Edilizia, energia, rigenerazione delle città, il decreto Semplificazioni diventa legge

La mappa del provvedimento approvato con fiducia al fotofinish. Modificato per buona parte, aveva all’origine come obiettivo principale lo snellimento delle procedure e dei tempi di esecuzione soprattutto per le infrastrutture e il digitale. Per il governo è anche uno strumento necessario all’acquisizione dei fondi Europei soprattutto per l’accelerazione necessaria da imprimere alla spesa delle risorse per i progetti contenuti nel Recovery plan ormai pronto. Ma l’anima ambientalista del Paese non è contenta, e ne parla come di qualcosa di peggio che “un’occasione persa”.

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Edilizia, energia, rigenerazione delle città, il decreto Semplificazioni diventa legge

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Rendere meno severo, sostanzialmente snellendo le procedure e abbattendo i tempi di esecuzione, il rilancio economico del Paese. Un obiettivo, quello che si pone il decreto Semplificazioni, che punta sulle infrastrutture, sull’edilizia e sull’accelerazione del digitale. Ma anche sull’ambiente.

Il provvedimento, che ha subito modifiche non trascurabili, è stato approvato al fotofinish alla Camera, dopo il via libero della scorsa settimana a Palazzo Madama; sarebbe scaduto a metà settembre, e vista la mole delle norme contenute, e in alcuni casi ‘politicamente’ stravolte rispetto all’intento dello spirito originario, non in pochi avevano provato a tirarlo lungo per addebitare a chi di dovere una mancata approvazione che difficilmente sarebbe stata digerita da Palazzo Chigi.

E’ per questo che l’ennesima fiducia ha posto il sigillo sul testo; che ormai non era più ‘ri-modificabile’ alla Camera e che ha scontato i mal di pancia di non pochi deputati che da tempo rivendicano, legittimamente, le proprie funzioni in ruolo.

Il decreto Semplificazioni è anche uno strumento utile all’acquisizione dei fondi Europei. Infatti quello che il governo ha inserito nel Recovery plan – ormai pronto e dedicato perlopiù a sostenibilità e digitale – avrà bisogno di velocità d’esecuzione. E, almeno nelle intenzioni, le norme del decreto a questo mirano (o avrebbero dovuto mirare).

Ecco la mappa del testo diventato legge, suddivisa nei suoi capitoli principali: dagli appalti all’edilizia (rigenerazione urbana, edilizia sociale, stadi, strade ciclabili), dal digitale all’energia all’ambiente (rinnovabili e procedure autorizzative).

Appalti

La disciplina speciale sugli appalti, che mira a sbloccare le opere, resterà in piedi per tutto il 2021. Quindi fino al prossimo anno il tetto per gli affidamenti diretti sarà pari a 150mila euro.

L’aggiudicazione deve avvenire in due mesi, che diventano quattro in casi specifici. Per i contratti sopra la soglia, il termine è di sei mesi.

La pubblicazione dei bandi diventa obbligatoria sia per gli appalti sopra che per quelli sotto la soglia; in questo modo nel caso di procedure ristrette si apre la possibilità di candidatura anche per raggruppamenti d’impresa.

La responsabilità dei funzionari

Il danno erariale scatta solo quando c’è dolo. Una limitazione che riguarda gli amministratori che agiscono, che ‘firmano’ e sbloccano lavori e opere, non quelli che restano fermi. In altre parole si rischia di più in caso di omissioni o inerzie. Anche questa norma resta valida fino alla fine del 2021.

Edilizia, stadi, strade ciclabili

Basterà la Scia, la segnalazione certificata d’inizio attività, per l’avvio di interventi di edilizia che riguardino scuole, università, residenze per studenti, ospedali, strutture sportive ma anche abitazioni.

Un regime di semplificazione limitato nel tempo, che toccherà anche da vicino le zone colpite da terremoto, valido per i lavori che cominciano entro il 2022, e riservato a investitori pubblici o istituzionali.

Per gli stadi si punta ad adeguare gli impianti sportivi a “standard internazionali di sicurezza, salute e incolumità pubbliche”.

Se le sovrintendenze reputano necessaria la tutela di alcuni “specifici elementi” possono dare indicazioni in tal senso ma secondo tempi contingentanti.

Arriva poi la “strada urbana ciclabile” con limite di velocità a 30 chilometri orari e priorità ai ciclisti nella circolazione. In queste lingue d’asfalto la precedenza spetterà a bici e monopattini; è prevista anche la realizzazione della ‘casa avanzata’ (cioè uno spazio riservato e dedicato esclusivamente alle biciclette davanti rispetto alla linea di arresto valida per tutti gli altri ai semafori e agli incroci, per garantire maggior sicurezza).

Le amministrazioni locali potranno dare licenza di multare gli automobilisti anche ai propri dipendenti e agli addetti alla raccolta dei rifiuti.

Il digitale

Da fine febbraio tutte le amministrazioni pubbliche dovranno avviare il processo di digitalizzazione dei servizi, caricandoli sull’app ‘Io’, in modo che i cittadini possano accedervi attraverso la Spid, l’identità digitale, arrivata a quota 10 milioni, o la carta di identità elettronica. Nasce la Piattaforma digitale nazionale dei dati.

