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Indice degli argomenti Toggle I punti principali della proposta del regolamento ImballaggiStretta su micro-imballaggiContenuto minimo materiale riciclatoDifferenziata e riciclabilitàElettrodomestici, take-away, bio, i target e le disposizioni Cosa ne pensano Governo italiano e ImpreseLa posizione Ue e il timing Dare la precedenza al riuso, quindi in seguito al riciclo. E’ questo il concetto alla base del passaggio deciso dall’Ue sugli imballaggi: una logica che si ripercuote sull’intera filiera dell’economia circolare. Cosa è successo? La commissione Ambiente del Parlamento europeo ha approvato la proposta di regolamento ‘Imballaggi’ della commissione Ue. Il governo italiano non ci sta, e anzi – con il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin – “promette battaglia” contro il regolamento che viene considerato un “rischio per la nostra filiera dell’economia circolare“. E, sulla stessa linea si ritrovano un pezzo delle imprese, per le quali è ora “indispensabile che l’approccio ideologico lasci il posto a una maggiore attenzione alle reali esigenze dei cittadini europei“. I punti principali della proposta del regolamento Imballaggi Molte le modifiche al testo proposto dalla commissione Ue. Si va dalla stretta sui micro-imballaggi alle nuove norme per promuovere il riuso nel settore del take-away, fino ai nuovi target per il contenuto minimo di materiali riciclati negli imballaggi. Stretta su micro-imballaggi Anticipata dal 2030 al 2027 l’entrata in vigore del divieto di immissione sul mercato di diverse tipologie di micro-imballaggi. Con riferimento alle modifiche all’allegato V del regolamento è stato portato da 1,5 kg a 1kg il limite di peso sotto il quale gli imballaggi monouso per frutta e verdura fresca saranno vietati. Inserite esenzioni ad hoc per i prodotti Dop e Igp. Inoltre l’elenco terrà conto dei rischi di deterioramento e di spreco alimentare, quando questi prodotti sono venduti sfusi. Nuove esenzioni vengono previste anche per gli imballaggi monouso per condimenti, conserve, salse, creme per caffè, zucchero e condimenti nel settore Ho.re.ca., come bustine, vaschette, vassoi, scatole. Vengono esentati gli imballaggi usati nei centri in cui è richiesta un’attenzione e un servizio personalizzati, come ospedali, cliniche e case di cura; o quelli usati da aziende agricole e società agricole che svolgono attività di vendita diretta in mercati agricoli regolamentati da leggi nazionali o regionali. Per i mini-imballaggi monouso per hotel, il limite che fa scattare il divieto di immissione in commercio viene portato – per i liquidi – da 50 millilitri a 100 millilitri. Poi il divieto viene allargato agli imballaggi secondari usati per i cosmetici, ad eccezione dei profumi, dei prodotti per l’igiene, e la toilette. Contenuto minimo materiale riciclato Cambiano gli obiettivi di contenuto minimo riciclato per gli imballaggi. In particolare, vengono esentate le bottiglie monouso in Pet per bevande dall’obbligo di 30% di contenuto minimo di materiale riciclato. Il contenuto minimo di materiale riciclato per gli imballaggi sensibili al contatto realizzati con materiali plastici diversi dal Pet, ad eccezione delle bottiglie di plastica per bevande monouso, scende dal 10% al 7,5%. Viene inserito un nuovo obiettivo per gli imballaggi sensibili al contatto realizzati con materiali plastici diversi dal Pet pari al 25%. Confermata l’esenzione delle micro-imprese, degli imballaggi, e dei prototipi di imballaggio usati a fini di ricerca, gli imballaggi per cibi e bevande per lattanti e bambini piccoli dal rispetto degli obiettivi di contenuto minimo di materie prime seconde. L’elenco delle esenzioni viene poi estesa a confezionamento di forniture, componenti e componenti di confezionamento immediato per la produzione di medicinali e per i medicinali veterinari, quando tale confezionamento è necessario per essere in linea con gli standard di qualità; inchiostri, adesivi, pitture, vernici e lacche utilizzati sugli imballaggi; qualsiasi parte in plastica che rappresenti meno del 5% del peso totale dell’intera unità di imballaggio. Gli Stati membri dovranno garantire l’esistenza di infrastrutture complete di raccolta e smistamento per facilitare il riciclaggio e assicurare la disponibilità di materie prime in plastica per il riciclaggio. Alla commissione Ue vengono assegnati compiti di monitoraggio del mercato delle materie prime seconde. Differenziata e riciclabilità Entro il primo gennaio 2029 gli Stati membri dovranno adottare le misure necessarie per garantire la raccolta differenziata del 90% di rifiuti in plastica, legno, metalli ferrosi, alluminio, vetro, carta e cartone. Entro il primo gennaio 2029, gli