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A cura di: Andrea Ballocchi Indice degli argomenti: Tutela della biodiversità e a favore delle foreste e del clima Deforestazione: “è ancora assente dall’agenda delle banche centrali” C’è un legame tra banche e deforestazione. Tre delle più grandi banche centrali del mondo centrali, Federal Reserve, Banca Centrale Europea e Bank of England, hanno acquistato “milioni di dollari in obbligazioni da aziende agroalimentari legate alla deforestazione”. Lo evidenzia il report di Global Witness, Ong internazionale attiva per i diritti umani e in particolare contro lo sfruttamento delle risorse naturali. Il titolo è eloquente: Bankrolling deforestation, ovvero “finanziare la deforestazione”. Federal Reserve avrebbe acquistato 16 milioni di dollari di obbligazioni emesse da Archer-Daniels-Midland Company, Bunge e Cargill. Bank of England ha investito 150 milioni di sterline in una frazione non rivelata di un’obbligazione Cargill. La Banca Centrale Europea ha acquistato il debito emesso da Bunge Finance Europe. ADM, Bunge e Cargill sono state “ripetutamente collegate” a interventi di deforestazione e di land grabbing (l’accaparramento di terre a opera di investitori privati messo in atto con sistemi molto discutibili e a spese della popolazione locale) in ecosistemi come il Cerrado brasiliano, una savana estremamente ricca di biodiversità, nonché il secondo ecosistema più grande del Brasile dopo la Foresta Amazzonica. Secondo Trase Finance (iniziativa di trasparenza creata da Stockholm Environment Institute e Global Canopy), ADM ha il terzo maggior rischio assoluto di deforestazione per la soia brasiliana, subito dopo Bunge. Quest’ultima svolge attività nel settore della soia in Brasile collegate “a quasi 17mila segnalazioni di incendi boschivi nel 2020 e a un’area a rischio di deforestazione grande quasi quattro quinti di Chicago negli anni tra il 2015 e il 2018”. Cargill è stata definita da Greenpeace come “l’azienda che nutre il mondo contribuendo a distruggere il pianeta”. Tutela della biodiversità e a favore delle foreste e del clima: servono impegni seri La tutela dell’ambiente è fondamentale per la sopravvivenza degli esseri viventi, umani compresi, ma genera anche notevoli influssi economici. Global Whitness ricorda che il cambiamento climatico e la perdita di biodiversità presentano seri rischi per la stabilità del sistema finanziario globale. Oltre la metà del PIL mondiale – 44mila miliardi di dollari di valore economico generato – dipende in misura moderata o elevata dalla natura e dai suoi servigi. Le banche centrali svolgono un ruolo fondamentale nell’economia, dalla supervisione delle istituzioni finanziarie alla promozione della protezione dei consumatori. Hanno avuto negli ultimi anni un’importante funzione di sostegno all’economia mondiale, prima durante la crisi finanziaria del 2008 e più recentemente con la pandemia COVID-19. Negli ultimi anni sono aumentate le pressioni su queste banche affinché usino la loro influenza per rispondere all’emergenza climatica e per assicurarsi che le loro politiche siano in linea con i piani di azzeramento netto dei loro Paesi. Le stesse hanno mostrato un progressivo interesse e lo si nota anche solo dallo spazio dedicato a livello di comunicazione: Bank of England, per esempio, dedica spazio sul proprio sito web al tema del climate change e dei rischi finanziari che comporta. Ma occorrono anche interventi attivi per limitare il rischio climatico nei loro investimenti e portafogli, e per riuscirci devono essere supervisori prudenziali più responsabili. Un altro modo in cui le banche centrali intervengono nei mercati finanziari è l’acquisto di obbligazioni societarie. Ed è qui che si arriva alla questione messa in evidenza da Global Witness. Ha esaminato le disponibilità obbligazionarie delle tre banche centrali in questione e ha scoperto il loro acquisto di grandi volumi di debito emesso da società legate alla deforestazione e alla distruzione delle foreste. Deforestazione: “è ancora assente dall’agenda delle banche centrali” Le banche centrali “dicono una cosa sul cambiamento climatico e ne fanno un’altra” detenendo le obbligazioni identificate da Global Witness. Non solo: il Corporate Sector Purchase Programme della Banca Centrale Europea ha investito nel debito emesso da Bunge Finance Europe, società interamente controllata da Bunge. La stessa ong segnala a questo proposito: “Questa obbligazione compare nel primo elenco di partecipazioni reso disponibile sul sito web della banca, a partire da giugno 2017. Ad agosto 2022, la banca continuava a detenere questo nonostante l’impegno assunto l’anno precedente di incorporare le considerazioni sul rischio di cambiamento climatico nei criteri di acquisto delle obbligazioni societarie”. Nel 2017, otto banche centrali e autorità di vigilanza hanno fondato il Network for Greening the Financial System (NGFS) per mobilitare i finanziamenti per il clima e sviluppare nuove metodologie di valutazione del rischio e di supervisione. Bank of England, BCE e Federal Reserve ne fanno parte. Nonostante ciò, “la deforestazione è ancora assente dall’agenda delle banche centrali”, rimarca Global Witness, segnalando a questo riguardo che le tre banche centrali oggetto dell’indagine finora hanno compiuto progressi disomogenei in materia di deforestazione. “Sia la Banca d’Inghilterra che la Banca Centrale Europea hanno emanato delle linee guida per i loro supervisori nel settore finanziario privato, chiedendo loro di adottare un approccio strategico per identificare, gestire e mitigare i rischi finanziari legati al clima. Nessuna delle due banche, tuttavia, ha dato priorità ai rischi posti dalla deforestazione in queste linee guida”. Non solo: Client Earth (ente di beneficenza di diritto ambientale) ha recentemente riferito che il debito della Banca Centrale Europea nei confronti di società ad alte emissioni costituisce più della metà dei 266 miliardi di dollari di attività detenute nell’ambito del programma di acquisto di obbligazioni societarie della stessa BCE. Non solo: il think tank britannico New Economics Foundation suggerisce l’esistenza di una tendenza nel programma di quantitative easing della Banca d’Inghilterra che l’ha portata a investire in modo sproporzionato in settori ad alta intensità di carbonio, tra cui i combustibili fossili. Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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