Il cambiamento climatico accelera sulla terraferma, in mare e nell’atmosfera

Un rapporto sul clima delle Nazioni Unite mostra che il cambiamento climatico sta avendo un effetto importante su tutti gli aspetti dell’ambiente, così come sulla salute e sul benessere della popolazione globale.

a cura di Raffaella Capritti

Il cambiamento climatico accelera sulla terraferma, in mare e nell'atmosfera

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Cattive notizie sul fronte del cambiamento climatico arrivano dal rapporto The WMO Statement on the State of the Global Climate in 2019, firmato dall’agenzia meteorologica dell’ONU (World Meteorological Organization) e pubblicato martedì, che documenta i segni tangibili del cambiamento climatico, come l’aumento del calore terrestre e oceanico, il continuo innalzamento del livello del mare e lo scioglimento dei ghiacci – e gli effetti a catena sullo sviluppo socio-economico, la salute umana, le migrazioni e gli spostamenti, la sicurezza alimentare e gli ecosistemi terrestri e marini.

Nella prefazione dello Studio il Segretario Generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres avverte che il mondo è “fuori strada per raggiungere gli obiettivi di mantenere le temperature medie globali al di sotto dei 1,5°C o 2°C che l’accordo di Parigi ha richiesto”.

E’ necessario – ha ricordato Guterres – puntare in alto alla prossima conferenza sul clima che si terrà a Glasgow a novembre: tutti i paesi insieme “possono dimostrare che in questo decennio è possibile ridurre le emissioni del 45% rispetto ai livelli del 2010 e che le emissioni net zero saranno raggiunte entro la metà del secolo”.

Sono quattro le priorità per la COP26: piani climatici nazionali più ambiziosi che mantengano il riscaldamento globale a 1,5 gradi al di sopra dei livelli preindustriali; strategie per raggiungere emissioni 0 entro il 2050; un programma globale di sostegno all’adattamento climatico e alla resilienza; e finanziamenti per un’economia sostenibile e verde.

Battuti diversi record negativi per il clima negli ultimi anni

Tanti gli aspetti che preoccupano legati al cambiamento climatico.

Il rapporto conferma che il 2019 è stato il secondo anno più caldo di sempre, e il 2010-2019 è stato il decennio più caldo dal 1800. Dagli anni Ottanta, ogni decennio ha vuto temperature più alte del precedente.

Il 2019 è stato il secondo anno più caldo di sempre

Il 2016, anno finora più caldo, potrebbe essere presto superato – ha detto il segretario generale dell’OMM Petteri Taalas. “Dato che i livelli di gas serra continuano ad aumentare e con essi anche le temperature, una recente previsione indica che nei prossimi cinque anni è probabile un nuovo record annuale di caldo”. Quello che sta cambiando è che c’è una maggiore consapevolezza in tutta la società, dal settore finanziario ai giovani, che il cambiamento climatico è il problema numero uno che l’umanità sta affrontando, insieme naturalmente all’emergenza coronavirus che tutti speriamo sia temporanea, a differenza dei problemi dell’ambiente.

“Lo scorso anno – ha continuato Taalas – le emissioni sono diminuite nei Paesi sviluppati, nonostante la crescita dell’economia, quindi abbiamo dimostrato che è possibile separare i due aspetti. La cattiva notizia è che, nel resto del mondo, le emissioni sono aumentate l’anno scorso. Quindi, se vogliamo risolvere questo problema, è necessaria la collaborazione di tutti i paesi”. Molti non stanno affatto rispettando gli impegni presi alla conferenza sul clima dell’ONU di Parigi nel 2015 con il rischio di un aumento della temperatura di quattro o cinque gradi entro la fine di questo secolo.

L’aumento globale della CO2 legato agli incendi dell’Australia

Il 2020 per ora ha registrato il gennaio più caldo di sempre e in generale un inverno con temperature molto miti in diverse zone dell’emisfero nord.

Surriscaldamento e scioglimento ghiacciai

Il riscaldamento in corso in Antartide ha visto lo scioglimento dei ghiacci su larga scala e la fratturazione di un ghiacciaio, con ripercussioni sull’innalzamento del livello del mare, e le emissioni di anidride carbonica sono aumentate a seguito dei devastanti incendi australiani, che hanno diffuso fumo e sostanze inquinanti in tutto il mondo. L’estate australiana 2018-2019 è stata la più calda mai registrata, raggiungendo un picco di 41,9° il 18 dicembre.

