Il secondo Rapporto su ENERGIA e COSTRUZIONI

Sintesi Rapporto SAIENERGIA 10

UN INGENTE POTENZIALE DI INTERVENTI: IL PATRIMONIO EDILIZIO AD USO CIVILE
Ad un anno dalla presentazione del precedente rapporto, si è sensibilmente modificato l’approccio ai problemi energetici in ambito edilizio: la crisi economica e il blocco del commercio mondiale hanno avuto un importante ruolo, specialmente in paesi come l’Italia in cui il settore manifatturiero ha tuttora un peso rilevante, riducendo forzosamente i consumi complessivi di energia; d’altra parte, pur a fronte di consumi minori nell’industria e nei trasporti, le attività svolte all’interno degli edifici hanno mantenuto e incrementato il consumo energetico. Rispetto al 2008, lo scorso anno i consumi energetici sono scesi del 5,6% ma gli “usi civili”, tipicamente le attività svolte negli edifici, hanno richiesto il 3,6% di energia in più.
L’intero patrimonio edilizio per uso civile (residenziale e terziario) consumava, nel 2009, 46,9 milioni di tonnellate di petrolio equivalenti con una crescita del 4,8% nel 2008 e del 3,5% nel 2009. Tali consumi si ripartiscono in 28,6 milioni del settore residenziale e 18,3 milioni del terziario. Gli incrementi percentuali stimati per i due settori relativamente al 2009 si attestano al +3,0% per gli edifici residenziali e al +4,1% per gli edifici ad uso terziario (commerciale e uffici). 

Il secondo Rapporto su ENERGIA e COSTRUZIONI 1

L’edilizia è “colabrodo” dell’energia in relazione all’anzianità del parco, all’assenza di manutenzioni “programmate”, al tipo di materiali impiegati ma, soprattutto, alla perdita, nei secoli, della relazione intima – soprattutto nell’architettura popolare – fra edilizia e caratteristiche climatiche del luogo. In particolare, nel settore civile (residenziale + terziario), i consumi relativi al riscaldamento, raffrescamento e acqua calda sanitaria, rappresentano il 22% del consumo primario nel Paese. In altri termini, per gli usi civili, involucro edilizio e utilizzo degli impianti termico, di condizionamento e per l’acqua calda, concorrono nel formare un consumo di 28,2 MTEP (milioni di tonnellate di petrolio equivalente) sul totale dei consumi di energia primaria pari a 128,2 MTEP nel 2008.
Appare importante valutare, sulla scorta delle considerazioni appena proposte, non soltanto quali sistemi si possono adottare per contenere i consumi, ma anche su quali edifici è necessario concentrare l’attenzione, quali stili di consumo devono essere privilegiati, qual è l’entità degli investimenti da preventivare. Tutto ciò tenendo conto del tempo limitato a disposizione da oggi al 2020. L’intervento sul patrimonio edilizio per renderlo più efficiente dal punto di vista energetico e al fine di ridurre il consumo di energia ha, dunque, più obiettivi e presenta numerosi vantaggi.
Dei 28,2 Mtep consumati dagli “usi civili”, il 64% (18 Mtep) è imputabile alle abitazioni, i restanti 10,2 Mtep sono consumati in uffici, alberghi, scuole, esercizi commerciali, ristoranti, eccetera.

