E’ emergenza cibo, ci divoriamo il 70% del Pianeta. Abbiamo 9 anni per invertire la rotta

Nuovo rapporto del Wwf su abitudini e stili di vita sbagliati a tavola, sulle diete di 147 diversi Paesi della Terra, lanciato in occasione della Giornata mondiale dell’alimentazione, il 16 ottobre. Le sette parole chiave per migliorare il proprio regime alimentare a favore del Pianeta: locale, vegetale, bio, responsabile, sano, vario, anti-spreco. E quest’anno il premio Nobel per la pace è stato assegnato al World food programme (Wfp), il Programma mondiale per l’alimentazione delle Nazioni Unite

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E’ emergenza cibo, ci divoriamo il 70% del Pianeta. Abbiamo 9 anni per invertire la rotta

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E’ emergenza cibo per l’umanità. Il 70% del Pianeta ce lo stiamo ‘mangiando’ con abitudini e stili di vita sbagliati, anche e soprattutto a tavola. Insomma “stiamo divorando il Pianeta senza capire quanto la nostra salute sia profondamente connessa con quella dell’ambiente in cui viviamo”.

Questo quello che emerge da un nuovo rapporto del Wwf ‘Invertire la rotta: il potere riparatore delle diete amiche del Pianeta’, lanciato in occasione della Giornata mondiale dell’alimentazione, il 16 ottobre; un evento che trova spazio anche sui social con l’hashtag per l’occasione #Menu4Planet con informazioni e soluzioni dedicate ai consumatori. Ed è quasi un segnale che quest’anno il premio Nobel per la pace sia stato assegnato al World food programme (Wfp), il Programma mondiale per l’alimentazione delle Nazioni Unite.

Dieta sostenibile per l’uomo e la natura

Tra le iniziative del Wwf – che ha portato avanti la campagna per tutta la settimana – c’è anche uno strumento per calcolare la sostenibilità della dieta individuale che consente di identificare i comportamenti ‘giusti’; inoltre ai cittadini vengono suggerite sette parole chiave – locale, vegetale, bio, responsabile, sano, vario, anti-spreco – per migliorare il proprio regime alimentare a favore del Pianeta.

Il rapporto del Wwf – una ricerca scientifica condotta sulle diete di 147 diversi Paesi del mondo – invece prova a offrire “una visione globale” e “indica un approccio locale per favorire l’adozione di diete sostenibili per uomo e natura”.

“Abbiamo solo 9 anni per rivedere il sistema di produzione alimentare a livello globale, attraverso un cambio dei regimi alimentari di ciascun Paese – osserva il Wwf – solo così potremo invertire il trend in picchiata della perdita di biodiversità. Il modo con cui ci alimentiamo ha, infatti, causato finora la perdita del 70% di biodiversità terrestre e del 50% di quella d’acqua dolce”.

I vantaggi per l’ambiente

Secondo l’analisi la scelta di un “modello alimentare amico del Pianeta” a livello globale comporterebbe: aria più pulita e temperature più basse con una riduzione di circa il 30% delle emissioni di gas serra, maggiore biodiversità sul Pianeta, riducendone di almeno il 5% la perdita, più spazio per natura e specie poiché si ridurrebbe di almeno il 40% il bisogno di terreni agricoli, una popolazione più in salute e con un’aspettativa di vita più lunga poiché il tasso di mortalità prematura si ridurrebbe di almeno il 20%.

Nobel per la pace al Programma alimentare mondiale

Il premio Nobel per la pace vinto quest’anno dal Programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite riporta come motivazione “l’impegno del Programma nel contrasto alla fame nel mondo”.

Secondo il Comitato del Nobel il Wfp ha meritato il premio “per gli sforzi nel contrastare la fame, per il contribuito nel migliorare le condizioni di pace nelle aree interessate da conflitti e per essere determinante negli sforzi di prevenzione delle guerre che sfruttano la fame come arma”.

In base ai dati rilanciati dal Comitato nell’ultimo anno ha aiutato quasi 100 milioni di persone in 88 Paesi, vittime di fame e insicurezza alimentare. Nel 2019 sono state 139 milioni le persone a soffrire a causa di malnutrizione, il numero più elevato degli ultimi anni.

La decisione di assegnare il premio Nobel per la pace al Programma alimentare mondiale – ha scritto il Wfp su twitter ringraziando e sentendosi ‘onorato’ della decisione –  è “un potente promemoria per il mondo che la pace va di pari passo con ‘zero fame’”.

“La pandemia di coronavirus ha contribuito a un forte aumento del numero di vittime della fame nel mondo. In Paesi come Yemen, Repubblica Democratica del Congo, Nigeria, Sud Sudan e Burkina Faso, la combinazione di conflitto e pandemia ha portato a un drammatico aumento del numero di persone che vivono sull’orlo della fame – si legge nelle motivazioni del Comitato – di fronte alla pandemia, il Wfp ha dimostrato un’impressionante capacità di intensificare i propri sforzi. Come ha affermato la stessa organizzazione, ‘fino al giorno in cui avremo un vaccino medico, il cibo è il miglior vaccino contro il caos”.

Il Comitato del Nobel ha messo in evidenza l’importanza per tutti i Paesi di sostenere finanziariamente il Wfp poiché è “un obbligo per tutti gli Stati del mondo assicurare che le persone non muoiano di fame”. Gli organizzatori del premio hanno aggiunto: “Non risolveremo il problema della fame finché non metteremo fine ai conflitti armati nel mondo”.

Il Wfp fu fondato nel 1961. Il direttore del Programma di aiuto alimentare degli Usa George McGovern propose alla conferenza della Fao di creare un programma di distribuzione alimentare. Il Wfp venne costituito nel 1962 dalla Fao e dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite per tre anni su base sperimentale. Nel 1965 il programma venne ratificato. Il Programma alimentare mondiale è un’agenzia che dipende dalla Fao, l’istituto Onu con sede a Roma, che è anche la sede del Programma, e che si occupa di agricoltura e lotta alla fame. 2

I numeri dell’agenzia: ogni giorno ci sono 5mila camion, 20 navi e 92 aerei del Wfp in movimento per fornire cibo e altri tipi di assistenza a chi ne ha più bisogno; ogni anno, vengono distribuiti circa 15 miliardi di razioni alimentari, a un costo stimato di 31 centesimi di dollari a razione. Il Wfp riesce a fornire risposte eccellenti alle emergenze, ed in grado di ottenere risultati rapidi e su larga scala nei contesti più difficili. Le sue attività si concentrano infatti nell’assistenza d’emergenza, nel soccorso e nella ricostruzione, nello sviluppo e nelle operazioni speciali. Due terzi dei suoi interventi si svolgono in Paesi colpiti da conflitti, dove il rischio per le popolazioni di essere denutrite è triplo rispetto ai Paesi in pace.

“È più che mai urgente muoversi verso un cambiamento collettivo delle nostre abitudini di produzione e consumo degli alimenti – conclude Isabella Pratesi, direttore conservazione di Wwf Italia – per poter garantire il benessere futuro ad una popolazione globale in continua crescita”. In sostanza la dieta che il Wwf raccomanda comporta “scelte non solo sul tipo di alimenti, ma anche sui metodi di produzione e soprattutto sulla loro provenienza”.

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