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Il 2018 è appena iniziato. Un anno delicato, di transizione, un anno decisivo per il futuro delle rinnovabili. Soprattutto negli USA dove le politiche locali devono fare i conti con una politica nazionale che punta sull’uso dei combustibili fossili. Secondo le stime dell’AIE, l’Agenzia Internazionale dell’Energia, il futuro delle rinnovabili non potrà che essere vincente. In tutto il mondo lo sviluppo dell’energia pulita è in forte crescita: energia eolica, energia solare, energia dal mare, idroelettrico contribuiranno a raddoppiare sino al 2022 la capacità di potenza installata rispetto agli ultimi cinque anni. Entro il 2022 , continua l’Agenzia, il 30% dell’energia prodotta deriverà da fonti energetiche rinnovabili (attualmente le fonti pulite contribuiscono per il 24%). Un trend che secondo le stime dell’Agenzia Internazionale dell’Energia dovrebbe far abbassare il contributo del carbone nel mix energetico al 26% entro il 2022. Domanda di carbone che registra già oggi una flessione soprattutto in Cina e Stati Uniti, due colossi che fanno dei combustibili fossili la loro fonte primaria di energia. Mentre la Cina spinge l’acceleratore sull’abbandono delle fonti fossili (vedi il piano di dismettere molte centrali a carbone), gli USA devono fronteggiare una politica nazionale incentrata sul ritorno al carbone e dei combustibili fossili, annullando i passi avanti fatti dall’amministrazione precedente. Negli States le fonti rinnovabili hanno fornito il 18% di energia (ottobre 2017), tre punti percentuali in più rispetto all’anno precedente. In California il 30% dell’energia venduta dalle principali utilities energetiche deriva da fonti rinnovabili; nello stato di New York il 23% del mix energetico è green; in Texas il 15% del fabbisogno energetico è soddisfatto da grandi parchi eolici. Il futuro delle rinnovabili sembra già segnato. Ma il pericolo è dietro l’angolo. Lo spettro di Trump sul futuro delle rinnovabili Mentre molti stati americani si sono detti contrari alle politiche energetiche del Presidente Trump, Rick Perry, forte negazionista dei cambiamenti climatici, ha proposto un cambio nelle regole del mercato energetico nazionale che prevede degli incentivi in favore delle centrali a carbone e di quelle nucleari. Proposta che ha scatenato l’ira e l’opposizione degli operatori di rete, dei player del settore delle energie rinnovabili, dell’industria petrolifera e del gas, dei consumatori e dei gruppi ambientalisti. Solo nelle prossime settimane sarà possibile capire cosa deciderà di fare (e soprattutto se deciderà) la Federal Energy Regulatory Commission. Il futuro delle rinnovabili negli USA non è ancora chiaro come nel resto del mondo. Alcune indiscrezioni parlano di una tassa su pannelli fotovoltaici e celle solari importate dall’estero. Tassa che farebbe aumentare i prezzi dell’energia solare diminuendone la domanda. Mentre in tutto il mondo le politiche economiche e gli incentivi tendono a favorire le rinnovabili e le nuove tecnologie, gli Stati Uniti devono superare gli ostacoli “imposti” da Washington. Ostacoli che se riuscissero nell’intento, frenerebbero la crescita delle fonti energetiche pulite americane, il secondo consumatore mondiale di energia. Ma la lotta interna è tutt’altro che scontata: ventinove stati hanno firmato mandati per le fonti rinnovabili e altri otto stati hanno già fissato dei “target” per l’energia pulita così come confermato dal “North Carolina Clean Energy Technology Center”. Basti pensare che lo stesso Distretto di Columbia, sede della capitale della nazione, ha come obiettivo a medio termine (entro il 2032) quello di soddisfare metà del suo fabbisogno energetico utilizzando fonti di energia pulita. Nel resto del mondo invece il futuro delle rinnovabili promette scintille. Sistemi di accumulo per l’energia, inverter intelligenti, sistemi di gestione dell’energia in tempo reale, nuovi materiali che aumentano il rendimento energetico, sono tutti aspetti che trainano la crescita delle energie rinnovabili e che spingono aziende, città ed istituzioni a preferire l’energia pulita rispetto ai combustibili fossili. “L’energia rinnovabile non è una tecnologia alternativa, è la principale fonte di una nuova generazione energetica – afferma Scott Jacobs, amministratore delegato e co-fondatore di una delle più grandi società d’investimento in energie pulite, la Generate Capital – La sola cosa che continuerà a guidare la crescita delle rinnovabili è la proposta di valore convincente in grado di offrire ai clienti”. Gli impianti di produzione basati sul nucleare e sul carbone saranno presto solo una scomoda eredità del passato. Troppo costosi per competere con le nuove tecnologie emergenti che rendono il futuro delle rinnovabili migliore di qualunque aspettativa possiamo avere oggi. Consiglia questo approfondimento ai tuoi amici Commenta questo approfondimento
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