Ri-Generazione Legno

Da processo territoriale sostenibile a sperimentazione architettonica nell’ex-polo manifatturiero di Quarto Inferiore

Ri-Generazione Legno
Approfondimento realizzato in collaborazione con Architettura>Energia, centro ricerche del Dipartimento di Architettura dell’Università degli Studi di Ferrara.

PREMESSA / Ricerca e sperimentazione

Il percorso di questa tesi è stato fortemente influenzato da alcune esperienze personali che hanno delineato lo sviluppo del lavoro e il campo di ricerca.

Presso la TU di Monaco, ho frequentato il corso “Bauen mit Holz” (Costruire con il legno) presieduto da Herman Kaufmann che mi ha introdotto alla progettazione di sistemi costruttivi in legno all’avanguardia, con particolare attenzione a dettagli e aspetti strutturali.

Inoltre, i temi del Laboratorio di sintesi finale “Ri-Generazione Urbana” del prof. Nicola Marzot, con la collaborazione al progetto Spinner, sulla rigenerazione urbana hanno dato uno scenario alla tesi, l’Emilia Romagna, e un tema, il costruire sul costruito, che hanno successivamente formato il processo progettuale.

In particolare, deriva dagli spunti del laboratorio la riflessione sulle risorse primarie del pianeta come beni comuni e non riproducibili da anteporre al ragionamento progettuale architettonico e urbano. Questo tema si riverbera nella ricerca sulle filiere virtuose del legno come opportunità per riportare gli “oggetti naturali” al centro degli interessi di un territorio e sostenerne lo sviluppo.

Successivamente, la promozione di un concorso per giovani architetti sulla rifunzionalizzazione dell’ex complesso manifatturiero de La Perla a Quarto Inferiore (Provincia di Bologna) è apparso come un’occasione adeguata per lavorare sul tema del costruito, dell’area periurbana, degli edifici dismessi.

Tutti aspetti, questi, che nel contesto in cui operiamo, caratterizzato da una forte contrazione economica, non possono che risultare di straordinaria attualità.

Inoltre, la sperimentazione edilizia con il legno ha subito una forte spinta negli ultimi anni grazie alla convergenza di cause diverse: la crisi economica che ha fortemente colpito il mercato delle costruzioni ed ha reso necessaria la ricerca di nuove tecnologie economicamente più convenienti, la crescente sensibilizzazione rispetto al contenimento dei consumi energetici ed, infine, la necessità di dare risposte tecnologiche alle emergenze sismiche che regolarmente colpiscono il nostro Paese.

Due tappe risultano fondamentali nella maggiore diffusione del legno in edilizia : il protocollo di Kyoto del 1997, che sancisce l’obbligo di un abbassamento delle emissioni inquinanti, portando ad esperienze di risparmio energetico quali CasaClima e la nuova normativa antisismica del 2008 che rende più stringenti i controlli gli interventi sul costruito che possano creare un peggioramento della struttura. In entrambi i casi, l’utilizzo del legno risponde in modo positivo alle nuove esigenze.

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Sviluppo del processo di  ri-generazione

ABSTRACT / Ri- Generazione Legno

Partendo dalla ricerca sulle trasformazioni della risorsa forestale e studiando gli esempi di filiere virtuose come quelle di Germania ed Austria, la tesi cerca di investigare le potenzialità di un processo di rigenerazione trasversale, che dai processi territoriali arrivi alla sperimentazione architettonica su un caso studio.

Individuando nell’intervento sul costruito un ambito interessante per la rigenerazione delle città nell’attuale congiuntura socio-economica, la tesi sperimenta le potenzialità della filiera corta del legno di pioppo per la rifunzionalizzazione di un grande edificio industriale dismesso.

Il pioppo, infatti, fornisce quasi la metà del risorsa locale destinata all’industria del legno, viene cresciuto nelle zone pianeggianti del Nord Italia ed ha ampie potenzialità di espansione in Emilia Romagna dove sono già presenti numerosi impianti di pioppicoltura.

I principali usi del materiale riguardano la filiera dell’arredo e l’utilizzo estensivo in campo architettonico di questo materiale potrebbe permettere di sviluppare ulteriormente la filiera.

Il campo di sperimentazione architettonica è l’ex centro manifatturiero di Quarto Inferiore, collocato nella fascia periurbana di Bologna, soggetto di un concorso di idee per le creazione di un polo culturale. Le caratteristiche del materiale (leggerezza, facilità di reperimento ed economicità) e quelle dell’edificio (grandi dimensioni, …) hanno influenzato l’approccio architettonico, prediligendo un intervento dall’interno, per unità base che suddividano lo spazio e lo predispongano per aprirsi alle nuove sinergie create dalla filiera alla scala locale.