Stati membri dovranno garantire che, negli spazi pubblici, siano istituiti sufficienti sistemi di raccolta differenziata per le diverse frazioni di materiali di imballaggio. A partire dal primo gennaio 2030, gli Stati membri possono garantire che i rifiuti di imballaggio non raccolti separatamente siano selezionati prima dello smaltimento o delle operazioni di recupero energetico per rimuovere gli imballaggi destinati al riciclaggio. Entro il 2035 gli imballaggi corrispondenti al grado di riciclabilità D, o inferiori in base ai criteri di progettazione per il riciclaggio che saranno stabiliti, non saranno considerati riciclabili. Inoltre dove viene dimostrato vantaggioso per l’ambiente e tecnicamente fattibile, gli Stati membri potranno dare priorità al riciclaggio degli imballaggi in modo che possano essere successivamente riciclati e utilizzati nello stesso modo o per un’applicazione simile, con una perdita minima di quantità, qualità o funzione, in modo che i produttori obbligati a rispettare gli obiettivi di contenuto riciclato possano beneficiare di un accesso equo al materiale derivato dall’imballaggio riciclato. Elettrodomestici, take-away, bio, i target e le disposizioni Tra le altre norme, viene spostato al 2040 l’obiettivo di riutilizzo al 90 degli imballaggi di grandi elettrodomestici ed inserire un obiettivo intermedio pari al 50% di riutilizzo. La proposta della Commissione prevede un solo obiettivo, pari al 90% di riutilizzo, entro il 2030. Vengono riviste le disposizioni sul riuso degli imballaggi per le bevande, con obiettivi al rialzo e spostando la responsabilità verso i soli distributori finali. Gli obiettivi di riutilizzo degli imballaggi utilizzati per il trasporto di prodotti e di cibo diventano obiettivi minimi (riutilizzo del 30% entro il 2030 e del 90% entro il 2040 per gli imballaggi usati per il trasporto di prodotti alimentari come pallet, casse di plastica, scatole di plastica pieghevoli, secchi o bidoni). Dopo due anni dall’entrata in vigore del regolamento, gli operatori take-away nei settori del cibo e delle bevande dovranno consentire ai clienti di usare il proprio contenitore portato da casa. Solo per il settore delle bevande è prevista un’esenzione per le micro-imprese. Verrà poi chiesto alle organizzazioni europee di standardizzazione di sviluppare norme volontarie per gli imballaggi riutilizzabili, con l’obiettivo di promuovere le caratteristiche necessarie per la diffusione di sistemi di riutilizzo ben progettati. Queste norme riguarderanno, tra l’altro, la progettazione, l’etichettatura, la pulizia e la tracciabilità degli imballaggi riutilizzabili. Possibile introdurre nuovi obiettivi sui materiali-bio (bio-based) usati per gli imballaggi in plastica. A partire dal primo gennaio 2030, i supermercati (distributori finali) di dimensioni superiori a 400 metri quadrati dovranno dedicare almeno il 10% del loro spazio alle stazioni di ricarica. Entro 36 mesi dall’entrata in vigore del regolamento, i sacchetti di plastica molto leggeri richiesti per gli alimenti sfusi per motivi igienici o forniti come imballaggio primario per gli alimenti sfusi quando ciò contribuisce a prevenire lo spreco di cibo, saranno compostabili in condizioni controllate a livello industriale in impianti di trattamento dei rifiuti organici e potranno quindi essere raccolti in contenitori per rifiuti organici. In Italia è un obbligo già previsto dalla normativa. Via ibera al passaggio, nel quadro degli obblighi di compostabilità per i micro-imballaggi, da un criterio di compostabilità industriale ad un criterio di compostabilità a casa “per produrre compost per uso personale“. L’impatto sull’ambiente degli imballaggi dovrà essere minimizzato anche rispetto “al loro impatto immediato e cumulativo sull’ambiente nel caso della generazione di microplastiche“. Riduzione plastica pro-capite Ogni Stato membro deve ridurre i rifiuti di imballaggi di plastica prodotti pro-capite (rispetto a quelli prodotti pro-capite nel 2018) del 10% entro il 2030, del 15% entro il 2035, del 20% entro il 2040. La norma chiarisce che gli Stati membri che hanno istituito un sistema duale per la gestione dei rifiuti di imballaggio, uno per i rifiuti di imballaggio domestici e l’altro per i rifiuti di imballaggio industriali e commerciali, possono avere l’opportunità di mantenere la loro specificità. Al governo italiano non va giù Il voto Ue sugli imballaggi – ha detto Pichetto – mette “a rischio il modello italiano”. Il ministro ha annunciato “battaglia” in tutte “le sedi comunitarie” in difesa della filiera dell’economia circolare del nostro Paese. Per Pichetto il voto è una “conferma delle preoccupazioni”. Stesso discorso quello del ministro delle Imprese e del made in Italy