Il secondo Rapporto su ENERGIA e COSTRUZIONI 2

Ripartendo equamente sforzo richiesto (-3,4 Mtep al 2020) si arriva a -2,2 Mtep per le abitazioni e -1,2 Mtep per il terziario. L’esercizio di simulazione per il settore residenziale considera unicamente gli interventi di coibentazione delle pareti esterne, delle superfici orizzontali, degli infissi e degli impianti termici.
La classifica dell’efficacia della spesa: l’intervento che da maggiori risultati in termini di risparmio energetico, a parità di spesa, è la sostituzione della caldaia tradizionale con una a più elevata efficienza (quasi sempre l’impianto a condensazione); al secondo posto la coibentazione delle superfici orizzontali (isolamento solai o sottoetto, tetto ventilato, ecc.), al terzo posto la coibentazione delle pareti esterne (cappotto, parete ventilata, isolamento interno, insufflaggio, ecc.), solo ultimo, in termini di efficacia della spesa, l’intervento di sostituzione degli infissi tradizionali con infissi ad alto rendimento.
2 esercizi di simulazione: il primo riguarda il ricorso alternativo a ciascun elemento fabbricativi o impianto (in altri termini, o solo gli infissi, o solo gli impianti o…); il secondo concerne un possibile mix di interventi, fissando il medesimo importo di spesa per ciascuno degli elementi considerati.
Nel primo caso (le ipotesi alternative), se il compito di risparmiare 2,2 Mtep (pari a 25.600 Gwh termici) fosse attribuito solo ad una singola tipologia di intervento. Le performance ottenibili:
• oltre 77 milioni di finestre intervenendo su 11 milioni di alloggi con una spesa di quasi 100 miliardi di euro
• 560 milioni di mq di coibentazione di pareti esterne, ma nell’ultimo periodo questo tipo di intervento non ha superato i 10 milioni di mq annui;
• 340 milioni di mq di coibentazione delle superfici orizzontali, nell’ultimo periodo questo tipo di intervento è stato di circa 50 milioni di mq
• 2,6 milioni di caldaie: ma nell’ultimo periodo le caldaie a condensazione vendute annualmente non superano le 80mila unità.

Le possibilità alternative di intervento per raggiungere gli l’obiettivo 20-20-20 negli edifici residenziali esistenti
Il secondo Rapporto su ENERGIA e COSTRUZIONI 3

Nella seconda formulazione (il mix) si mostra il numero degli interventi eseguibili e il relativo risparmio ottenibile, in funzione di una spesa complessiva di 45,6 miliardi di € (importo in grado di soddisfare l’obiettivo di riduzione di 25.600 GWh) ripartiti equamente fra le singole tipologie di intervento (11,4 miliardi per ciascuna delle voci considerate).

Il mix di interventi a parità di investimento per ogni alternativa in modo da raggiungere i 25.600 Wh di risparmio (11,4 miliardi di € investiti in ogni tipologa di intervento)
Il secondo Rapporto su ENERGIA e COSTRUZIONI 3

Il secondo Rapporto su ENERGIA e COSTRUZIONI 5

LA CRISI ECONOMICA ABBASSA I CONSUMI COMPLESSIVI
L’elevata dipendenza dalle importazioni fa si che l’Italia paghi una salata “bolletta energetica” ai paesi esportatori. Negli ultimi 3 anni la spesa complessiva per importazioni nette di energia ha oscillato tra il 2,5% ed il 4% del Pil. Nel 2009 la spesa netta è stata di 41,7 miliardi di euro.

Produzione, importazione, esportazione e totale dell’energia impiegata in Italia nel 2009*
Il secondo Rapporto su ENERGIA e COSTRUZIONI 6

PIU’ RINNOVABILI (E NON TUTTE “VERDI”)…MA NON BASTA
Secondo il Bilancio Energetico Nazionale le rinnovabili hanno rappresentato il 10,7% del Consumo Interno Lordo nel 2009, e l’8,9% nel 2008. Secondo Eurostat, invece, la quota di rinnovabili nel 2008 è stata del 6,8%. Quello che importa è segnalare che i dati Eurostat sono quelli che fanno fede per quanto riguarda il raggiungimento degli obiettivi europei per il 2020.

Disponibilità interna lorda di energia per fonte e risorsa
Composizione percentuale. Anni 2000-2009. Numeri indice con anno base 2000
Il secondo Rapporto su ENERGIA e COSTRUZIONI 7

Le rinnovabili rappresentano la maggiore voce di produzione interna, anche se continuano a contribuire in modo modesto al consumo interno lordo (6,8% nel 2008 secondo Eurostat).

La produzione di energia in Italia 1971-2009Milioni di tonnellate equivalenti di petrolio
Il secondo Rapporto su ENERGIA e COSTRUZIONI 8
La rinnovabile che apporta più energia è l’idroelettrico. Ancora nel 2008 rappresentava quasi il 50% dell’energia proveniente da rinnovabili, nonostante la sua quota sia diminuita nel corso degli anni duemila, a favore soprattutto dell’energia proveniente da inceneritori e dell’eolico. La seconda voce di produzione da rinnovabili è rappresentata da legna e assimilati (21%). Il geotermoelettrico pesa per il 7,7% sulla produzione di energia rinnovabile.
Le rinnovabili “innovative”, quelle su cui si dovrà necessariamente puntare nei prossimi anni, hanno per ora una rilevanza marginale sulla produzione totale (eolico 6%, solare 0,8%), anche se nel 2009 e ne 2010 le nuove installazioni di impianti solari ed eolici hanno superato quelle da fonti elettriche tradizionali.