Un sistema di macro-arredo si inserisce nel grande spazio asistemico dell’edificio industriale, adattandosi alle condizioni dell’esistente con un modello prefabbricato a basso costo e di rapida realizzazione.

CAPITOLO 1 / Materia prima e territorio

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IN ITALIA  / una risorsa in aumento

Nonostante l’81% dei boschi italiani sia disponibile per il prelievo di legno, oggi si sfrutta soltanto il 2% del potenziale e si estrae soltanto un quarto della ricrescita annua di alberi.

L’aumento della risorsa forestale è causato da diversi fattori : abbandono di aree agricole per una scarsa redditività; mancata gestione dei terreni collinari a causa della difficile accessibilità che rende estremamente dispendiose le attività di diradamento e taglio; mancanza di un sistema completo che sia in grado di gestire il processo della filiera.

Si importa il 65% del legno utilizzato nelle filiere italiane che principalmente viene impiegato per alimentare la filiera legno-arredo ed il mercato energetico.

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LA PIOPPICOLTURA / limiti ed opportunità di un legno “ povero”

Dagli anni ‘60 ad oggi, la superficie destinata a pioppicoltura in Italia è diminuita del 71% e i pioppi costituiscono l’1% della superficie forestale italiana.

Nonostante questo, la pioppicoltura contribuisce alla produzione di circa il 40% del legno da lavoro. I cloni di pioppo coltivati in Italia costituiscono un’eccellenza rispetto ad altri Paesi.

Sono soprattutto le Regioni del Nord Italia a contribuire alla produzione di pioppi, in particolare Lombardia e Piemonte, mentre l’Emilia Romagna si colloca al quarto posto con 3024 ha coltivati a pioppo.

Insieme all’abete, utilizzato in campo edilizio soprattutto per le costruzioni, il pioppo rappresenta una delle essenze maggiormente impiegate per usi produttivi. Le caratteristiche che lo differenziano dall’abete sono la leggerezza, l’economicità e soprattutto il veloce accrescimento, infatti nell’arco di circa 10 anni le piante sono pronte per il taglio.

Gli usi principali del legno di pioppo si riferiscono alla produzione di arredo, pannelli, carta e rifiniture per interni di mezzi di trasporto quali barche e caravan.

Fino ad oggi, l’impiego nel settore delle costruzioni è stato molto limitato sebbene siano in atto studi da parte di diversi gruppi di ricerca per portare avanti sperimentazioni sul materiale in architettura, in versione semplice o composta con altri materiali quali il legno di abete.

In particolare le ricerche hanno riguardato la creazione di nuovi cloni di pioppo per aumentarne la resistenza, travetti in legno lamellare misto pioppo e abete e pannelli di OSB in pioppo.

Oltre agli ottimi risultati delle ricerche, (maggiore resistenza di nuovi cloni, minor costo di determinati prodotti rispetto al legno di abete…) l’aumento della domanda di case in legno e il nuovo piano interregionale creano le  condizioni ideali per sviluppare la filiera del legno .

Seguendo l’esempio di quanto avvenuto in Piemonte, e di quanto accade da molti anni in Paesi europei che hanno saputo fare della filiera del legno un settore virtuoso della propria economia, si sono riconosciute le potenzialità per la formazione di un cluster Pianura Padana, che allo stesso modo si occupi del networking tra i diversi attori del settore, promuova l’innovazione tecnologica, renda percorribile la strada della filiera corta e contribuisca al suo mantenimento a regime ed infine coinvolga non solo la Regione Emilia Romagna, ma una rete sovraregionale di enti territoriali.

La creazione del cluster legno non porterebbe solo benefici per l’economia del settore, ma partendo dall’arboricoltura della pianure (es. pioppo) potrebbe generare una evoluzione virtuosa e contribuire alla cura del territorio collinare ed espandere la filiera ad altre specie.

Sviluppo filiera legno/costruzioni


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Costruire nel costruito

Come detto in precedenza, una interessante applicazione del legno di pioppo per le città di oggi, colpite dalla crisi e particolarmente segnate dal contrasto al consumo di suolo, risulta l’intervento sugli edifici costruiti da riqualificare.

Le caratteristiche del legno di pioppo, leggerezza, prefabbricazione, velocità di cantiere e basso costo lo rendono particolarmente adatto all’utilizzo sulle strutture esistenti.

