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A cura di:La Redazione E’ partita la COP28 di Dubai che, fino al 12 dicembre, vedrà uniti rappresentanti governativi, scienziati, associazioni e ricercatori, per valutare i progressi nell’attuazione dell’Accordo di Parigi e definire i passi da fare per accelerare l’azione contro il cambiamento climatico e la riduzione delle emissioni, rafforzare la resilienza agli impatti climatici e fornire il sostegno e i finanziamenti necessari per la transizione. La Conferenza si svolge in quello che già sappiamo essere l’anno più caldo mai registrato nella storia dell’umanità, in cui gli impatti della crisi climatica hanno provocato danni senza precedenti, anche nel nostro paese. Il dato emerge da un un rapporto provvisorio dell’Organizzazione meteorologica mondiale delle Nazioni Unite (WMO) che stima nel 2023 un aumento delle temperature globali di 1,4°C rispetto ai livelli preindustriali. La presidenza della COP28 è degli Emirati Arabi Uniti, “Non abbiamo tempo da perdere. Dobbiamo agire subito con urgenza per ridurre le emissioni. Alla COP28, ogni Paese e ogni azienda saranno chiamati a rispondere del proprio operato, guidati dalla stella polare di mantenere 1,5°C a portata di mano“, ha dichiarato il Presidente della COP28, Dr. Sultan Al Jaber. Non mancano però le polemiche soprattutto per la mancanza di chiarezza di alcune potenze, come Usa e Cina, sull’eliminazione delle fonti fossili, a cominciare da carbone e petrolio. Alcuni giornalisti indipendenti del Centre for Climate Reporting hanno pubblicato un dossier da cui emerge il forte conflitto di interessi di Sultan Al Jaber che, oltre a essere amministratore di un’importante azienda petrolifera, secondo i documenti negli ultimi mesi”ha usato segretamente il proprio ruolo nell’ambito del vertice sul clima per spingere con funzionari governativi stranieri il commercio di petrolio”. Aumento della temperatura a 1,5°C, una chimera? La prima valutazione dei progressi globali nell’attuazione dell’Accordo di Parigi del 2015 con la presentazione del primo “global stocktake” conferma che il mondo non è sulla buona strada per limitare l’aumento della temperatura a 1,5°C entro la fine del secolo. Il Rapporto riconosce gli sforzi dei Paesi che stanno sviluppando piani per un futuro a zero emissioni, ma chiarisce anche che la transizione è troppo lenta. Un recente Rapporto delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico conferma che gli attuali piani climatici nazionali (NDC) ridurrebbero nel complesso le emissioni di gas serra al 2% rispetto ai livelli del 2019 entro il 2030, mentre i dati scientifici indicano chiaramente che è necessaria una riduzione del 43%. Istituito il fondo Loss and Damage Fondamentali in questa transizione sostenibile sono i finanziamenti per il clima. Per mantenere vivo l’obiettivo 1,5°C, senza lasciare indietro nessuno, è obbligatorio incrementare il Fondo verde per il clima, raddoppiare le risorse finanziarie per l’adattamento e rendere operativo il Fondo per le perdite e i danni. “La realtà è che senza maggiori finanziamenti ai Paesi in via di sviluppo, la rivoluzione delle energie rinnovabili rimarrà un miraggio nel deserto. La COP28 deve trasformarla in realtà“, ha dichiarato il Segretario esecutivo delle Nazioni Unite per i cambiamenti climatici Simon Stiell. A questo proposito non si può che essere lieti di fronte al primo importante risultato raggiunto ieri con il via libera all’accordo per il Loss and Damage Fund, da subito diventato operativo. Il Fondo, che è stato concordato per la prima volta durante la COP27 Sharm El Sheikh, in Egitto, assisterà i Paesi in via di sviluppo particolarmente vulnerabili, colpiti da eventi meteorologici estremi, come tempeste e inondazioni, dalla riduzione della produttività agricola e dall’innalzamento del livello del mare, ad affrontare gli effetti negativi dei cambiamenti climatici, noti nei negoziati come “‘loss and damage’”. Gli Emirati Arabi Uniti hanno annunciato il proprio impegno di 100 milioni di dollari per il Fondo, con l’obiettivo di fornire assistenza finanziaria ai Paesi a rischio estremo per i cambiamenti climatici, sostenere la mitigazione e la ripresa dei cambiamenti climatici. Tra gli altri Paesi che hanno assunto impegni di rilievo figurano la Germania, che ha stanziato 100 milioni di dollari, il Regno Unito, che ha stanziato 40 milioni di sterline per il Fondo e 20 milioni di sterline per altri accordi, il Giappone, che ha contribuito con 10 milioni di dollari e gli Stati Uniti, che hanno stanziato 17,5 milioni di dollari. Anche l’Italia si è impegnata, per voce della Premier Meloni “con 100 milioni di euro al fondo di Loss and Damage per raggiungere gli obiettivi della COP 28″. Vedi anche: COP28, triplicare le rinnovabili, ma anche il nucleare COP28: il PE adotta una risoluzione con le richieste per il clima Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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