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Sembra strano parlarne oggi, eppure anche i pannelli fotovoltaici, la giovane tecnologia rinnovabile su cui puntiamo per salvare il pianeta, hanno un fine vita. Per i moduli solari, così come il frigorifero, il televisore o il computer quando smettono di funzionare, è prevista la necessità di uno smaltimento in vista del recupero dei materiali. Per il momento non se ne vedono moltissimi da “rottamare” ma già da qualche mese è obbligatorio per produttori e importatori l’adesione ai consorzi che si occupano della raccolta e del riciclo. In effetti, dando un’occhiata alle cifre di settore si scopre che la potenza totale di fotovoltaico disponibile in Italia ha superato a ottobre 2012 il valore complessivo di 16,6 GW, il che significa che sono attualmente in esercizio oltre 451.000 impianti. Per quanti moduli? Questo è difficile da dire: per un impianto di medie dimensioni da 1 MW che è stato realizzato di recente sui tetti di 9 capannoni sono stati impiegati circa 4.000 moduli. È bene ricordare, tuttavia che la vita media di un pannello è in genere di 25-30 anni. L’Europa, preso atto di questo boom del fotovoltaico, ha deciso quindi di rivedere la direttiva 2002/96 sui rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE) decidendo di inserire anche i moduli tra i rifiuti elettronici da sottoporre a raccolta e trattamento. Tutto è cambiato dal 1° luglio 2012 Dal punto di vista legislativo il primo riferimento alla gestione del modulo a fine vita risale al DM 5 maggio 2011 (Quarto conto energia) il legislatore, al fine di accedere agli incentivi, all’ art. 11 comma 6 ha imposto che per gli impianti entrati in esercizio successivamente al 30 giugno 2012, “il soggetto responsabile è tenuto a trasmettere al GSE (…) un certificato rilasciato dal produttore dei moduli fotovoltaici, attestante l’adesione dello stesso a un sistema o consorzio europeo che garantisca, a cura del medesimo produttore, il riciclo dei moduli fotovoltaici utilizzati al termine della vita utile dei moduli”. Il Gestore ha poi confermato l’introduzione del provvedimento nelle sue “Regole applicative per il riconoscimento delle tariffe incentivanti previste dal DM 5/5/2011” in cui tra l’altro si prevede un periodo transitorio di 6 mesi per adeguarsi pienamente ai requisiti previsti dalle regole con effetto retroattivo a partire dal 1° luglio. L’obbligo viene ripreso anche nel Quinto Conto Energia contenuto nel DM 6 luglio 2012, all’art.7 comma 5 quando si parla nuovamente dell’obbligo di adesione, e nel quale sono definiti i requisiti da richiedere a Consorzi o sistemi. Ogni produttore è dunque obbligato a disporre di un adeguato servizio di smaltimento degli impianti forniti una volta esauriti. I pannelli fotovoltaici, pertanto, non potranno essere smaltiti autonomamente dal loro proprietario ma è necessario seguire le procedure stabilite dalla normativa vigente. Il Consorzio che si occuperà materialmente della gestione del sistema di raccolta, deve poi offrire una serie di garanzie: da quella finanziaria a quella di qualità del lavoro, vale a dire l’aver conseguito una certificazione ISO 9001 o 14001. I due riconoscimenti sopperiscono al fatto che diverse regioni non dispongono di sistemi all’altezza per garantire lo smaltimento dei rifiuti del territorio. Operativamente il sistema di gestione dei pannelli fotovoltaici esausti è possibile grazie a una mappatura geo-referenziata di tutti gli impianti installati a livello nazionale a cui viene affiancato un sistema di tracciabilità dei moduli a fine vita. Una miniera d’oro Quando parliamo di rifiuti elettronici non è esagerato parlare di “tesoro nascosto”. Durante E-Waste Academy, un evento che fa capo alle Nazioni Unite e al Global e-Sustainability Initiative (GeSI), èstato calcolato che per l’intera produzione mondiale di materiale elettronici vengono utilizzati 320 tonnellate d’oro e 7.500 tonnellate d’argento ogni anno. Se si pensa poi che di tutto questo valore il solo 15% viene recuperato dalla discarica, allora capiamo che quando si parla di questa tipologia di rifiuti affrontiamo una questione centrale che si avvicina maggiormente alla gestione di risorse al pari di quelle naturali o energetiche. È anche da considerare il fatto che riciclando i pannelli solari e diversi materiali di cui sono composti è possibile anche ridurre le emissioni di anidride carbonica, che sarebbero prodotte se i materiali dovessero essere messi a punto ex novo. Il riciclo dei pannelli fotovoltaici è quindi un passo fondamentale, anche dal punto di vista dei danni economici evitati, che non può essere trascurato. Ciclo di lavorazione Intanto è bene sapere che la lavorazione dei moduli a fine vita non danneggia la salute e numerosi test