Sono stati individuati e classificati i diversi gradi di intervento che possono essere messi in atto in relazione a condizioni dell’edificio, contesto e funzioni.

Inoltre, prendendo la città di Bologna come caso studio, sono stati analizzati gli ambiti in cui si concentrano le tipologie di edifici corrispondenti ai diversi interventi.

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CAPITOLO 2 / Caso studio e sperimentazione

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L’edificio scelto come caso studio è un edificio di grandi dimensioni, Ex stabilimento “La Perla” azienda di intimo.

La struttura, realizzata negli anni 70 dall’architetto Bolognese Cervellatti, si colloca nel centro di Quarto Inferiore, piccola frazione nella fascia periurbana di Bologna.

Dal punto di vista strutturale, così come spaziale, è possibile suddividere il grande manufatto in 3 porzioni distinte, in parte corrispondenti anche alle fasi storiche.

Lo stabilimento a Quarto Inferiore é chiara espressione dell’evoluzione del processo

produttivo, caratterizzato negli anni ‘70 da un’attenzione alla catena di montaggio e alla sua funzionalità.

Quest’edificio, situato in un’area di circa 12’000 mq, nasce esclusivamente per finalità produttive ma viene tuttavia definito “coerente espressione di un pensiero che lega, in maniera indissolubile, la

qualità dell’ambiente architettonico alla qualità della vita o del lavoro che in essa possa essere condotta”.

La crisi del mercato e la conseguente vendita della società all’estero portano nel 2009 alla dismissione dell’intero stabilimento produttivo. L’edificio va così a sommarsi ai numerosi grandi contenitori abbandonati del territorio.

Tuttavia ben presto, le particolari condizioni del mercato, unitamente alle singolarità della struttura, hanno portato l’amministrazione della società di Nute Partecipazioni a maturare l’intenzione di trasformare questo stabile in un edificio a finalità culturali e ricreative emanando un bando di concorso nel 2014 per la rifunzionalizzazione dell’edificio.

Strategie di rigenerazione

L’analisi territoriale, la morfologia dell’edificio e la volontà della committenza hanno dettato le linee guida per la ri-generazione dell’edificio. Il programma risponde così alle esigenze locali e alle opportunità territoriali dando vita a funzioni che dialogando tra loro creano sinergie vincenti.

Data la dimensione della struttura dell’edificio, per poter garantirne la fattibilità ed agevolarne la gestione nel tempo, la strategia è stata suddivisa in 3 parti, così come tre sono le macrofunzioni inserite in esse.

Andando ad intervenire nella fascia periurbana, non si può inoltre prescindere a livello strategico dalle variabili di utenza, ulteriormente accentuate dalle dinamiche di trasformazione previste nelle aree vicine. Il progetto F.I.CO. ad esempio prevede infatti un’affluenza considerevole che apporterà alla zona nuove prospettive per sviluppi ed investimenti nell’area.

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Il progetto si propone al pubblico, tramite influenze di breve ed ampio raggio: nel primo caso fornendo servizi con un’utenza variabile giornalmente, come la piscina comunale o uffici locali, e nel secondo caso prevedendo funzioni più complesse legate ad una nuova dinamicità dell’area e delle nuove utenze: abitazioni temporanee, un centro filiera del legno ed un’area dedicata a esposizioni e conferenze.

Adiacente al polo funzionale del CAAB , Quarto Inferiore può svolgere una funzione di attrattore nei confronti non solo dei futuri fruitori di F.I.CO. ma più generalmente dei numerosi cityusers della zona (lavoratori pendolari).

L’edificio mantiene il suo distacco rispetto alle residenze adiacenti: rispetto alle preesistenze, il progetto non modifica la viabilità o gli accessi allo stabilimento, ma agisce sull’area esterna pertinenziale tramite minimi interventi concentrati nell’area della corte (pavimentazione ed arredo urbano). Sono infatti le nuove funzioni inserite nel contenitore esistente che creano un dialogo col contesto e non la rottura dell’elemento architettonico.

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Paesaggio artificiale.

Livello uno

Il progetto si focalizza sul principio insediativo e sul metodo con cui è possibile intervenire su di un edificio esistente di grandi dimensioni. Il primo piano dell’ex stabilimento risulta il campo di applicazione del metodo stesso, il principale campo di sperimentazione.

In primis la regolare struttura intelaiata in calcestruzzo viene privata delle partizioni interne leggere, ritenute incongrue con la nuova destinazione d’uso.

