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A cura di: Giorgio Pirani Img by UNHCR- Amos Halder L’acqua rappresenta un diritto umano fondamentale ed è al centro della crisi climatica, nonché delle migrazioni causate dai cambiamenti climatici, spesso legate a siccità e inondazioni. La gestione delle risorse idriche è frequentemente associata ai conflitti armati. Tuttavia, l’acqua ha il potenziale per diventare un ponte verso la pace anziché una fonte di conflitto. Questo è l’appello lanciato da Legambiente e dall’UNHCR (Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati) con il focus sulla corretta gestione delle risorse idriche come strumento di stabilità e pace. Questo appello è tratto dal report “Un’umanità in fuga: gli effetti della crisi climatica sulle migrazioni forzate”, presentato in occasione della Giornata mondiale dell’acqua 2024. Crisi idrica, una minaccia per la pace Secondo Legambiente, la gestione e il controllo delle risorse idriche stanno contribuendo sempre più all’escalation di tensioni e conflitti nelle regioni più vulnerabili del mondo, con impatti violenti sulle popolazioni, costrette a fuggire verso insediamenti esposti a gravi rischi climatici e dove è sempre più difficile fornire servizi idrici e igienico-sanitari. Si prevede che entro il 2050 circa 216 milioni di persone potrebbero essere costrette a migrare a causa degli impatti climatici, tra cui lo stress idrico. Tra le regioni più colpite vi è il Corno d’Africa e la Somalia, dove nel 2023 la più grande siccità degli ultimi 40 anni e le inondazioni, unite a situazioni di conflitto e insicurezza, hanno causato quasi 3 milioni di nuovi spostamenti forzati all’interno del paese, secondo l’UNHCR. Img by UNHCR di Antonia Vadala Negli ultimi 23 anni, dal 2000 al 2023, sono stati registrati 1.385 conflitti legati alla gestione della risorsa idrica, secondo il Pacific Institute. Per citare alcuni esempi noti, la guerra civile siriana che ha creato in dieci anni 6 milioni e 700 mila sfollati interni è stata collegata agli impatti della crisi climatica, in particolare alla scarsa disponibilità idrica causata da un lungo periodo siccitoso che ha colpito la regione dal 2007 al 2010. La corsa all’accaparramento delle risorse territoriali, in contesti di stretta sussistenza con il territorio e di progressivo degrado delle condizioni ambientali peggiorate dal riscaldamento globale, è uno dei casi più noti alla base di alcuni conflitti tra diversi gruppi sociali. «L’acqua è sempre più al centro di molteplici sfide globali, tra cui cambiamenti climatici, migrazioni forzate e conflitti – dichiara Giorgio Zampetti, direttore generale Legambiente – La crisi climatica e la sua gestione poco sostenibile è un problema che, seppur abbia ricadute gravi in aree del mondo già vulnerabili, riguarda tutti i paesi, anche l’Italia. Per questo torniamo a chiedere al Governo italiano di fare la sua parte accelerando l’attuazione del Piano Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici proponendo tre azioni chiave». La crisi dell’acqua in Italia La corretta gestione dell’acqua è una sfida anche per l’Italia e le economie sviluppate. Nel corso del 2023, il paese ha subito direttamente gli effetti devastanti di questa emergenza, registrando un aumento del 22% degli eventi meteorologici estremi rispetto all’anno precedente, per un totale di 378 episodi (dati Città Clima Legambiente). Questi fenomeni hanno causato danni ingenti, quantificabili in miliardi di euro, e hanno portato alla perdita di 31 vite umane. Per affrontare queste sfide, Legambiente rinnova l’appello al governo affinché acceleri sull’attuazione del Piano Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici e delle relative risorse economiche necessarie. Questo processo dovrebbe partire da: Istituire una cabina di regia e una governance unica e integrata dell’acqua per risolvere inefficienze e ottimizzare prelievi e utilizzi. Garantire la buona qualità e la sicurezza dell’acqua potabile, conformemente alle disposizioni della direttiva europea 2020/2184 sulle acque destinate al consumo umano. Questo include l’aggiornamento dei limiti per alcuni inquinanti, l’aggiunta di altri contaminanti come PFAS e microplastiche, e la promozione di un sistema di monitoraggio che consideri l’intera catena di approvvigionamento dell’acqua potabile basata sul rischio. Implementare una progettazione e una pianificazione integrate e di qualità per ridurre l’uso della risorsa e prevenire l’inquinamento. Ciò dovrebbe assicurare una buona qualità dell’acqua in uscita dagli impianti, adeguata agli utilizzi e idonea per un corretto riutilizzo in agricoltura e nell’industria. Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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