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Indice degli argomenti Toggle Comunità energetiche: in attesa del decreto, gli elementi da chiarire Vincoli e opportunità: potenzialità e casi virtuosiCER e opportunità di finanziamento: lo strumento del crowdfundingComunità energetiche: opportunità per ESCo e aziende Le comunità energetiche sono un tema “caldo” e lo si è notato anche a K.EY – The Energy Transition Expo, fiera dedicata alla transizione energetica andata in scena a Rimini. Nell’occasione, diverse sono state le occasioni per parlarne e illustrare gli elementi utili per comprendere come avviarle. Uno dei momenti più sentiti è stato il convegno “Comunità energetiche: come renderle un’opportunità irripetibile e sostenibile”, organizzato da Prospecta Formazione e Infobuildenergia.it. Il “tutto esaurito”, la partecipazione fino al termine di buona parte degli spettatori presenti ha sottolineato la validità della proposta: mettere in evidenza opportunità e vincoli, potenzialità ed elementi da chiarire. Siamo in attesa del decreto attuativo, ovvero dell’entrata in vigore del decreto del Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica – la cui bozza è attualmente a Bruxelles per un riscontro dell’UE – che è determinante ai fini degli incentivi. Sui contributi il PNRR stanzia 2,2 miliardi. Siamo pronti a procedere? Comunità energetiche: in attesa del decreto, gli elementi da chiarire Una prima risposta l’ha fornita Andrea Brumgnach, vicepresidente di Italia Solare e co-coordinatore del Gruppo di Lavoro sulle Comunità energetiche, che ha aperto il convegno, trattando gli aspetti legislativi e pratici. Ha chiarito innanzitutto cos’è una comunità energetica rinnovabile, ricordando che il suo controllo è riservato a persone fisiche, PMI, enti territoriali o autorità locali. «La normativa che regola il funzionamento delle CER è in fase di completamento», ha affermato, rammentando che ora si è in attesa del Parere della Commissione Europea e dell’autorizzazione alla pubblicazione, cui dovranno seguire entro 30 giorni dall’entrata in vigore del Decreto, le nuove Regole Tecniche del GSE. Illustrato il percorso, ha messo in evidenza i diversi elementi che richiedono chiarimenti, a partire dal regime transitorio, alla struttura dell’incentivo. A quest’ultimo proposito «la formula di calcolo dell’incentivo lega quest’ultimo al prezzo zonale in modo inversamente proporzionale. Questo inficia il beneficio dei membri, che si troverebbero un incentivo inferiore proprio in presenza di un Prezzo Zonale elevato, cioè quando il prezzo dell’energia da rete è più elevato. Nel caso di impianti di membri della CER o di produttori terzi questo meccanismo genera una distonia di interessi», ha sottolineato. C’è poi un altro aspetto da chiarire: la tempistica di entrata in esercizio degli impianti. Secondo quanto si legge nella bozza di decreto, per essere ammissibili all’incentivo, si prevede che tali impianti debbano entrare in esercizio entro 18 mesi dalla presentazione della domanda e comunque entro il 30 giugno 2026. «La procedura di assegnazione dei fondi a sportello, spinge i richiedenti a inviare domanda di incentivo al più presto. Per impianti “complessi, come quelli eolici o idroelettrici, il limite dei 18 mesi dalla domanda potrebbe rivelarsi difficile da rispettare». Tra gli aspetti che richiedono chiarezza vi è anche la rinuncia agli incentivi e restituzione retroattiva e chi siano i beneficiari del contributo PNRR. Su quest’ultimo aspetto sono diversi, a loro volta, i punti critici. Vincoli e opportunità: potenzialità e casi virtuosi Agli elementi da chiarire a livello legislativo, si combina anche uno scenario – riguardante lo sviluppo degli impianti FER – ben lontano dagli obiettivi attesi. «Per raggiungere gli obiettivi del Piano per la Transizione Energetica serve un rilevante cambio di passo rispetto ai tassi attuali di installazione», ha evidenziato Davide Chiaroni, professore del Dipartimento di Ingegneria Gestionale del Politecnico di Milano e fondatore dell’Osservatorio Energy & Strategy. Un momento dell’intervento del Prof. Davide Chiaroni Se lo sviluppo degli impianti per produrre energia da fonti rinnovabili è indietro rispetto agli obiettivi, sulle comunità energetiche la situazione è ancora più embrionale: oggi sull’intero territorio nazionale si contano 21 CER. Tuttavia, il potenziale è decisamente significativo: dalle analisi dello stesso think tank energetico fondato dallo stesso docente, si nota che il numero di utenti stimati che saranno coinvolti nel quinquennio tra 2023 e 2027 in comunità di energia rinnovabile, potrebbe raggiungere (nello scenario più favorevole) un numero variabile tra 29mila e 31mila attori, con ricadute in termini di produzione energetica decisamente interessanti: si stima un totale fotovoltaico installato pari a 5,1 GW per una produzione elettrica relativa a 6,1 TWh, sempre nello scenario più ottimistico. Le opportunità ci sono, quindi, e lo stesso Chiaroni mette in luce quali: «ci sono almeno tre aspetti significativi: il primo riguarda la possibilità, con le CER, di fare investimenti legati alle fonti rinnovabili di una scala superiore rispetto a quelli che farebbero gli individui singoli all’interno delle comunità. Già questo è un punto di grande importanza, dato che dobbiamo far crescere la quota di produzione se vogliamo raggiungere gli obiettivi. Il secondo aspetto d’interesse riguarda la dinamica eterogenea della stessa comunità energetica: essa mette insieme attori diversi con differenti caratteristiche, creando i presupposti per uno sviluppo