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La transizione energetica verso un’economia a basse emissioni di carbonio è in atto, ma è troppo lenta per soddisfare gli obiettivi di Parigi sul clima. Italia supera la media del G20 Il rapporto Brown to Green 2017 pubblicato qualche giorno fa dall’organizzazione Climate Transparency, fornisce una panoramica completa dei paesi del G20, rispetto al comportamento e alle normative attuate verso un’economia a basse emissioni di carbonio, come richiesto dalla COP21 di Parigi e, per ogni paese, presenta le schede informative grafiche. La relazione valuta le principali tendenze dei singoli paesi nelle emissioni, nelle politiche climatiche adottate, nella finanza e nella decarbonizzazione, confrontando i risultati presentati. Se da una parte emerge che i paesi del G20 hanno rafforzato la il loro impegno a sostegno di una finanza verde, utilizzano l’energia in modo più efficiente e le fonti rinnovabili sono in crescita, d’altra parte l‘investimento nei combustibili fossili resta così elevato che l’obiettivo stabilito nell’accordo di Parigi di mantenere il limiti di riscaldamento “ben al di sotto dei 2 gradi”, sembra del tutto irraggiungibile. Se dunque sta rallentando la crescita delle emissioni di gas effetto terra, non si può ancora dire che queste siano in declino; le energie rinnovabili aumentano ma i combustibili fossili dominano anora il mix energetico. Il “Brown to Green Report 2017: la transizione del G20 ad un’economia a basse emissioni di carbonio” è stato realizzato grazie al sostegno della Stiftung Mercator, della Banca Mondiale e della Fondazione europea per il clima, da un gruppo di esperti provenienti dai paesi del G20 Australia, Argentina, Brasile, Cina, Francia, Germania, India, Indonesia, Messico, Sudafrica e Regno Unito. I dati mostrano che per quanto riguarda la decarbonizzazione, l’UE e i suoi Stati membri del G20 ottengono una buona valutazione generale, mentre la Russia è classificata bassa, con l’Australia molto bassa. L’energia rinnovabile è in aumento in tutti i paesi tranne che in Russia dove l’approvvigionamento assoluto di energia rinnovabile è diminuito del 20% dal 2009. Le emissioni di gas a effetto serra dei paesi del G20 sono aumentate del 34% tra il 1990 e il 2014. Tuttavia, nello stesso periodo le loro economie sono cresciute di circa il 117%, dimostrando che stanno utilizzando risorse energetiche in modo più efficiente rispetto al passato. La situazione dell’Italia In Italia, nonostante i notevoli progressi nella crescita delle energie rinnovabili e nella riduzione delle emissioni, le prestazioni della politica climatica sono relativamente basse. L’Italia deve assumersi più responsabilità e non limitarsi a seguire le iniziative europee. La quota italiana di energie rinnovabili nell’approvvigionamento energetico del 15% è maggiore della media del G20, e in anni recenti anche i tassi di riduzione delle emissioni di gas serra e di consumi energetici pro-capite sono stati molto alti. Ma se il nostro paese ha già superato l’obiettivo 2020 per le energie rinnovabili, il “percorso futuro non è chiaro perché la strategia energetica del 2030 è ancora in preparazione”. L’Italia ha fissato un obiettivo nazionale di riduzione delle emissioni di gas serra nel 2020 del 18% al di sotto dei livelli del 2005, ma non ha ancora presentato il proprio piano con il target di riduzione delle emissioni nell’ambito dell’accordo di Parigi. Pur avendo raggiunto il proprio obiettivo al 2020 delle rinnovabili non se ne è posto uno a medio termine. Il Climate Action Tracker valuta l’obiettivo dell’UE di ridurre entro il 2030 le emissioni di gas serra del 40% al di sotto dei livelli del 1990 come “medio”, poiché non è coerente con il riscaldamento a meno di 2 ° C, Limite di 1,5 ° C. Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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