Il Paese non è stato l’unico ad essere colpito dal caldo estremo, o dagli incendi. I record di calore sono stati battuti in diversi paesi europei, tra cui Francia, Germania e Regno Unito. Anche i Paesi nordici hanno registrato temperature molto alte, tra cui la Finlandia, che ha raggiunto un massimo di 33,2° ad Helsinki.

In Siberia ed Alaska, così come alcune parti dell’Artico, dove prima era estremamente raro, ci sono stati molti incendi; ma anche in Indonesia e in molti paesi del Sud America c’è stato un aumento significativo degli incendi.

Il riscaldamento degli oceani

Le emissioni di gas serra hanno continuato ad aumentare nel 2019, portando a un aumento del calore oceanico e a fenomeni quali l‘innalzamento del livello del mare, l’alterazione delle correnti oceaniche, lo scioglimento delle piattaforme di ghiaccio galleggianti e cambiamenti drammatici negli ecosistemi marini.

Surriscaldamento e innalzamento del livello del mare

E’ inoltre aumentata l’acidificazione e la deossigenazione delle acque oceaniche, con impatti negativi sulla vita marina e sul benessere delle persone che dipendono da quegli ecosistemi. Ai poli, il ghiaccio marino continua a diminuire e i ghiacciai si sono nuovamente ridotti, per il 32° anno consecutivo.

Tra il 2002 e il 2016, la calotta glaciale della Groenlandia ha perso circa 260 Gigatonnellate di ghiaccio all’anno, con un picco di perdita di 458 Gigatonnellate nel 2011/12. La perdita del 2019, pari a 329 Gigatonnellate, è stata ben al di sopra della media.

Inondazioni e siccità senza precedenti

Nel 2019, in molte parti del mondo si sono verificati eventi meteorologici estremi, alcuni dei quali di dimensioni senza precedenti. La stagione dei monsoni ha visto piogge superiori alla media in India, Nepal, Bangladesh e Myanmar, e le inondazioni hanno causato la morte di circa 2.200 persone nella regione.

Surriscaldamento e inondazioni

Negli Stati Uniti, le perdite economiche totali dovute alle inondazioni sono state stimate in circa 20 miliardi di dollari. Mentre in altre regioni, come l’Australia, l’Africa meridionale e l’America centrale i problemi sono legati alla siccità.

Il 2019 ha visto anche un numero di cicloni tropicali superiore alla media, con 72 nell’emisfero nord e 27 nell’emisfero sud: in particolare l’Idai, che ha avuto un effetto devastante in Mozambico e sulla costa orientale dell’Africa, Dorian, che ha colpito le Bahamas e Hagibis, che ha causato gravi inondazioni in Giappone.

Il “costo umano” del surriscaldamento 

Il cambiamento climatico sta creando un impatto devastante sulla salute. I rapporti mostrano che nel 2019 le temperature record hanno portato a oltre 100 morti in Giappone e 1.462 morti in Francia. Il virus della dengue è aumentato nel 2019, a causa delle temperature più elevate, che hanno reso più facile la trasmissione della malattia.

Dopo anni di costante declino, la fame è di nuovo in aumento, spinta da un clima mutevole e da eventi meteorologici estremi: oltre 820 milioni di persone hanno patito la fame nel 2018. Particolarmente colpiti nel 2019 i Paesi del Corno d’Africa, dove la popolazione ha sofferto per gli estremi climatici, gli spostamenti, i conflitti e la violenza. La regione ha subito siccità, poi piogge insolitamente abbondanti verso la fine dell’anno, che hanno contribuito alla peggiore invasione di locuste degli ultimi 25 anni.

In tutto il mondo, circa 6,7 milioni di persone sono state costrette a lasciare le proprie case a causa dei rischi naturali – in particolare tempeste, cicloni e inondazioni. Il rapporto stima uno sfollamento interno di circa 22 milioni di persone nel 2019, in aumento rispetto ai 17,2 milioni del 2018.

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