Arriva la Carta delle aree per il deposito di rifiuti nucleari, 67 siti possibili in 7 Regioni 08/01/2021
A cura di: Tommaso Tetro Indice degli argomenti: Il buon lavoro delle api Rischio estinzione Preservare l’impollinazione Il quaderno dell’Ispra sul declino delle api La strategia europea e la proposta salva-api Da loro dipende il 35% della produzione agricola mondiale per un valore economico stimato di oltre 150 miliardi all’anno a livello globale, e 22 miliardi soltanto per l’Europa. Sono le api, gli insetti impollinatori per eccellenza; e con la Giornata mondiale a loro dedicata istituita il 20 maggio dalle Nazioni Unite nel 2017 – vengono festeggiate in tutto il Pianeta. Operose come pochi altri esseri viventi, queste instancabili sentinelle dell’ambiente, con l’impollinazione rendono uno dei servizi ecosistemici più importanti al benessere umano, e a questo punto alla nostra economia. Ma soprattutto, quando fanno quello che fanno, accendono l’interruttore dei colori della natura. Ce la rendono brillante, effetto cartolina. Il buon lavoro delle api Il loro ‘lavoro’, che le fa svolazzare senza sosta, è necessario al ciclo delle piante con fiore e a quelle della vegetazione ‘buona’ a diventare cibo o altri prodotti. Solo le api selvatiche sono un vero e proprio esercito di oltre 20mila specie; e tutte sono pronte a garantire l’impollinazione per una ricaduta benefica su quel 35% dell’agricoltura mondiale. Basti pensare che per esempio in Europa l’84% delle principali colture destinate a esser mangiate dagli uomini, tipo frutta e verdura, hanno bisogno delle api. Inoltre delle 1.400 specie vegetali che servono a produrre il nostro cibo e i prodotti dell’industria derivati dalle piante, quasi l’80% richiede l’impollinazione. Le api sono i più importanti impollinatori al mondo (anche se ne esistono altri, e in particolare le farfalle). Le api domestiche e selvatiche sono responsabili di circa il 70% dell’impollinazione di tutte le specie vegetali viventi sul Pianeta. Più della metà del consumo mondiale di grassi e oli viene da piante impollinate da animali. Delle 100 colture da cui dipende il 90% della produzione globale di cibo, 71 sono legate al lavoro di impollinazione delle api. Solo in Europa, ben 4mila varietà agricole dipendono dalle api. Negli ultimi 50 anni il volume della produzione agricola è aumentato del 30% grazie al loro diretto contributo. Parecchi raccolti a livello globale, come per esempio caffè e cacao rappresentano anche un’importante fonte di reddito per i Paesi in via di sviluppo. Senza le api non avremmo più caffè, cioccolata, miele e molti altri cibi che fanno parte della nostra quotidianità. Il cioccolato, per esempio, deriva dai semi dell’albero del cacao, e il valore mondiale annuo della sua raccolta è di 5,7 miliardi di dollari Usa. Ma non solo, cioccolato. Poi fanno il miele, ne producono 1,6 milioni di tonnellate le api domestiche dei Paesi occidentali. Rischio estinzione Oltre il 40% degli impollinatori, soprattutto api e farfalle, sono a rischio estinzione. Il loro declino ha una diretta conseguenza sull’economia: la produzione agricola europea resa possibile grazie agli impollinatori vale infatti 15 miliardi di euro l’anno. E in questo momento, in Europa, è a rischio estinzione una specie di api su dieci. Si tratta di un pericolo che non risparmia l’Italia: nel nostro Paese, secondo FederBio, “negli ultimi cinque anni abbiamo perso 200mila alveari”. Oltre all’elevato calo nelle popolazioni di api da miele domestica, la nuova lista rossa europea indica che il 9% di tutte le specie di api europee sono a rischio di estinzione. Nella lista rossa delle api italiane minacciate pubblicata dall’Unione internazionale per la protezione della natura nel 2018, delle 151 specie di api native in Italia 21 sono a rischio di estinzione: 5 sono in pericolo critico di estinzione e non sono state ritrovate di recente, altre 2 sono in pericolo critico, 10 specie sono in pericolo, 4 sono vulnerabili; e altre 13 sono vicine allo stato di minaccia. La sopravvivenza delle popolazioni di questi insetti è minacciata dall’uso di pesticidi (in particolare per l’impiego di molecole chimiche di sintesi, come i neonicotinoidi), dai metodi di agricoltura intensiva, dall’inquinamento dell’aria e dai cambiamenti climatici. Preservare l’impollinazione “Nella giornata mondiale delle api – osserva il ministro dell’Ambiente Sergio Costa – vogliamo ricordare