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La forma di autoproduzione da fonti rinnovabili più frequentemente applicata da diverse categorie di piccoli e medi utenti è basata su impianti fotovoltaici, tipicamente sulle coperture degli edifici. Negli ultimi anni si sono succeduti più provvedimenti per incentivare la produzione di energia da conversione fotovoltaica (Conto Energia). Con l’ultimo provvedimento (Quinto Conto Energia) è cambiato il meccanismo di incentivazione. Mentre con i precedenti provvedimenti veniva incentivata allo stesso modo tutta l’energia prodotta e si poteva usufruire dello “scambio sul posto” (ovvero era possibile e vantaggioso utilizzare la rete elettrica come un accumulo di energia virtualmente infinito), con il Quinto Conto Energia è stata introdotta l’incentivazione dell’autoconsumo, cioè dell’energia FV che viene contestualmente consumata là dove è collocato l’impianto FV. Con la fine delle incentivazioni è comunque rimasta conveniente la formula dell’autoconsumo, in quanto il prezzo di acquisto dell’energia elettrica è maggiore di quello di vendita. Per aumentare la frazione di autoconsumo del FV è possibile utilizzare i SdA installati nell’impianto elettrico dell’utente. Nel Libro Bianco sugli Accumuli è stata svolta un’analisi costi/benefici di un SdA per tre tipologie di utenti, nell’ipotesi che venga eliminata la disciplina dello scambio sul posto anche per le installazioni di potenza inferiore ai 200 kW: utenti domestici utenti industriali utenti del terziario Per gli utenti domestici si è fatto riferimento ai dati di monitoraggio dei consumi di energia elettrica su base oraria di un campione di circa 400 clienti, per i quali è disponibile il consumo orario per un intero anno. Si è ipotizzato che ciascun utente del campione fosse dotato di un impianto fotovoltaico da 3 kW la cui produzione in parte soddisfa il consumo dell’utente (autoconsumo) e in parte viene immessa in rete. Per aumentare la quota di autoconsumo si è supposto di installare presso l’utente un SdA di taglia crescente: quanto più grande è la taglia dell’SdA tanto maggiore è la quota di autoconsumo e quindi il beneficio per l’utente. In base ai prezzi assunti per il SdA, tale beneficio risulta però insufficiente a giustificare l’investimento nel SdA, non solo ai prezzi attuali ma anche nel caso di una riduzione del 50% del prezzo del SdA (in tal caso, solo il 3% degli utenti del campione trarrebbe un beneficio economico dal SdA). Anche nel caso degli utenti di tipo industriale e terziario considerati nei casi di studio descritti nel rapporto, l’installazione di SdA è risultata, per i casi reali esaminati, di scarso interesse, dal momento che la potenza realisticamente installabile da fonte rinnovabile (fotovoltaico) è limitata dalle superfici di copertura e risulta una frazione modesta dei fabbisogni elettrici degli utenti, per cui la frazione di autoconsumo risulta molto elevata anche senza l’impiego degli accumuli. Consiglia questo approfondimento ai tuoi amici Commenta questo approfondimento
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