urbano strutturato. Il terzo elemento positivo riguarda la finalità delle CER nel suo aspetto sociale: esse possono permettere di sostenere iniziative di valorizzazione territoriale e locale o con finalità socialmente virtuose». Un esempio concreto di valorizzazione territoriale lo offre la CER di Riccomassimo, piccolo borgo e frazione di Storo (Trento). Lo ha illustrato Laura Borsieri, del CEDIS – Consorzio Elettrico di Storo, mettendo in luce l’elemento più caratteristico di questa comunità e cui si possono orientare molte altre piccole realtà italiane: la condivisione. La cittadinanza (sono una sessantina i residenti) ha accettato la proposta di mettere in comunione i proventi della produzione energetica per valorizzare la zona e generando opportunità per chi vi abita e per i potenziali turisti. CER e opportunità di finanziamento: lo strumento del crowdfunding Il concetto di comunità energetica non è nuovo. È dagli anni Duemila che si sono affermati modelli partecipativi di investimento e sviluppo delle fonti rinnovabili. Ma la storia delle CER ha radici ancor più profonde «Dagli inizi del Novecento sono nate cooperative energetiche sull’arco alpino, fondate per produrre e fornire elettricità ai propri membri», ha ricordato Chiara Candelise, fondatrice e Ceo di Ecomill, che ha messo in evidenza le opportunità di finanziamento che si aprono con le comunità energetiche, a partire dal crowdfunding, ovvero di finanza partecipata. Le possibilità sono varie: dall’accesso al capitale, al coinvolgimento e partecipazione dei cittadini, che possono partecipare all’investimento e beneficiarne economicamente, fino alla possibilità di offrire una modalità di compensazione territoriale per i progetti infrastrutturali. «Per l’investitore-cittadino i ritorni economici sono interessanti (dal 4% all’8%)», ha rilevato mettendo in luce anche questo tra i fattori chiave decisivi per la scelta dell’investimento, contando anche sulla trasparenza e la sostenibilità. Il caso di Ecomill è esemplare, quale forma di finanza alternativa che permette a un progetto o a un’iniziativa imprenditoriale di raccogliere risorse economiche tramite piattaforme online nella forma equity o lending. La stessa Ecomill, insieme a Coopfond, Banca Etica e Legacoop hanno avviato il progetto Respira: si tratta di una proposta integrata che mette a disposizione del mercato strumenti finanziari e una piattaforma dedicata per l’avvio di comunità energetiche rinnovabili in forma cooperativa. Il riscontro è apprezzabile: sono già 50 i gruppi e le cooperative che in appena tre mesi si son fatti avanti per costituire CER di questo tipo. Comunità energetiche: opportunità per ESCo e aziende Le CER possono aprire opportunità ai cittadini, alle PA, alle imprese. Ma non solo: anche le Energy Service Company possono contribuire e avere un ruolo importante per il loro sviluppo. Lo ha rilevato Claudio Giovanni Ferrari, presidente di Federesco, ricordando però che «occorre un regolamento preciso e regole chiare perché si possa beneficiare delle comunità energetiche». Anche le realtà imprenditoriali ne possono far parte: servono per questo i soggetti aggregatori, quelli che con la competenza adeguata e la volontà possano avviare un’iniziativa virtuosa. In questo caso è significativo l’esempio di Gaudino Energy, realtà nata dalla Gaudino Refrigerazione per promuovere lo sviluppo delle fonti rinnovabili nel settore del “freddo” industriale. Come ha spiegato Giulia Gaudino, marketing e project manager dell’azienda, proprio Gaudino Energy si è fatta promotrice dell’idea di avviare ad Alba la prima comunità energetica locale. Perché le CER sono così importanti? La Commissione Europea punta su di loro per far sì che entro il 2050 metà dei cittadini europei potrebbe produrre fino alla metà dell’energia rinnovabile. Oltre alla necessità di contribuire alla transizione energetica, c’è un altro aspetto messo in luce da Marco Rossi, energy consultant e general manager di Etanomics Italia / Viessmann: «le CER sono il concetto più concreto e affine alle smart city». Proprio lui ha chiarito che l’opportunità offerta dagli incentivi è leva importante per porre le basi di un loro sviluppo concreto e diffuso. Servono soluzioni tecnologiche in grado di realizzare il giusto contesto: a questo proposito è intervenuto Giuliano Orzan, head of sales Italia di Solaredge, che ha messo in evidenza l’importanza di soluzioni integrate, per la produzione, lo storage e per il monitoraggio. Il valore della digitalizzazione, in tal senso, diventa strategico: ad affermarlo è stato Nicola Tomasone, head of product management di Regalgrid Europe. Dalla collaborazione di Solaredge e Regalgrid si stanno concretizzando casi virtuosi: tra questi il Parco Industriale San Michele Pieve di Soligo, in cui interagiranno soggetti della PA, cittadini e industrie locali. Le aziende possono anche consigliare e guidare alle scelte più indicate gli attori che intendono avviare una CER. In questo senso lavora Senec, come ha illustrato il direttore commerciale Antonio Mustaro. Il valore della consulenza diventa un elemento strategico, non solo per produrre energia, ma anche per fare efficienza energetica: il caso di Energika, evidenziato dal fondatore e Ceo Paolo Paglierani è illuminante. Proprio lui ha delineato che «in questo contesto di avvio delle CER le competenze sono fondamentali: in questo senso si aprono grandi opportunità anche per architetti, ingegneri, periti e geometri». Consiglia questo approfondimento ai tuoi amici Commenta questo approfondimento
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