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Il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica ha inviato alla Commissione europea la bozza di decreto sulle Comunità Energetiche Rinnovabili, che entrerà in vigore solo dopo l’approvazione dell’Europa. In una nota il Ministro Pichetto ha spiegato che, dopo la consultazione pubblica, il testo, che incentiva la diffusione di forme di autoconsumo di energia da fonti rinnovabili, è stato rivisto e rafforzato considerando gli obiettivi di decarbonizzazione entro il 2030, l’autonomia energetica e il contenimento dei costi: “Il decreto pone le CER al centro di una strategia volta a produrre e consumare energia da fonti pulite risparmiando sui costi delle bollette. Se sapremo svilupparle come sistema Paese le Comunità Energetiche si riveleranno un’enorme fonte di sviluppo economico sostenibile e di coesione sociale”. Il ministro Picchetto in un’intervista ha ricordato che oggi i 2/3 dell’energia in Italia provengono da fonte fossile e solo 1/3 da rinnovabili “vogliamo ribaltare questo rapporto”. Per realizzare la CER i gruppi di cittadini, condomini, piccole e medie imprese, ma anche enti locali, cooperative, associazioni ed enti religiosi, che decidono di unirsi per autoprodurre energia da rinnovabili, dovranno siglare un atto costitutivo del sodalizio, in cui sia chiara l’attenzione ai benefici ambientali, economici e sociali per i membri. Poi dovranno scegliere la zona in cui realizzare l’impianto con tecnologie rinnovabili e identificare altri utenti connessi alla stessa cabina primaria. Il GSE, soggetto gestore della misura, potrà accertare in maniera preliminare l’ammissibilità dei soggetti in modo da assicurare la possibilità concreta di accedere ai benefici della misura. Dopo aver ottenuto l’autorizzazione a installare e connettere l’impianto alla rete, si potrà renderlo operativo e chiedere l’incentivo al GSE. Decreto CER, le 2 misure previste Sono due le misure importanti previste dal Decreto Comunità Energetiche: un incentivo in tariffa e un contributo a fondo perduto a vantaggio di tutte le tecnologie rinnovabili, dal fotovoltaico all’eolico, dall’idroelettrico alle biomasse. La potenza nominale dei singoli impianti deve essere di massimo 1 MW. La tariffa incentivante sarà riconosciuta a tutte le CER realizzate in Italia in base alla quota di energia condivisa da impianti a fonti rinnovabili, con una potenza massima agevolabile di 5 GW, con un limite temporale fissato a fine 2027. I contributi a fondo perduto fino al 40% dell’investimento saranno invece destinati agli interventi realizzati nei comuni sotto i cinquemila abitanti, sia per la costituzione di nuovi impianti che per potenziamento di quelli esistenti. Per l’ampiamento di impianti esistenti è previsto un finanziamento di 2,2 miliardi di euro del PNRR, con l’obiettivo di arrivare a una potenza complessiva di almeno 2 GW fino al 30 giugno 2026 e una produzione indicativa di almeno 2.500 GW l’ora ogni anno. Il contributo a fondo perduto è inoltre cumulabile con l’incentivo in tariffa. Il Governo si aspetta la realizzazione di più di 15.000 CER. Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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