A cura di: Tommaso Tautonico Indice degli argomenti: Il triangolo come forma geometrica flessibile La sostenibilità al centro Quali sono i bisogni di oggi e futuri a cui va incontro un centro per la cultura e la comunità? Come può l’architettura risultare il più inclusiva possibile? Come si progetta uno spazio che funzioni allo stesso modo per bambini che si incontrano a giocare, adulti a guardare una mostra, adolescenti ad ascoltare un concerto? Sono le domande a cui lo studio di architettura italiano Noa* ha cercato di dare una risposta con CeCuCo, Centre for Culture and Community, il prototipo di centro culturale di comunità flessibile e modulare. “Questo centro culturale potrebbe trovarsi su una spiaggia di un’isola vulcanica, nelle foreste scandinave, su un terreno abbandonato a Detroit o sui tetti delle abitazioni storiche di Berlino. È un’architettura capace di plasmarsi in base alle esigenze morfologiche e climatiche del contesto, mantenendo intatto il concetto di socialità e interazione tra l’edificio e chi lo abita”, dichiarano gli architetti. Il triangolo come forma geometrica flessibile Il CeCuCo si basa sulla modularità e sulla flessibilità degli spazi. Per facilitare questo aspetto gli architetti hanno deciso di puntare su una forma geometrica semplice: il triangolo, ripetuta modularmente sia in pianta che in prospetto. “Lavorare con forme facilmente assemblabili consente al centro culturale di espandersi o contrarsi in base al contesto in cui sorgerà”, spiegano gli architetti. Il triangolo inoltre, consente a livello urbanistico, diverse tipologie multiformi: a stecca, a corte o puntiformi. A livello prospettico, gli architetti di Noa* concepiscono i moduli della facciata come elementi di una scacchiera, movibili in base ai gusti (e alle necessità) di chi vivrà gli spazi. Le porte si possono traslare, aprire a ventaglio, far girare sul proprio cardine, abbassare, alzare, socchiudere… e lo stesso vale per le finestre. Una gamma di possibilità per un’architettura intuitiva e giocosa, dove il gioco di azione e reazione che si instaura tra comunità e edificio dà vita agli scenari più diversi. Per rispondere alle domande che hanno scaturito l’idea di progetto, gli architetti hanno deciso di concentrarsi sullo studio di spazialità differenti, capaci di soddisfare esigenze diverse. CeCuCo può implementare sei tipologie di spazi, con metrature che vanno da 8 a 115 metri quadri, capaci di accogliere tutte le possibili attività del centro. Il modulo libreria Ad esempio, il modulo small, può ospitare l’atelier dell’artista, l’edicola, il magazzino, l’ufficio della direzione, il vano scale e gli spogliatoi. Il modulo extra small, una semplice biglietteria. Il modulo medium, la biblioteca e le tribune all’aperto. Gli spazi più grandi, da 115 metri quadrati, sono penati per teatro o cinema. La sostenibilità al centro Per il prototipo di centro culturale di comunità, gli architetti hanno puntato su materiali e tecniche di costruzione sostenibili. La facciata è caratterizzata da una struttura portante in legno a vista e un muro di tamponamento in mattoni d’argilla, alternato a parti in trasparenza, di forma triangolare. La scelta dei materiali, sottolineano gli architetti, deve essere valutata in base all’ambiente di progetto, così da verificare l’effettiva disponibilità in loco, la conducibilità termica rispetto alle condizioni climatiche e il dispendio energetico nella lavorazione. Il CeCuCo prevede anche l’installazione di tetti verdi, pergole, un impianto fotovoltaico, sistemi di raccolta delle acque piovane e sistemi di ventilazione incrociata supportati da specchi d’acqua e zone alberate, così da creare un microclima temperato. img by Studio di architettura Noa* Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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