Rigenerazione urbana

Quanto alla rigenerazione urbana, vengono sburocratizzati gli interventi di demolizione e ricostruzione, equiparati a mere ristrutturazioni edilizie.

Una semplificazione che tocca sicuramente le periferie mentre per le ‘zone omogenee A’, che perlopiù rispondono ai centri storici, restano dei paletti. Qui, gli interventi sono condizionati ai piani messi a punto dai Comuni. E in alcune città, per esempio come Roma, queste zone sono particolarmente estese.

Secondo il Consiglio nazionale degli architetti e della rete delle professioni tecniche il 45% del patrimonio edilizio italiano è costituito da oltre 14,5 milioni di edifici, di cui soltanto il 13,1% è stato realizzato dopo il 2001. Il 60% è precedente al 1980; molti immobili sono precedenti alle norme del 1977 sul risparmio energetico ed è anche per questo che in Europa l’Italia si classifica al primo posto come emissioni di CO2 causate dalle abitazioni, e sempre al primo posto come consumi energetici.

In particolare il 58,4% degli edifici sono stati realizzati prima del 1977, e cioè senza alcuna attenzione a forme, almeno minime, di efficienza energetica.

La produzione media annua di costruzioni residenziali in Italia è passata da 200mila edifici all’anno del periodo 1960-1970 a 29mila edifici all’anno del periodo 2001-2018.

Con grande soddisfazione di Legambiente è stato inoltre accolto un emendamento proposto dalla stessa associazione e presentato dai senatori De Petris, Errani, Grasso, Laforgia, Nugnes e Ruotolo, che semplifica l’iter per le demolizioni delle case costruite illegalmente: “Riteniamo fondamentale – sottolinea il presidente di Legambiente Stefano Ciafani – la modifica introdotta nella nuova legge, che avoca ai prefetti l’esecuzione degli interventi, ferme restando tutte le competenze dei Comuni in tema di controllo urbanistico del territorio e di repressione dei reati, ivi comprese le ordinanze di demolizione. Perché è necessario intervenire sul meccanismo su cui si basano le demolizioni, prendendo atto del suo fallimento ad oggi stante l’inerzia degli enti locali a causa del ricatto elettorale”, .

I capitoli scuole e aree terremotate: le prime sono per il 70%, quasi 52mila edifici, risalenti a prima del 1980; mentre 2mila Comuni italiani sono ubicati in aree ad alto rischio sismico: in zona 1 e zona 2 si trovano oltre 6 milioni di edifici in cui risiedono 9 milioni di famiglie e più di 22 milioni di residenti (altri 19 milioni di persone risiedono nelle zone 3).

Per l’Istituto nazionale di architettura il provvedimento porterà alla “paralisi dei processi di rigenerazione urbana e rappresentano un duro attacco contro l’architettura; questo provvedimento legislativo è frutto di una posizione ideologica, dannosa e contraria a qualsiasi forma di innovazione.

Energia e rinnovabili

Viene agevolata la realizzazione di impianti alimentati da fonti di energia rinnovabile e la costruzione di punti e stazioni di ricarica per i veicoli elettrici. Il decreto razionalizza la procedura di Valutazione d’impatto ambientale (Via) per le opere pubbliche. Ma l’anima ambientalista non è contenta. Tutt’altro.

“È infatti ormai evidente che il vero ostacolo allo sviluppo delle fonti rinnovabili e pulite non è tanto la riduzione degli incentivi, ma piuttosto quello delle procedure autorizzative e molto spesso la contrarietà della comunità locale soprattutto verso gli impianti eolici, fotovoltaici, da biomasse, idroelettrici e geotermici”, ha detto il vicepresidente di Kyoto club, Francesco Ferrante, parlando di ‘speranza’ post-Covid 19 facendo presente come “tutti stiano a parlare di decarbonizzazione, green economy e Green new deal” ma “poi il settore più vitale è fermo per le incrostazioni della nostra legislazione sul tema”.

Poco o niente c’è nel provvedimento: se non “una semplificazione significativa per la realizzazione degli accumuli per le rinnovabili” e “qualche altro ‘atto dovuto’ come per esempio ammettere finalmente agli incentivi impianti fotovoltaici da realizzarsi su cave o discariche dismesse a prescindere dalla destinazione d’uso di quell’area”.

Insomma, ha osservato Ferrante, “niente di niente sui nodi più importanti. In compenso, però, con gli emendamenti del Pd si agevola lo stoccaggio di CO2 (che interessa l’Eni) e si riducono le royalty sulle trivellazioni, e si semplifica il processo di autorizzazione per gli oleodotti”. Peggio di “un’occasione persa – ha proseguito dichiarando uno ‘sconforto innegabile’ – un vero e proprio green washing. Ci si chiede se al Governo e tra le stesse forze di maggioranza ci si renda conto che non solo ogni obiettivo europeo così risulterà irraggiungibile, ma se la continua mortificazione di un intero settore non significherà la fuga di imprese all’estero”; come del resto “sta già succedendo” con Enel, “la più grande utility al mondo nelle rinnovabili, investe per il suo sviluppo all’estero e non tra le mura domestiche”.

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