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Eurodeputati e Consiglio dell’UE nella notte di sabato 17 dicembre hanno trovato un accordo per riformare il sistema Emissions Trading, con l’obiettivo di ridurre le emissioni industriali e investire maggiormente in tecnologie rispettose del clima. Il sistema di scambio delle quote di emissione dell’UE (ETS), che sancisce il principio “chi inquina paga“, è il fulcro della politica europea per raggiungere l’obiettivo della neutralità climatica. Fissando un prezzo alle emissioni di gas a effetto serra (GHG), il sistema ETS ha dato il via a riduzioni significative delle emissioni dell’UE, perché le industrie sono incentivate a diminuirle, investendo in tecnologie rispettose del clima. Dalla sua introduzione, nel 2005, le emissioni dei settori di riferimento, produzione di energia elettrica e calore e impianti industriali ad alta intensità energetica, sono state ridotte del 42,8%. EU ETS, maggiori ambizioni al 2030 Entro il 2030 le emissioni nei settori ETS dovranno essere ridotte del 62% rispetto al 2005, un aumento di 19 punti percentuali rispetto alla riduzione del 43% prevista dalla legislazione vigente e un punto in più rispetto a quanto proposto dalla Commissione. Per raggiungere questo target ci sarà una riduzione una tantum della quantità di quote a livello europeo di 90 Mt di Co2 equivalenti nel 2024 e di 27 Mt nel 2026, oltre a una diminuzione annuale delle quote del 4,3% a partire dal 2024-27 e del 4,4% a partire dal 2028-30. Eliminazione graduale delle quote gratuite alle imprese Le quote gratuite alle industrie nell’ambito del sistema ETS saranno eliminate gradualmente, a partire dal 2,5% nel 2026, per arrivare al 100% nel 2034. E’ stato raggiunto un accordo per introdurre, con le stesse tempistiche con cui saranno eliminate le quote gratuite del sistema ETS, il meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere (CBAM), uno degli elementi principali del pacchetto “Fit for 55%” (ovvero il piano dell’UE per ridurre le emissioni di gas serra di almeno il 55% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990, in linea con la Legge europea sul clima), approvato per evitare la rilocalizzazione delle emissioni di carbonio. Il CBAM inizierà quindi nel 2026 e sarà completamente introdotto entro il 2034. Entro il 2025, la Commissione valuterà il rischio di rilocalizzazione delle emissioni di carbonio per i beni prodotti nell’UE destinati all’esportazione verso Paesi terzi e, se necessario, presenterà una proposta legislativa per affrontare tale rischio. Nuovo ETS per edifici e trasporti Con un anno di ritardo rispetto a quanto proposto dalla Commissione, sarà istituito entro il 2027 un nuovo ETS specifico per i carburanti per il trasporto su strada e per gli edifici, che imporrà un prezzo alle emissioni di questi settori. In caso di prezzi dell’energia troppo alti, tale ETS potrebbe essere posticipato al 2028. Inoltre, sarà istituito un nuovo meccanismo di stabilità dei prezzi per garantire che, se il prezzo di una quota nell’ambito dell’ETS II dovesse superare i 45 euro, verrebbero rilasciate 20 milioni di quote aggiuntive. Finanziamento della transizione verde Il Fondo per le tecnologie innovative e per modernizzare il sistema energetico passerà dalle attuali 450 a 575 milioni di quote. Il Fondo per la modernizzazione sarà aumentato grazie alla messa all’asta di un ulteriore 2,5% di quote che andranno a sostegno dei Paesi dell’UE con un PIL pro capite inferiore al 75% della media UE. Tutti i proventi nazionali derivanti dalla vendita all’asta delle quote ETS saranno spesi per attività legate al clima. I deputati e il Consiglio hanno inoltre concordato di istituire un Fondo sociale per il clima per tutelare le persone più vulnerabili e le microimprese dagli aumenti del costo dell’energia. Come richiesto più volte dal Parlamento, per la prima volta il sistema ETS sarà esteso al trasporto marittimo. Rifiuti I Paesi dell’UE dovranno misurare, comunicare e verificare le emissioni degli impianti di incenerimento dei rifiuti urbani a partire dal 2024. Entro il 31 gennaio 2026, la Commissione presenterà una relazione con l’obiettivo di includere tali impianti nel sistema ETS dell’UE a partire dal 2028, con la possibilità del phase-out entro il 2030. L’accordo raggiunto da Consiglio e Parlamento europeo è provvisorio in attesa dell’adozione formale da parte di entrambe le istituzioni. Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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