambizioso progetto della stazione galleggiante della designer slovacca Lenka Petráková, dal titolo The 8th Continent si propone di risolvere uno dei maggiori problemi di inquinamento del mondo: i rifiuti di plastica oceanici. “Sebbene sia un progetto non costruito, come ha detto Jules Verne, tutto ciò che un uomo può immaginare, un altro può renderlo reale” dichiara la progettista parlando del suo concept. “E credo che oggi sia il momento di immaginare un futuro più pulito, più sostenibile dal punto di vista ambientale e modi per realizzarlo con creazioni tecniche, architettoniche e artistiche, per permetterci di costruirli per il nostro domani e quello del mondo”. L’enorme stazione galleggiante immagina un futuro più pulito e sostenibile per gli ambienti marini grazie a un sistema che raccoglie i rifiuti in plastica dalla superficie dell’acqua e li scompone in materiale riciclabile. Attualmente i rifiuti marini occupano una superficie di circa 1,6 milioni di metri quadrati nel Pacifico settentrionale, una estensione che, come suggerisce la designer Petráková, potrebbe essere considerata l’ottavo continente del mondo (the 8th Continent). Petali che raccolgono rifiuti Il prototipo è costituito da strutture interconnesse fra loro a forma di petalo che poggiano su piattaforme simili a tentacoli con la funzione di raccogliere i rifiuti in plastica dalla superficie dell’acqua e trasformarli in materiale riciclabile. La struttura galleggiante è stata progettata per essere posizionata non a caso nell’Oceano Pacifico ed è composta da cinque parti principali, ciascuna con una specifica funzione: la barriera, il collettore, il centro di ricerca e formazione, le serre e gli alloggi per i ricercatori della stazione. La barriera galleggiante, alimentata dall’energia delle maree, raccoglie i rifiuti, che vengono poi selezionati, biodegradati e immagazzinati nel collettore. Oltre a ripulire l’acqua, Lenka Petráková immagina la stazione galleggiante anche come una piattaforma interdisciplinare provvista anche di un centro di ricerca e formazione in cui studiare gli ambienti marini e dimostrarne le condizioni sempre più preoccupanti. Il centro di ricerca è collegato al collettore e alle serre per seguire i processi idrici e studiarli. Un particolare dei petali Nelle serre le piante vengono coltivate utilizzando la coltivazione idroponica, un metodo per coltivare piante senza suolo usando solo l’acqua. Le serre hanno una struttura simile a grandi vele per consentire al vento di circolare nella stazione galleggiante e consentire alla struttura di resistere ai forti venti oceanici. Un concept energeticamente autosufficiente Il prototipo della stazione galleggiante di Petráková è concepito per essere autosufficiente e per adattarsi e trarre vantaggio dall’ambiente oceanico. Un sistema di pannelli solari ricopre le serre, assicurando energia sufficiente per il suo completo funzionamento. Un complesso sistema di trattamento delle acque reflue, permette all’acqua pulita e filtrata di essere pompata nel serbatoio, desalinizzata e utilizzata per la coltivazione idrofobica di piante alofile. Le parti che compongono la piattaforma “L’oceano che dà vita sta soffrendo e dobbiamo contribuire a ristabilirne l’equilibrio per la sopravvivenza del nostro pianeta” afferma Petráková. “Non possiamo ottenerlo solo con la tecnologia, ma abbiamo bisogno di una piattaforma interdisciplinare per educare le persone e cambiare il loro rapporto con l’ambiente marino per le generazioni a venire“. img by Lenka Petrakova Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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