Produzione di energia da rinnovabili in equivalente fossile sostituito – 2008
Il secondo Rapporto su ENERGIA e COSTRUZIONI 9

I FOCUS PROPOSTI
FOCUS 1 – Gli interventi defiscalizzati attraverso il 55%: l’impatto sul Sistema Paese
Sulla base dei flussi economici derivanti dall’operazione “55%” è stato possibile valutare il saldo al 2020 relativo all’intero Sistema Paese composto dai tre “soggetti” che hanno un ruolo nella filiera su cui si inserisce l’agevolazione fiscale del 55%. La somma algebrica dei bilanci di ogni soggetto:
• Bilancio dello Stato – ovvero l’incremento del gettito (positivo), i flussi derivanti dalle detrazioni (negativi) e il minor gettito fiscale sui consumi energetici (negativo);
• Bilancio delle famiglie investitrici – dato dal saldo tra l’investimento effettuato (negativo), le detrazioni fiscali (positive) e il risparmio sulle bollette energetiche (positivo);
• Bilancio delle imprese e sul fattore lavoro – ovvero il fatturato (positivo – all’interno del quale sono compresi i compensi e le retribuzioni per gli occupati delle imprese stesse) e i costi (imposte e oneri sociali) sostenuti dalle imprese e attribuibili all’incentivo fiscale del 55% (negativi).

FOCUS 2 – Il fotovoltaico nel settore pubblico
Nel 2009 il mercato pubblico della produzione e distribuzione dell’energia elettrica e termica vive una nuova fase espansiva grazie soprattutto ai nuovi mercati della produzione di energie rinnovabili e dell’efficienza energetica sostenuti dagli incentivi nazionali. Si è passati dalle 872 gare del valore di circa 1 miliardo di euro del 2008 a 1.009 gare (+16%) per oltre 2 miliardi (+90%) del 2009. Tale crescita ha portato ad una maggiore incidenza di questa tipologia di interventi sull’intero mercato delle opere pubbliche. In un solo anno le quote per numero di gare e importo sono raddoppiate. Nel primo caso si è passati da una quota media annua del 3% del periodo 2002-2008 al 5,4% del 2009; nel secondo dal 3% al 6,6%.

FOCUS 3 – La geotermia in Italia
L’utilizzo del calore geotermico per produrre elettricità (geotermico ad alta entalpia) avviene nelle centrali geotermoelettriche. Il vapore proveniente da serbatoi geotermici a temperatura particolarmente alta fornisce la forza per muovere le turbine che producono elettricità. Gli usi diretti (media e bassa entalpia) permettono dunque di sfruttare serbatoi a temperatura minore rispetto a quella necessaria alla produzione di elettricità. Le acque calde possono essere usate per le serre, l’acquicoltura, il riscaldamento di edifici, o in processi industriali. Nel caso del riscaldamento degli edifici (o di interi quartieri), le tubazioni che trasportano l’acqua per gli usi domestici possono essere fatte passare per i serbatoi geotermici,
facendola arrivare alle caldaie a temperatura maggiore, e quindi riducendo l’energia consumata da queste ultime. Un’altra forma di sfruttamento dell’energia geotermica è quella che utilizza pompe di calore. Queste macchine termiche, utilizzando energia elettrica, possono estrarre calore dai serbatoi geotermici, per trasferirla all’edificio da riscaldare.

Applicabilità delle tecnologie geotermiche alle tipologie di domanda di condizionamento termico
Il secondo Rapporto su ENERGIA e COSTRUZIONI 10

Mediamente per ogni Kw elettrico consumato si ottengono 3 kW termici. Sono utilizzabili anche per eseguire il processo inverso, per abbassare la temperatura dell’edificio nel periodo estivo.

Consiglia questo approfondimento ai tuoi amici

Commenta questo approfondimento



Tema Tecnico

Le ultime notizie sull’argomento



Secured By miniOrange