Crisi climatica, le foreste Fsc dove andare in vacanza

Crisi climatica: le foreste Fsc, che sono anche luoghi di villeggiatura, la contrastano catturando e stoccando Co2 e conservando le risorse idriche, la biodiversità e la ricchezza del suolo

Crisi climatica, le foreste Fsc dove andare in vacanza

Crisi climatica, le foreste Fsc in Italia che la combattono. Ecco quattro esempi dove andare anche in vacanza

L’Oasi Zegna a Biella

 L’Oasi Zegna a Biella è nata dall’idea dell’imprenditore Ermenegildo Zegna di restituire alla comunità un’area di 100 chilometri quadrati che, grazie ad interventi di rimboschimento e messa in sicurezza, oggi ospita 700 ettari di faggete, 300 di abetine e 400 di boschi misti, completamente aperti al pubblico.

L’Oasi Zegna a Biella, una foresta in cui andare in vacanza

Sono oltre venti itinerari naturalisti per gli amanti del trekking o del nordic walking, della bicicletta, delle passeggiate a cavallo e dello sci nei mesi più freddi, ma si possono anche seguire corsi e seminari di yoga, meditazione e qi gong, oppure partecipare a percorsi di meditazione e mindfulness camminando nei boschi dell’Oasi.

Non manca ovviamente l’attenzione alla conservazione della biodiversità, che comprende un importante progetto di monitoraggio delle popolazioni Carabus Olympiae, un coleottero endemico che ha rischiato l’estinzione a causa della pressione antropica e che ora è tornato a occupare queste zone grazie ad una migliore gestione forestale e pastorale. Certificata Fsc dal 2022, oggi l’Oasi ha aggiunto la verifica di tutti e cinque i servizi ecosistemici forestali: stock di Co2; conservazione delle fonti idriche, della biodiversità e del suolo; miglioramento dei servizi turistico-ricreativi e culturali.

Il Parco nazionale dell’Appennino Tosco-Emiliano

Il Parco nazionale dell’Appennino Tosco-Emiliano ricade sotto il Man and the Biosphere-MAB, un programma scientifico intergovernativo avviato dall’Unesco per promuovere la tutela della biodiversità e le buone pratiche dello sviluppo sostenibile.

Il Parco nazionale dell’Appennino Tosco-Emiliano

Vanta una straordinaria ricchezza di ambienti abitati da specie come il lupo, il muflone, il capriolo, il cervo, la poiana, il falco pellegrino, l’aquila reale, il tritone alpestre ed endemismi come la festuca, la veccia, il palèo genovese e la primula appenninica.

I paesaggi offrono al visitatore la possibilità di passeggiare alla scoperta di antichi pascoli (Giunchiglie di Logarghena), castagneti, abetine e faggete, nelle quali è possibile anche scorgere qualche pianta secolare e un’antica segheria idraulica, ora divenuta un rifugio per escursionisti (Abetina Reale).

Al momento è l’unico parco nazionale italiano ad essere certificato secondo gli standard Fsc, traguardo raggiunto nel 2022, a cui è seguita la verifica di tutti e cinque i servizi ecosistemici. La Co2 al momento stoccata in questa area è pari a 1.755.845,02 tonnellate.

Il Complesso forestale regionale di Rincine

Il Complesso forestale regionale di Rincine, in provincia di Firenze, si compone di diverse aree popolate in maggioranza da faggi e cerri, ma è possibile trovare anche conifere, impianti di douglasia, rimboschimenti di pino nero e castagneti. Oltre ai sentieri per trekking, bici o cavallo, è possibile scoprire le bellezze di quest’area attraverso una serie di percorsi specifici: il sentiero selvicolturale, ad esempio, permette di apprendere le tecniche di gestione del bosco appenninico; due percorsi specifici per famiglie, di facile accessibilità e pensati anche per le esigenze dei più piccoli; “le buone erbe”, una passeggiata tra boschi di latifoglie e conifere, prati, pascoli e brughiere alla scoperta delle piante da sempre utilizzate dall’essere umano per i più svariati impieghi.

Il Complesso forestale regionale di Rincine

I boschi di Rincine sono gli unici in Italia a far parte del network delle Foreste Modello, una rete internazionale che promuove forme innovative e sostenibili di governance forestale. Sono inoltre certificati Fsc dal 2013, e come altre 13 realtà forestali nel nostro Paese, hanno eseguito la verifica degli impatti di gestione sui servizi naturali per quanto riguarda miglioramento e mantenimento dello stock di carbonio e delle attività turistico-ricreative.

La Sughereta Sperimentale Cusseddu-Miali-Parapinta

La Sughereta Sperimentale Cusseddu-Miali-Parapinta, in Sardegna, vanta la presenza di oltre 30 mila piante di sughera, roverella, leccio e frassino e di moltissime specie locali. È gestita dal Servizio della Ricerca per la Sughericoltura e la Silvicoltura di Agris Sardegna ed è sia un’area produttiva sia un luogo dove si testa la resistenza delle piante a patogeni e le loro capacità di recupero, oltre che la rinnovazione artificiale del bosco. Ospita anche una particella, denominata “Bosco Naturale”: che consente di testare le dinamiche di un bosco che non viene interessato da attività umane per lungo tempo.

La Sughereta Sperimentale Cusseddu-Miali-Parapinta

Dal 2005 la Sughereta è certificata secondo gli standard di gestione forestale Fsc; dal 2021 si è aggiunta la verifica della conservazione e valorizzazione dei servizi ecosistemici, come lo stock di carbonio, equivalente a 8.881,78 tonnellate di Co2 assorbita, e la protezione della biodiversità. Le attività di gestione hanno consentito il ripristino e la manutenzione di sorgenti, pozzi e canali di scorrimento, così come il consolidamento delle sponde con essenze adattate agli ambienti umidi. Per conservare il suolo sono stati effettuati vecchi e nuovi rimboschimenti e sono state condotte indagini sulle caratteristiche fisico-chimiche del suolo, per predisporre misure per la sua tutela e miglioramento.

 

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