In Italia l’energia più cara d’Europa. Prezzi da record e transizione rallentata

Il report “Energia e Transizione in Italia e in Europa“, realizzato dalla Rome Business School, rivela un’Italia energeticamente vulnerabile, con la più alta dipendenza estera tra i Paesi UE, emissioni ancora elevate e una transizione verso le rinnovabili rallentata. Prezzi dell’elettricità alle stelle e ritardi tecnologici frenano il percorso verso la neutralità climatica.

In Italia l'energia più cara d'Europa. Prezzi da record e transizione rallentata

Il recente studio “Energia e Transizione in Italia e in Europa“, realizzato dalla Rome Business School, che confronta le principali economie UE, per quanto riguarda il nostro Paese, segnala da un lato un calo delle emissioni di gas serra del 35% dal 2005, dall’altro però emergono dati preoccupanti: il prezzo dell’elettricità in Italia è oggi il più alto tra i grandi Paesi europei, la dipendenza dall’estero raggiunge quasi il 75% e l’espansione delle rinnovabili avanza a un ritmo insufficiente. Il report, a cura di Francesco Baldi, Massimiliano Parco e Valerio Mancini, aiuta a capire le criticità del  sistema energetico nazionale e le priorità su cui è necessario intervenire.

Prezzi in salita e mix energetico ancora fossile

Nei primi mesi del 2025, il prezzo medio dell’elettricità in Italia ha raggiunto i 136,2 €/MWh, superando nettamente Germania, Francia e Spagna. Un valore che riflette una struttura energetica fortemente esposta al gas naturale, responsabile ancora del 35,4% del mix, e un’insufficiente diversificazione delle fonti. Nel mix italiano di energia, la crescita delle rinnovabili (che, va detto, che hanno raggiunto il 20,5% del mix energetico) tra il 2021 e il 2023 è stata appena dello 0,9%, mentre nello stesso periodo è aumentato l’uso del petrolio, che è tornato a pesare per il 36,7%.

Questa dinamica contrasta con gli obiettivi di decarbonizzazione fissati dall’UE, e mostra come l’Italia non abbia ancora avviato un vero cambio di paradigma energetico, riducendo i consumi.

“Ridurre la domanda, attraverso misure di efficienza, riorganizzazione dei processi produttivi e cambiamenti nei comportamenti individuali, è la via per abbattere in modo strutturale le emissioni climalteranti,” spiega l’economista Massimiliano Parco.

A conferma di ciò, i settori energia, costruzioni e trasporti restano i maggiori responsabili delle emissioni nazionali, con quote superiori al 60% del totale.

Le emissioni si riducono, ma a un ritmo rallentato: il -3% previsto per il 2024 è nettamente inferiore al -6,4% registrato nel 2023. Allo stesso tempo, l’Italia si conferma tra i Paesi europei con maggiore intensità di emissioni per unità di PIL, dietro solo a Francia e Germania. In sostanza, produciamo ancora troppa CO₂ per ogni euro di ricchezza generata.

Rinnovabili ferme, tecnologie in ritardo e dipendenza estera

Il quadro si complica ulteriormente se si osserva la capacità italiana di produzione interna. Nel 2023, la quota di energia elettrica da rinnovabili si è attestata al 44% del totale, un dato buono ma ancora inferiore a quello di Spagna e Germania. Mentre questi Paesi aumentano in modo significativo la capacità produttiva interna, l’Italia continua a importare il 74,8% dell’energia che consuma.

Questo divario significa che tre quarti del fabbisogno energetico nazionale italiano dipende da fornitori esteri, con implicazioni dirette su sicurezza, costi e continuità dell’approvvigionamento,” osserva Francesco Baldi.

Anche sul fronte delle tecnologie abilitanti, l’Italia arranca. Il Paese punta a installare solo 5 GW di elettrolizzatori per la produzione di idrogeno verde entro il 2030, a fronte dei 10 GW della Germania e dei quasi 27 GW annunciati dalla Spagna. Nella mobilità elettrica, le immatricolazioni di veicoli a batteria restano sotto il 10%, contro oltre il 15% in Germania e Francia. Non va meglio per le pompe di calore, strategiche per la decarbonizzazione del riscaldamento, la cui diffusione resta modesta nonostante i fondi PNRR stanziati.

Il report sottolinea anche l’urgenza di affrontare la dipendenza tecnologica globale, in particolare dalla Cina, che oggi domina la produzione di componenti chiave per le energie rinnovabili. Bruxelles ha risposto con il Net-Zero Industry Act e il Critical Raw Materials Act, ma l’Italia dovrà accelerare per non restare indietro anche sul piano industriale.

La transizione energetica non è più una scelta, ma una necessità competitiva,” conclude Valerio Mancini. “Servono una strategia industriale integrata, investimenti mirati e una governance più efficace. L’alternativa è restare indietro, pagando il prezzo più alto, economico e ambientale, in Europa”.

Bollette in aumento in Italia: energia +16%, gas +36%

L’Osservatorio di EnergyUp – la compartecipata di VeryFastPeople e Illumia specializzata nella fornitura di energia per i condomini – segnala forti rincari per l’anno termico 2024/2025: l’energia elettrica per i condomini crescerà del 16%, mentre il gas segnerà un balzo del 36% rispetto alla stagione precedente. Alla base di questo scenario, un mix di fattori: inverno più rigido del previsto, domanda in salita, contrazione della produzione rinnovabile nel Nord Europa e stop definitivo al gas russo via gasdotti dal gennaio 2025, evento storico che ha aggravato la pressione sull’offerta.

Il PSV ha raggiunto i 50,48 c€/Smc, mentre il PUN medio previsto è di 129,52 €/MWh, con un impatto diretto sulle bollette. La spesa media annua per elettricità in condominio sale così a 1.300 euro, mentre per il gas si superano i 14.600 euro. Proprio per rispondere a questa emergenza il Governo ha approvato il Decreto Bollette che prevede una serie di aiuti per imprese e famiglie (con ISEE inferiore a 25.000 euro).

“In contesti di grande instabilità, la gestione dei costi condominiali resta una sfida sempre più complessa,” afferma Francesco Paini. “Per questo diventa essenziale pianificare con attenzione la prossima stagione termica, aggiornando i preventivi e ottimizzando i consumi”.

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