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La corsa ad abbassare il prezzo degli impianti fotovoltaici non è una strategia vincente sul lungo periodo se non c’è la qualità dei componenti. a cura di Italia Solare Il solare ha tutti i numeri per diventare parte integrante della produzione elettrica nazionale, al pari delle fonti fossili. Quando si parla di impianti fotovoltaici si dovrebbe parlare più in termini di costi in rapporto all’energia elettrica prodotta (€/kWh), piuttosto che di costi rispetto alla potenza installata (€/kWp), in questo modo si riuscirebbe a misurare effettivamente la redditività di un impianto. Negli anni passati troppo spesso sono tate fatte istallazioni guardando di più agli incentivi che alla qualità delle installazioni e oggi, ancora meno di ieri, questo modus operandi non è più in alcun modo sostenibile. Gli effetti sono evidenti, negli ultimi anni sono emersi problemi inaspettati legati alla scarsa qualità dei materiali, risultato della corsa alla minimizzazione dei costi che ha come conseguenza inevitabile il peggioramento della redditività dell’investimento nell’impianto fotovoltaico. La qualità certificata è fondamentale per ridurre i costi della produzione energetica dei pannelli fotovoltaici lungo tutto il loro ciclo di vita e contribuisce a garantire la stabilità delle performances. Secondo uno studio condotto da TÜV Rheinland, i danni sui componenti possono portare a effetti equivalenti alla riduzione di vita di un impianto di alcuni anni. Cinque anni in meno significano un aumento del costo della produzione elettrica (LCOE) del 30%, che equivale a un incremento degli oneri dell’intero sistema di produzione di oltre 0,21 €/Wp. Vi sono fattori, come i raggi ultravioletti e lo stress termico, che influiscono sull’integrità del pannello e ai quali bisogna porre particolare attenzione. Per l’affidabilità e l’efficienza del pannello è determinante considerare i materiali di cui è fatto, soprattutto in situazioni climatiche particolarmente difficili. In base a una ricerca su oltre 190 impianti sparsi per il mondo per oltre 490 MW, effettuata da DuPont nel 2016, la protezione elettrica sul retro dei pannelli fotovoltaici (il backsheet) è uno dei componenti maggiormente soggetti a problemi, in particolare in presenza di alte temperature. Negli impianti installati sui tetti degli edifici il problema è maggiore rispetto a quelli installati a terra, proprio a causa delle notevoli temperature a cui è soggetto il modulo fotovoltaico. Sugli impianti installati a terra in zone con clima caldo il 26 per cento dei moduli hanno riscontrato problemi di backsheet, mentre nelle zone con clima temperato i problemi si riscontrano solo nel 9 per cento dei casi. Per gli impianti su tetto l’effetto delle alte temperature si sente anche nelle aree a clima temperato, dove ben il 25 per cento dei moduli ha mostrato problemi al backsheet. Tali problemi si traducono evidentemente in una minore efficienza del sistema. Anche grazie alle esperienze passate le nuove realizzazioni oggi hanno le carte in regola per garantire le prestazioni attese e giocare un ruolo importante nel mix energetico nazionale in un’ottica di riduzione delle emissioni. Grazie alle previsioni metereologiche, che sono estremamente accurate e permettono di stimare la produzione elettrica da fotovoltaico con una buona precisione, e ai sistemi di accumulo sempre più competitivi da un punto di vista tecnologico ed economico, il fotovoltaico ha tutte le caratteristiche per fare parte di tale mercato. Purtroppo manca ancora la normativa che gli consenta di entrare a pieno titolo e a parità di condizioni con le fonti fossili. Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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