Inoltre, come visto al piano terra, il primo intervento è quello di predisporre la struttura alle nuove funzioni di cui nel progetto daremo una interpretazione temporanea passibile di cambiamenti futuri. La predisposizione dell’edificio avviene attraverso interventi permanenti sull’organizzazione spaziale e strutturale : il nuovo accesso con vano scale, i servizi, la corte interna e gli impianti.

Il nuovo accesso centrale permette una migliore distribuzione interna, i servizi sono adeguamento di quelli esistenti, utilizzano le stesse canalizzazioni, la corte interna verrà ampiamente descritta in seguito, ed infine, gli impianti sono tali da rendere autonomi i lotti esterni attraverso una pompa di calore e un impianto di ventilazione meccanica.

L’organizzazione dello spazio mantiene la zona di deambulazione ed i servizi al centro, suddividendo la fascia perimetrale in aree da “colonizzare”, o lotti: creare nella maxi struttura – con un’estensione to­tale di circa 3000 mq – un sistema di unità indipendenti, la cui occupazione viene poi a loro volta basata su regole/linee guida spaziali.

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Regole d’nsediamento

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Sulla base di questo sistema, si propone dunque un’occupazione e suddivisione degli spazi dei lotti tramite elementi prefabbricati in legno di pioppo, elementi riconducibili alla natura di “arredo” che, all’interno di un grande contenitore, definiscono e configurano lo spazio.

Le unità base create dal sistema di prefabbricazione e la loro modularità – derivanti dalla filiera legno – interagiscono così con la struttura predisposta al loro funzionamento.

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Vantaggi della struttura lignea

Le unità, grazie alla loro realizzazione in legno, garantiscono dei vantaggi:

1) prefabbricazione della struttura che, tramite la modularità degli elementi, consente una maggiore rapidità di messa in opera e conseguente economicità.

2) migliore prestazione termica e di isolamento acustico per consentire elevati livelli di comfort

3) la leggerezza del materiale aumenta in maniera solo trascurabile i carichi accidentali che agiscono sulla struttura esistente.

4) Flessibilità e riutilizzo: l’elemento base potrà essere modificabile e facilmente adattabile alle diverse esigenze dell’utenza. Inoltre, essendo il legno un materiale a basso contenuto energetico, la sua sostenibilità ed il suo utilizzo allo stato grezzo, ne assicurano la massima riciclabilità.

5) Personalizzazione.

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Conclusioni

La tesi riflette sul significato che la rigenerazione può assumere per il nostro territorio con un’azione alle diverse scale, dal processo territoriale fino alla tecnologia.

Naturalmente scontando tutti i limiti dovuti al breve tempo della ricerca, ad una analisi quantitativa dei dati e che necessiterebbe di maggiore tempo ed approfondimento.

Inoltre, la scelta di un edificio di grandi dimensioni come caso studio, ha ulteriormente complicato le già complesse problematiche messe in campo dal punto di vista di vivibilità dello spazio in riferimento alle nuove funzioni.

Il progetto agisce infatti come sistema di regole all’interno di un edificio asistemico nel quale le va­riabili esistenti di struttura e morfologia rendono la convivenza dei due elementi talvolta conflittuale.

L’elemento di interfaccia tra la flessibilità del sistema ligneo interno e la conformazione dell’edificio esistente avrebbe potuto essere il progetto della facciata, che si propone come step successivo, dal momento che le dimensioni dell’edificio e la mancanza di una nuova destinazione funzionale forte non avrebbero reso una tale trasformazione, non necessaria dal punto di vista energetico e strutturale, percorribile economicamente.

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Giacomo Moretti è nato a Cesena nel 1989, laureato presso la Facoltà di Architettura dell’Università degli Studi di Ferrara nel 2014. Abilitato alla professione dal 2015.

Nel 2011/2012 studia presso la TUM – Technische Universität München  dove si specializza in costruzioni in legno seguendo il Dipartimento Holzbau di H.Kaufmann. Si contraddistingue vincendo alcuni concorsi a scala urbana ed architettonica, svolge importanti esperienze lavorative e partecipa a Workshop nazionali ed internazionali.

Relatori: Arch. Nicola Marzot, Arch. Alessandro Gaiani
Correlatore: Vittorino Belpoliti

Un ringraziamento per la collaborazione a:
Ing. Francesco Pirani
Gaetano Castro (Cra-Monferrato)
Michele Brunetti (Cnr-Ivalsa)
Daniele Rossetti (Jove)

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