hanno evidenziato il fatto che sono rifiuti non nocivi. Dagli impianti solari si possono ricavare generalmente alluminio (dalla cornice), vetro (dalla protezione), gallio, indio, selenide e tutti i materiali semiconduttori che compongono il silicio cristallino (dalla cella vera e propria), ma anche i costosi metalli costituenti gli elettrodi (come ad esempio l’argento) e ancora rame, plastica ecc. Per fare un esempio un modulo di 22,4 Kg contiene 17 Kg di vetro, 2,5 Kg di alluminio. Questi due materiali vengono recuperati interamente anche in Italia, mentre la cella fotovoltaica per essere smaltita deve essere inviata all’estero, visto che non sono presenti impianti in grado di effettuare questa lavorazione. A questo proposito dagli anni ’90 sono in corso numerosi progetti di Ricerca e Sviluppo per individuare le migliori tecnologie di riciclo dei pannelli fotovoltaici più comunemente usati ossia con moduli cristallini (policristallino o monocristallino) e in film sottile. Per i panelli in silicio cristallino si ripercorre il processo dei moduli a schermo piatto mentre per i moduli non in silicio si prevedono fasi differenti, ancora allo studio. Tre sono le fasi principali del processo di riciclo del pannello: la rimozione della cornice di alluminio; la fase di triturazione; un flusso di trattamento, analogo a quello del riciclo degli schermi piatti. Primo passo: l’adesione al consorzio I produttori e importatori hanno precisi obblighi di gestione della fase di fine vita degli impianti venduti. Il primo passo è l’adesione da parte dei produttori o importatori al consorzio che garantisce il riciclaggio dei moduli fotovoltaici, una volta che questi vengono dismessi. Ad oggi i consorzi creati per il riciclaggio sono PV Cycle, un’associazione internazionale indipendente senza scopo di lucro che gestisce un programma completamente operativo di raccolta e riciclaggio di moduli fotovoltaici a fine ciclo di vita in tutta Europa. Allo scopo di potenziare la presenza sul territorio nazionale e la capacità di rispondere alle esigenze locali, nel giugno 2012 PV CYCLE – che ha sede a Bruxelles – ha annunciato l’istituzione di un ufficio italiano. Creata nell’agosto 2012, PV CYCLE Italia Srl consentirà all’organizzazione di rispondere alle richieste dei propri membri e dei loro clienti in Italia e svolgerà un ruolo fondamentale fornendo un contributo in termini legali e operativi. Attualmente questo consorzio rappresenta circa il 90% del mercato europeo del fotovoltaico. Due sono le modalità per aderire a questo consorzio: si può essere membri a pieno titolo a cui accedono tutti i produttori o importatori di moduli fotovoltaici e ogni singola azienda che si occupa di commercializzare (vendere) moduli fotovoltaici nei 27 stati membri dell’Unione Europea e nei paesi dell’EFTA (Svizzera, Norvegia, Islanda e Liechtenstein), oppure membro associato che include grossisti, distributori, sviluppatori di progetti, integratori di sistemi, installatori di impianti elettrici nonché produttori di celle, associazioni nazionali dell’industria fotovoltaica e istituti di ricerca. Per chi opera solo in Italia, bisogna accedere alla sola sezione italiana. Per ottenere gli incentivi, occorre poi registrare i numeri seriali sul sito di tracciabilità. In Italia, invece, in virtù della lunga esperienza in materia di smaltimento batterie, Cobat, il Consorzio Obbligatorio per le Batterie al Piombo Esauste e i Rifiuti Piombosi,ha deciso di estendere la sua attività tradizionale e di RAEE anche ai pannelli fotovoltaici. Tra le prime azioni portate a termine, l’organizzazione ha sottoscritto un accordo con Ifi (Industria Fotovoltaica italiana) per l’avvio di una campagna di comunicazione sullo smaltimento riciclo degli impianti fotovoltaici, affinché tutti gli operatori fossero informati del nuovo obbligo, ma anche sull’esistenza di un sistema nazionale pronto a fornire un supporto legislativo, tecnico-scientifico e amministrativo, per chiunque ne avesse bisogno, sia privati e sia aziende. Sempre nel nostro Paese è partito anche il lavoro di ReMedia, il Consorzio nazionale per la gestione eco-sostenibile dei Rifiuti Tecnologici. I suoi ambiti svariano dai RAEE (Rifiuti di Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche), a Pile e Accumulatori (PA) esausti e fino, appunto agli impianti fotovoltaici a fine vita. ReMedia ha previsto uno specifico servizio per Produttori /Importatori di moduli in grado di garantire il riciclo dei moduli fotovoltaici mediante lo sviluppo ed il coordinamento delle attività di raccolta, trasporto, recupero e riciclaggio, nel rispetto delle normative ambientali. Consiglia questo approfondimento ai tuoi amici Commenta questo approfondimento
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