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A cura di: Tommaso Tetro La vetta delle emissioni di CO2 è vicina. Mancano un paio d’anni: per il 2025 è previsto il picco. Da lì in poi dovrebbe esserci il ‘piano’, e poi la discesa, l’inversione della rotta. Un plateau che invece vale per la domanda di combustibili fossili. L’Agenzia internazionale per l’energia (Aie) nel nuovo ‘World Outlook Energy‘ parla di crisi energetica mondiale senza precedenti. Mentre l’Onu con l’ultimo rapporto del suo Programma dedicato all’ambiente (Unep) spiega come si sia perso soltanto del tempo: un “anno sprecato” quello appena passato, calcolando il periodo intercorso tra la Cop26 di Glasgow nel Regno Unito e la Cop27 a Shamr El Sheik in Egitto, in programma dal 6 al 18 novembre. Le azioni di contrasto ai cambiamenti climatici non bastano; è invece ora di muoversi rapidamente e radicalmente per riformare il modello economico. Secondo l’Aie – ed è “la prima volta che accade” – la domanda globale dei combustibili fossili “mostra un picco o un plateau”, ovvero risulta ‘piatta’ “in tutti gli scenari” presi in considerazione. Un segnale evidente che arriva anche dal fatto che “le esportazioni russe in particolare diminuiscono in modo significativo man mano che l’ordine energetico mondiale viene rimodellato”. Si tratta per l’Agenzia di una “crisi energetica senza precedenti” che ha messo in evidenza tutta “la fragilità” e tutta “l’insostenibilità dell’attuale sistema energetico”. Ma che “può essere un punto di svolta storico verso un futuro più pulito e sicuro”. “I mercati e le politiche dell’energia sono cambiati a seguito dell’invasione russa dell’Ucraina, non solo per il momento, ma per i decenni a venire – avverte il direttore esecutivo dell’Aie, Fatih Birol – il mondo dell’energia sta cambiando radicalmente davanti ai nostri occhi”. Sulla questione gas, l’Agenzia internazionale per l’energia fa presente come “il prossimo inverno” prometta “di essere un momento pericoloso, e un periodo di prova per la solidarietà dell’Ue”. Poi, mette in guardia: “L’inverno 2023-2024 potrebbe essere ancora più duro”. Tra i dati fondamentali che emergono dal ‘World energy outlook’, per la prima volta in assoluto, c’è uno scenario che mostra come la domanda globale dei combustibili fossili sia giunta a un picco: l’uso del carbone diminuisce nei prossimi anni, la domanda di gas raggiunge un livello stabile entro la fine del decennio e aumentano le vendite di veicoli elettrici. Il che tradotto significa che “la domanda di petrolio si stabilizza a metà degli anni 2030, prima di diminuire leggermente alla metà del secolo”. In generale la domanda totale di combustibili fossili “diminuisce costantemente dalla metà degli anni 2020 al 2050”, a un ritmo annuale che equivale a quello della scomparsa di un grande giacimento petrolifero. Allo stesso tempo, “i mercati energetici internazionali subiscono un profondo riorientamento negli anni 2020, mentre i Paesi si adeguano alla rottura dei flussi Russia-Europa”. Nello scenario che si basa sulle ultime impostazioni politiche a livello mondiale – le promesse e gli impegni assunti dai diversi Paesi – gli investimenti globali nell’energia pulita verranno spinti “a oltre 2 trilioni di dollari all’anno entro il 2030, con un aumento di oltre il 50% rispetto a oggi”. E, “nel 2025 viene raggiunto un punto massimo per le emissioni globali”; cosa che apre a delle prospettive, quantomeno su cui riflettere, verso un aumento delle ambizioni e di ulteriori target internazionali, magari da assumere alla Cop27. 10/03/2022 Le emissioni globali di CO2 nel 2021 hanno raggiunto il livello più alto di sempre Il principale fattore che ha spinto le emissioni globali di CO2 legate all’energia al loro record nel 2021 è stato l’aumento dell’uso del carbone. Anche per le rinnovabili hanno toccato il loro massimo. Il nuovo report IEA Crescita senza precedenti delle emissioni di CO2 legate all’energia. Lo segnala l’International Energy Agency in un nuovo studio che evidenzia un +6% lo scorso anno delle emissioni globali di anidride carbonica (oltre 2 miliardi di tonnellate), che hanno toccato i 36,3 miliardi di tonnellate, il livello più alto di sempre, più che compensando il calo dell’anno precedente dovuto alla pandemia. La ragione principale è la ripresa dell’economia mondiale dalla crisi del Covid-19 e il forte aumento dell’uso del carbone. Le condizioni meteorologiche e di mercato energetico avverse – in particolare i picchi dei prezzi del gas naturale – che hanno portato a bruciare più carbone, hanno ostacolato la ripresa della domanda di energia, nonostante il ruolo delle rinnovabili, che hanno registrato la maggior crescita di sempre. Evidentemente la ripresa economica non è stata così sostenibile come da più parti ci si augurava. La speranza ora è che ci sia una vera accelerazione della transizione energetica, a garanzia di sicurezza di approvvigionamento e prezzi più contenuti per i consumatori. Tra i Paesi è la Cina che ha guidato il triste primato, con un aumento di emissioni di CO2 di 750 milioni di tonnellate tra il 2019 e il 2021, più che compensato il calo aggregato nel resto del mondo nello stesso periodo. L’aumento dell’uso del carbone Il maggiore responsabile, come dicevamo, è il