Adolfo Urso: il regolamento sugli imballaggi “non valorizza a sufficienza i processi industriali e le buone prassi che hanno reso l’Italia un modello virtuoso in tema di riciclo. Continuerà il nostro impegno in sede europea per la tutela delle ragioni delle imprese del packaging italiano, settore leader nel riciclo dei materiali e quindi nell’economia circolare”. Le contestazioni da parte del governo italiano, legate alle preoccupazioni per gli impatti sulla filiera hanno però “già ricevuto una risposta ufficiale della Commissione Ue”. In cui, tra l’altro, si fa presente che “a livello europeo viene anche fornita una risposta alla carenza di materie prime; cosa che, nello specifico contesto storico, è un bene per le aziende”. Cosa ne pensano le imprese Il regolamento Ue sugli Imballaggi fa scendere in campo anche Confindustria: “L’Europa sta venendo meno al suo spirito – ha detto il presidente Carlo Bonomi, auspicando una revisione delle norme all’esame in plenaria – sta decidendo e scegliendo delle tecnologie in danno dell’industria italiana che negli ultimi 10 anni ha fatto degli investimenti nel riciclo, che ora vengono cancellati con un tratto di penna. Ma la cosa che mi preoccupa di più, sono i migliaia di posti di lavoro a rischio”. Nello specifico è ‘Pro food‘ a dire la sua: “Stanno emergendo timori a proposito delle enormi ripercussioni che queste norme avrebbero sui sistemi di distribuzione dei prodotti ortofrutticoli, sulla ristorazione di massa, sulle stesse esigenze di consumo dettate dalla vita moderna, e sull’accesso democratico a una alimentazione sicura”. E l’insoddisfazione di ‘Pro food’ rappresenta quella di un gruppo merceologico, interno a Federazione gomma-plastica, che raccoglie 14 aziende italiane produttrici di contenitori in materie plastiche destinati al confezionamento, alla distribuzione, e al consumo di alimenti e bevande; le aziende associate impiegano 4.500 addetti dislocati in 29 impianti in Italia e all’estero, con un fatturato di 1,5 miliardi all’anno, e coprono oltre il 70% del settore. Per il presidente di ‘Pro food’, Mauro Salini, l’Italia dovrebbe farsi “capofila di altri Paesi a tutela della qualità dei nostri prodotti, della sicurezza dei consumatori, e dei lavoratori”. Contrarie anche le imprese che i prodotti li inseriscono nel packaging. E per esempio Confagricoltura, secondo cui “la proposta non ha accolto le richieste del mondo agricolo, dell’Ho.re.ca. e di tutti gli altri settori economici”. Ci sarà – ha osservato il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti – “un impatto negativo non solo su tutti i produttori di imballaggi ma anche sui fornitori e sugli utilizzatori. Esiste un rischio estremamente concreto che vengano danneggiate intere filiere strategiche della produzione e della distribuzione nazionale. A subire i danni peggiori sarebbero le imprese, le cooperative agricole, e la filiera alimentare”. La posizione Ue e il timing Far incontrare a metà strada il riuso e il riciclo, per aiutare a migliorare le performance ambientali, dal momento che “gli imballaggi stanno aumentando più velocemente della capacità di riciclo”. Quello cui si punta è infatti cercare di rispondere, attraverso il riciclo, al ritmo di crescita degli imballaggi che attualmente è maggiore della capacità di riciclo. Tradotto, riusare: e via via far aumentare anche la forza del riciclo. Con questo voto – si fa presente – viene “data forma al provvedimento” che dovrà poi affrontare il voto in plenaria (intorno al 20 novembre), per dare così seguito al mandato per i negoziati inter-istituzionali (entro aprile, giusto prima delle elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo), una volta che il Consiglio avrà adottato la sua posizione negoziale, e quindi procedere all’approvazione definitiva. Sul regolamento però, nelle ultime ore in Europa, si sta puntando in modo più deciso a portare a approvazione un orientamento generale (cioè la posizione negoziale) al Consiglio Ambiente, aumentando la frequenza delle riunioni. Sarebbe infatti già decisa la data del prossimo appuntamento del Consiglio Ambiente, in programma per il 18 dicembre, con il regolamento Imballaggi come unico provvedimento in agenda. Istituzione di un Osservatorio sul riutilizzo Entro 24 mesi dall’entrata in vigore del regolamento la commissione Ue dovrà istituire un osservatorio europeo sul riutilizzo. L’osservatorio avrà il compito di monitorare l’attuazione delle misure previste dal regolamento, di raccogliere dati sulle pratiche di riutilizzo e di contribuire allo sviluppo delle migliori pratiche nel campo del riutilizzo. Consiglia questo approfondimento ai tuoi amici Commenta questo approfondimento
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