La strada più vantaggiosa per combattere il surriscaldamento? Le energie rinnovabili

Uno studio internazionale, cui ha partecipato l’Università di Firenze, ha messo a confronto l’investimento necessario per la realizzazione di impianti fotovoltaici ed eolici con quello richiesto per realizzare nuove tecniche di ‘cattura’ del CO2: le rinnovabili sono vincenti

La strada più vantaggiosa per combattere il surriscaldamento? Le energie rinnovabili

Pubblicato sulla rivista scientifica Nature Energy l’articolo “Comparative net energy analysis of renewable electricity and carbon capture and storage”, che riporta i risultati di uno studio internazionale, il primo di questo genere, dedicato a comprendere quale sia il modo più opportuno per combattere il cambiamento climatico, anche da un punto di vista economico.

I ricercatori delle Università di Lancaster, Khalifa, Clemson, UiT The Arctic University of Norway e Università di Firenze, hanno concluso che passare alle energie rinnovabili sia il sistema più efficace. Il team ha infatti comparato il costo energetico richiesto per lo sviluppo di impianti che sfruttino vento e sole per produrre energia versus il costo da sostenere per sviluppare nuovi sistemi di ‘cattura’ di CO2 applicati alle centrali elettriche a combustibili fossili come gas e carbone.

Ugo Bardi, docente di Chimica fisica dell’Università di Firenze, che ha fatto parte del team di ricercatori, spiega che lo studio, coerentemente con gli accordi di Parigi del 2015, è partito dalla ricerca della maggior convenienza, per rispondere all’emergenza climatica che stiamo vivendo, tra la riduzione delle emissioni degli impianti tradizionali, o la produzione di energia con tecnologie pulite e rinnovabili. Quest’ultima è sicuramente la risposta più giusta.

La cattura e lo stoccaggio del carbonio per le centrali elettriche a combustibili fossili richiedono infatti costi molto alti. Vi sono allo studio modelli, spiega Baldi che per esempio prevedono di incamerare il carbonio che emettono le centrali elettriche a carbone e gas seppellendolo sotto terra per impedire che vada nell’atmosfera. Ma si tratta di una tecnologia che non è mai stata sperimentata su larga scala e probabilmente non risolutiva: “è come nascondere il problema sotto il tappeto”. 

Nello studio comparativo è stato calcolato in varie centrali a combustibili fossili, a gas e carbone, il rendimento energetico in relazione all’energia investita per tecnologie di cattura del carbonio. Il sistema utilizzato chiamato “ciclo di vita“, considera i costi energetici in tutte le fasi: la costruzione dell’impianto, la gestione e manutenzione e la demolizine a fine vita. Questi costi sono stati messi a confronto con il ritorno degli investimenti in sistemi di energia rinnovabile, fotovoltaico ed eolico in primis, per i quali sono state considerate diverse variabili, legate al costo di produzione e di manutenzione, ma anche le caratteristiche dei luoghi in cui tali impianti sono installati. In ogni caso risulta più vantaggioso l’investimento in sistemi a energia rinnovabile rispetto al costo energetico da sostenere per la costruzione di nuove centrali elettriche a combustibili fossili con cattura del carbonio.

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