carbone che ha rappresentato più del 40% della crescita globale delle emissioni di CO2 nel 2021, arrivando al massimo storico di 15,3 miliardi di tonnellate. Una crescita naturalmente intensificata dai prezzi record del gas naturale. In aumento significativo, rispetto ai livelli pre-covid, anche le emissioni di CO2 dal gas naturale; le emissioni di CO2 dal petrolio sono invece rimaste al di sotto dei livelli pre-pandemici, a causa della limitata ripresa dell’attività di trasporto globale nel 2021, principalmente nell’aviazione. Il ruolo delle rinnovabili Eppure il report segnala che le fonti di energia rinnovabile e il nucleare hanno fornito una quota maggiore della produzione globale di elettricità rispetto al carbone nel 2021. Le rinnovabili hanno toccato il loro massimo, superando gli 8.000 terawattora (TWh) nel 2021, 500 TWh sopra il livello del 2020. La produzione dall’eolico e dal solare fotovoltaico è aumentata rispettivamente di 270 TWh e 170 TWh, mentre la produzione idroelettrica è diminuita a causa della forte siccità, in particolare negli Stati Uniti e in Brasile. La produzione di energia nucleare nel 2021 è aumentata di 100 TWh. 21/4/2021 Anidride carbonica: previsto aumento record di emissioni nel 2021 IEA stima che nel 2021 le emissioni di CO2 legate all’energia aumenteranno di 1,5 miliardi di tonnellate, spinte dalla forte ripresa della domanda di carbone. Bene le rinnovabili Il nuovo Rapporto Global Energy Review 2021 dell’IEA stima che nell’anno in corso le emissioni globali di anidride carbonica legate all’energia aumenteranno di 1,5 miliardi di tonnellate – il secondo più grande balzo nella storia dopo quello del 2010, in seguito alla crisi finanziaria – invertendo il declino dell’anno scorso causato dalla pandemia Covid-19. Secondo il Rapporto, in base agli ultimi dati nazionali e all’analisi dei trend dei nuovi progetti energetici e della crescita economica – si prevede che la produzione economica globale cresca del 6% nel 2021, spingendo il PIL globale oltre il 2% rispetto ai livelli del 2019 – le emissioni di CO2 aumenteranno di quasi il 5% quest’anno fino a 33 miliardi di tonnellate. Il driver chiave è la domanda di carbone, in particolare nel settore elettrico, che è destinata a crescere del 4,5%, superando il livello del 2019 e avvicinandosi al picco del 2014. “Si tratta – ha sottolineato ha detto Fatih Birol, direttore esecutivo dell’AIE – di un terribile segnale che ci dice che la ripresa economica dalla crisi del Covid è tutt’altro che sostenibile per il nostro clima. A meno che i governi di tutto il mondo non si muovano rapidamente per iniziare a tagliare le emissioni, è probabile che nel 2022 affronteremo una situazione ancora peggiore. Il Summit sul clima ospitato dal presidente americano Joe Biden questa settimana è un’occasione importante per impegnarsi in un’azione chiara e immediata prima della COP26 a Glasgow“. La domanda globale di energia è destinata ad aumentare del 4,6% nel 2021 – guidata dai mercati emergenti e dalle economie in via di sviluppo, più che compensando la contrazione del 4% nel 2020. Crescerà significativamente la domanda di tutti i combustibili fossili, in particolare il carbone e il gas supereranno i livelli del 2019. Anche il petrolio è in forte ripresa, ma dovrebbe rimanere al di sotto del suo picco del 2019, considerate le difficoltà del settore dell’aviazione. Aumento record emissioni globali di anidride carbonica L‘aumento previsto nell’uso del carbone supera quello delle rinnovabili di quasi il 60%, nonostante l’accelerazione della domanda di energie pulite. Più dell’80% della crescita prevista della domanda di carbone nel 2021 verrà dall’Asia, guidata dalla Cina, il suo utilizzo aumenterà anche negli Stati Uniti e in Unione europea, rimanendo comunque ben al di sotto dei livelli pre-crisi. La domanda di gas naturale è destinata a crescere del 3,2% nel 2021, spinta dall’aumento in Asia, Medio Oriente e Russia, la produzione di elettricità da gas naturale rimarrà al di sotto dei livelli del 2019. La domanda di rinnovabili è cresciuta del 3% nel 2020, mentre quella di tutti gli altri combustibili è diminuita, ed è destinata ad aumentare in tutti i settori chiave – energia, riscaldamento, industria e trasporti – nel 2021. La produzione di elettricità da fonti rinnovabili è destinata a crescere di oltre l’8% nel 2021, rappresentando più della metà dell’aumento della fornitura globale di elettricità in tutto il mondo e raggiungendo 8.300 TWh. Il più grande contributo verrà da solare e dall’eolico, che potrebbero registrare il più grande aumento di sempre, raggiungendo più di 2.800 terawatt-ora nel 2021. Per l’eolico ci si aspetta una crescita rispetto al 2020 di 275 terawatt-ora, circa il 17%; la produzione di elettricità dal solare fotovoltaico dovrebbe aumentare di 145 terawatt-ore, quasi il 18% in più. Le energie rinnovabili sono destinate a fornire il 30% della produzione globale di elettricità nel 2021, in aumento rispetto a meno del 27% nel 2019 e al 29% del 2020. La Cina dovrebbe rappresentare quasi la metà di tale aumento, seguita da Stati Uniti, Unione europea e India. Img by IEA Articolo aggiornato Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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