quanto questi insetti siano fondamentali per la nostra vita e per l’ecosistema. L’impollinazione è un servizio ecosistemico importante che va assolutamente preservato, in linea con le iniziative Ue a favore degli impollinatori. In questa settimana della natura vogliamo tenere alta l’attenzione sulla tutela della biodiversità in tutte le sue sfaccettature, dal turismo sostenibile nei parchi alla conservazione delle api e delle tartarughe, per stimolare gli italiani. La sua valorizzazione è fondamentale in questo momento di ripresa post-Covid, in cui il ritorno alla normalità passa anche attraverso l’immersione nel verde”. In occasione della Giornata mondiale delle api, Costa ha visitato le arnie della sede dei Carabinieri del Cufaa (Comando unità forestale ambientale agrolimentare) a Roma, e ha lanciato una proposta. “Posizionare sui tetti degli edifici della pubblica amministrazione delle arnie con questi preziosi insetti impollinatori che sono anche straordinarie sentinelle dell’ambiente”. Le api di queste arnie sono quelle del progetto ‘Api in città’ che i Carabinieri forestali portano avanti insieme alla Federazione italiana apicoltori. Grazie all’analisi del miele prodotto, è possibile rilevare numerosi indicatori di qualità ambientale. Il quaderno dell’Ispra sul declino delle api In occasione della Giornata mondiale delle api l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) ha pubblicato un ‘quaderno’ on-line – ‘Il declino delle api e degli altri impollinatori. Le risposte alle domande più frequenti’ – in cui si racconta del declino delle api e di altri impollinatori: una specie su dieci di api e farfalle europee è minacciata di estinzione e una specie su tre ha la propria popolazione in declino. In tutta l’Unione Europea, Regno Unito compreso, 17 milioni di alveari e 600mila apicoltori producono ogni anno circa 250mila tonnellate di miele. Calcolando l’ambito di ricaduta degli effetti delle api, e quindi le colture agrarie interessate dall’impollinazione – che includono cereali, frutta e verdura, essenziali per le diete animali e l’alimentazione umana, nonché combustibili, e fibre come il cotone e il lino e alcuni materiali da costruzione – secondo l’Ispra la produzione agricola mondiale direttamente associata all’impollinazione animale rappresenta un valore economico più alto di quanto ritenuto finora che viene stimato tra 235 e 577 miliardi di dollari. E in base alla rete di ricerca internazionale, coordinata dall’Istituto di apicoltura dell’università di Berna, la morte in massa di api in Europa è un problema grave e in aumento di anno in anno; i dati disponibili mettono in evidenza un aumento dal 5%-10% al 25%-40% nelle morti invernali delle api, e crescenti morie durante il periodo primaverile e in estate. La strategia europea La commissione Europea ha presentato una strategia, ‘Farm to fork, per sostenere un’agricoltura sostenibile, con obiettivi per la riduzione dei pesticidi e l’incremento dell’agricoltura biologica, per esempio destinando almeno il 10% della superficie delle aziende agricole europee a infrastrutture verdi, funzionali al mantenimento della biodiversità. Per difendere le api e gli altri insetti impollinatori è stata anche lanciata una petizione europea che ha come obiettivo quello di raccogliere oltre 1 milione di firme in almeno 7 Stati membri dell’Unione europea entro settembre, con il supporto di una petizione on-line per arrivare a una proposta di legge Ue, quindi una direttiva, di iniziativa popolare. La proposta salva-api Quest’anno dalla parte delle api c’è anche uno strumento in più; l’Iniziativa dei cittadini europei (Ice), dal titolo ‘Save bees and farmers. Verso un’agricoltura favorevole alle api per un ambiente sano’. Si tratta di una proposta di direttiva europea di iniziativa popolare – promossa anche da Cambia la Terra, il progetto voluto da FederBio e sostenuto da Legambiente, Lipu, Medici per l’ambiente e Wwf – e può essere presentata al Parlamento europeo (se raggiunge, come detto, un milione di firme in almeno 7 Paesi dell’Unione). L’obiettivo è di eliminare i pesticidi di sintesi dai campi entro il 2035, cominciando dalle sostanze più pericolose, ed inserendo dei target per gradi, il primo per un taglio dell’80% entro il 2030; inoltre punta al ripristino degli ecosistemi naturali nelle aree agricole. Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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