Arriva la Carta delle aree per il deposito di rifiuti nucleari, 67 siti possibili in 7 Regioni

Attesa da anni è stata pubblicata finalmente la Carta delle aree potenzialmente idonee a ospitare il sito. Via libera dopo il nulla osta del ministero dello Sviluppo e del ministero dell’Ambiente. Ma come si poteva immaginare c’è stata una vera e propria insurrezione degli enti locali e dei Comuni. Chiude la porta anche il ministro della Salute Roberto Speranza che scende in campo per proteggere la ‘sua’ Basilicata. La mette sul piano nazionale Matteo Salvini con l’attacco al governo. Il progetto prevede una struttura che occuperà 150 ettari: 110 per il deposito e 40 per un Parco tecnologico. Conterrà fino a 78mila metri cubi di rifiuti radioattivi

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Arriva la Carta delle aree per il deposito di rifiuti nucleari, 67 siti possibili in 7 Regioni
Foto di Dirk Rabe da Pixabay

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Era attesa da anni, e finalmente – non certo in un buon momento per il Paese – è arrivata la Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee (Cnapi) a ospitare il deposito di rifiuti nucleari. E così come la pubblicazione della mappa era atteso, e immaginabile, anche il dissenso: le Regioni e i Comuni sono infatti in rivolta e nessuno sembra volere il deposito nucleare.

La Carta individua in tutto 67 possibili siti in 7 Regioni: Piemonte, Toscana, Lazio, Puglia, Basilicata, Sicilia e Sardegna. La questione si apre anche sul piano nazionale: il ministro della Salute Roberto Speranza scende in campo per proteggere la ‘sua’ Basilicata; mentre Matteo Salvini attacca il governo.

L’ok alla Cnapi e la mappa dei possibili siti

Il via libera consisteva sostanzialmente in un nulla osta, arrivato da parte del ministero dello Sviluppo e del ministero dell’Ambiente, alla pubblicazione da parte di Sogin, la società dello Stato che si occupa dello smantellamento delle vecchie centrali e della gestione dei rifiuti radioattivi.

I potenziali siti sono distribuiti così: 8 in Piemonte, 2 in Toscana, 22 in Lazio, 1 in Puglia, 4 tra Puglia e Basilicata, 4 in Sicilia e 14 in Sardegna, 12 in Basilicata.

La situazione attuale

I rifiuti nucleari italiani più radioattivi sono stoccati temporaneamente in Francia e Gran Bretagna, con costi alti per i contribuenti, quelli meno radioattivi sono sparsi in vari depositi poco sicuri in Italia.

Dopo anni di valutazioni, e soprattutto di stallo sul rilascio del nulla osta, è iniziato il percorso per la scelta del luogo in cui sarà costruito il deposito e il Parco tecnologico.

Il deposito della discordia

Prevedibile l’insurrezione da Nord a Sud degli enti e delle amministrazioni locali. I ‘no’ sono stati immediati, e anche alcuni leader a livello nazionale non si sono fatti attendere: in prima fila il ministro Speranza ‘a proteggere’ il suo territorio. E deciso, chiude con fermezza la porta: “La Basilicata non è idonea – spiega – le aree sono in zona sismica”.

Ma anche alcune dichiarazioni (perlopiù strumentali) di Salvini: in sette diversi post, uno per ogni Regione interessata scrive: “Il governo è incapace e fa male a”, con l’aggiunta del nome della Regione. Proprio la Basilicata – che tanto aveva combattuto ai tempi di Scanzano Jonico – ha alzato le barricate; Vito Bardi è stato chiaro: “ci opporremo con tutte le forze”. Stesso discorso per la Sardegna con Christian Solinas che parla di “atto di arroganza del governo” e di “ennesimo oltraggio”. Ma anche il Lazio con l’assessore Massimiliano Valeriani dice netto che la “Regione è indisponibile”; e la Puglia guidata da Michele Emiliano fa sapere la sua “ferma e netta contrarietà”; non è da meno Eugenio Giani per la Toscana che mette in evidenza come sia “contraddittorio mettere le scorie in zone patrimonio Unesco”. La Sicilia, con l’assessore Totò Cordaro, vuole capirci di più e ritiene per questo “fondamentale un pieno confronto tra governo nazionale, Regione e comunità locali”. E per il governatore del Piemonte Alberto Cirio è “inaccettabile” che “una decisione” di questo tipo sia stata “assunta senza confronto”.

I Comuni fanno un fronte compatto. Una posizione che si può riassumere con quella espressa dai sindaci della Val d’Orcia in Toscana: “Proposta irricevibile e non negoziabile”.

Il progetto

Sogin prevede 4 anni di cantieri per realizzare il deposito. La struttura occuperà 150 ettari: 110 per il deposito e 40 per un Parco tecnologico dedicato alla ricerca e alla formazione sul nucleare.

Il deposito sarà costituito da 90 costruzioni in calcestruzzo, le “celle”. All’interno saranno conservati grandi contenitori in calcestruzzo speciale, i “moduli”.

Questi conterranno a loro volta i bidoni metallici dei rifiuti radioattivi stabilizzati, i “manufatti”.

Per 40 anni riceverà fino a 78.000 metri cubi di rifiuti radioattivi. Li custodirà fino a che non saranno più radioattivi, per 300 anni.

L’investimento sarà di 900 milioni di euro, finanziati con la quota delle bollette elettriche destinata allo smantellamento degli impianti nucleari.

Secondo le stime di Sogin la costruzione del deposito genererà oltre 4mila posti di lavoro per 4 anni nel cantiere; e successivamente un migliaio di addetti alla gestione. Nella fase di esercizio l’occupazione diretta dovrebbe essere di circa 700 addetti, tra interni ed esterni, con un indotto che può portare l’occupazione fino a mille impiegati.

Il processo per la scelta definitiva

La pubblicazione della Carta dei siti idonei è solo l’inizio di un processo articolato che porterà al deposito. Dopo la presentazione della Carta, e la consultazione pubblica del progetto e dei documenti correlati, è previsto un Seminario nazionale con tutti i soggetti interessati.

In base a quanto verrà elaborato, e poi sintetizzato dalla consultazione prima e dal Seminario nazionale poi, la Sogin preparerà una nuova Carta.

Soltanto a quel punto i Comuni potranno presentare delle candidature (che per legge saranno soggetti di alcuni benefici economici di compensazione), e qualora non ce ne fossero il governo farà la scelta definitiva.

La posizione del ministero dell’Ambiente

Provano a spegnere l’incendio dal ministero dell’Ambiente. “Il Paese – dice il ministro Sergio Costa – aspettava da tempo la Cnapi, non è tempo di polemiche”. Sulla stessa scia il sottosegretario all’Ambiente Roberto Morassut: “Dopo decenni di attese e rinvii, in Italia si chiude definitivamente la stagione del nucleare”.

E provano anche a offrire rassicurazioni sul percorso che si apre, quello della consultazione pubblica, con un Seminario nazionale che coinvolgerà tutte le figure coinvolte: “Potenzialmente non significa che sia stata assunta alcuna decisione alle spalle delle comunità locali, come qualcuno in malafede sta in queste ore sostenendo”.

Il ministero garantisce che “sarà una procedura fortemente partecipata e trasparente, condotta coinvolgendo gli amministratori e i cittadini”.

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