L’Amazzonia ha perso la sua foresta al ritmo del 300% in un mese, più 100% in un anno

Oltre 1.700 kmq bruciati in pochi giorni. L’origine dolosa, 1,2 miliardi il calcolo dei risarcimenti. Gli incendi sono un colpo durissimo per tutto il Pianeta. I dati dell’Istituto nazionale per le ricerche scientifiche non escludono che per la fine del 2019 possano superarsi i 10mila km quadrati di vegetazione distrutta. Per l’Onu è una catastrofe per le popolazioni indigene e per tutta l’umanità. Papa Francesco mette al centro del prossimo sinodo sull’Amazzonia l’ambiente.

 

di Tommaso Tetro

L'amazzonia ha perso la propria foresta al ritmo di più del 100% in un anno

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L’Amazzonia che brucia è un colpo durissimo per tutto il Pianeta. I roghi che hanno messo in ginocchio la più grande foresta tropicale della Terra rappresentano, naturalmente, un problema per il delicato equilibrio ecologico dal momento che, in quella vegetazione andata in fumo, erano state assorbite milioni di tonnellate di CO2 (anidride carbonica). E ora sono state invece liberate in atmosfera dalle fiamme. C’è poi il disagio sociale delle comunità locali, spesso prive dell’idea stessa dei propri diritti e troppe volte schiacciate da imprese e multinazionali che in quei luoghi trovano risorse naturali care al proprio business (i terreni bruciati diventano ‘oro’ per le industrie della coltivazione delle palme da olio). 

Deforestazione oltre il 300% in un mese

I numeri della deforestazione dell’Amazzonia in Brasile sono chiari. E’ cresciuta del 300% ad agosto rispetto allo stesso mese del 2018, e di quasi il 100% nei primi otto mesi del 2019. I dati li ha messi a disposizione l’Istituto nazionale per le ricerche scientifiche, legato al ministero di Scienza e tecnologia, in base al sistema di controllo satellitare e monitoraggio in tempo reale (Deter). Gli esperti non escludono che per la fine dell’anno possano superarsi i 10mila km quadrati di vegetazione distrutta. La più grande foresta tropicale, polmone verde del mondo, ha perso 1700,8 km quadrati soltanto il mese scorso; più di tre volte quelli dell’anno scorso quando si era arrivati a 526,5 km quadrati.

L'amazzonia ha perso la propria foresta al ritmo di più del 100% in un anno

La deforestazione però è raddoppiata anche nel periodo compreso tra gennaio e luglio del 2019. Nei primi sette mesi dell’anno sono andati distrutti 6.404 chilometri quadrati di foresta pluviale, rispetto ai 3.336 chilometri del 2018; si tratta di un aumento del 91,9%. 

Per la prima volta un anno oltre 10mila kmq ‘persi’

I dati del sistema Deter mostrano un continuo aumento della deforestazione dell’Amazzonia dal 2012, quando la perdita fu di 4.571 chilometri quadrati; nel 2016 la deforestazione ha raggiunto complessivamente i 7.893 chilometri quadrati e l’anno successivo i 7.536 chilometri quadrati. E’ per questo che l’Istituto di ricerca sull’Amazzonia (Ipam) lancia l’allarme su quello che potrebbe accadere quest’anno: e cioè sul fatto che la deforestazione potrebbe superare, per la prima volta dal 2008, la soglia dei 10mila chilometri quadrati. Se non ci saranno interventi – viene spiegato – potrebbero esser cancellati tutti gli sforzi fatti negli anni per rallentare la velocità di deforestazione, cosa che per esempio dal 2005 al 2012 ha portato a un calo di quasi l’80% di distruzione di vegetazione.

Gli incendi di origine dolosa che hanno distrutto l'Amazzonia

Un’accelerazione della deforestazione che è principalmente legata a incendi di origine dolosa in vaste aree dell’Amazzonia brasiliana, partendo dallo stato brasiliano di Rondonia e che nei giorni sono arrivate anche ad altri Paesi vicini, come il Paraguay, il Perù e la Bolivia. Secondo il Programma anti-incendi gli incendi del 2019 si sono concentrati per oltre la metà (il 52,5%) in tutto il Brasile. Nel 2018 i roghi registrati erano stati 10.421, nel 2019 la cifra è salita a 30.901. Gli incendi sono aumentati anche nel territorio dell’Amazzonia composta dagli stati di Acri, Amapà, Amazonas, Mato Grosso, Parà, Rondonia, Roraima e Tocantins e parte del Maranhao (in quest’area c’è stato quest’anno un incremento del 91%). 

L’Onu, catastrofe per popolazioni e umanità

“Gli incendi e la deforestazione in Amazzonia sono una catastrofe per le popolazioni indigene che vivono nella foresta, con un impatto terribile per tutta l’umanità”. A riportare l’attenzione oltre che sui numeri anche sulle conseguenze sociali della distruzione della foresta Amazzonica è Michelle Bachelet, l’alto commissario delle Nazioni Unite per i Diritti umani, che in un recente discorso al Consiglio dell’Onu a Ginevra ha fatto presente di essere “profondamente preoccupata dalla rapida accelerazione della deforestazione in Amazzonia”; ha poi chiesto ai governanti dei Paesi amazzonici di “implementare al più presto politiche ambientali a lunga scadenza e sistemi di incentivazione per rilanciare la sostenibilità”. Ma anche un appello alla comunità internazionale: “Nessun Paese e nessun dirigente politico possono chiamarsi fuori dalla crisi dell’Amazzonia, perché tutte le nazioni, tutti i tessuti sociali, politici e culturali di tutti gli Stati avvertono il suo impatto”. Per l’alto commissario – che ha appoggiato la proposta del segretario generale dell’Onu Antonio Guterres di una riunione internazionale ad hoc per discutere dell’Amazzonia a margine dell’Assemblea generale che si è apre oggi 17 settembre al Palazzo di Vetro a New York – “i cambiamenti climatici minano i diritti, lo sviluppo e la pace, e il mondo non ha mai visto una minaccia ai diritti umani di queste dimensioni. Un’azione efficace in materia di lotta ai cambiamenti climatici richiede di trascinare anche gli indecisi e gli scettici in uno sforzo condiviso, giusto e veramente internazionale”.

Il calcolo della Procura, risarcimenti per 1,2 miliardi di dollari

In base ai nuovi dati sugli incendi, la Procura federale – attraverso il suo programma Amazonia Protege – ha registrato un’impennata delle denunce legali: dal novembre del 2017 al maggio scorso sono state infatti presentate 2.539 denunce, al ritmo di una media di cinque al giorno; denunce che, sostanzialmente, si concentrano nei quattro Stati con i maggiori tassi di deforestazione, Mato Grosso, Parà, Rondonia e Amazonas. Ma finora non c’è stata nemmeno una condanna per queste denunce che, secondo i calcoli della Procura sui 2.882 imputati, potrebbero arrivare a una cifra di risarcimenti pari a circa 1,2 miliardi di dollari. 

Il Papa, l’approccio ecologico e la giustizia sociale

E c’è anche l’autorevole voce di Papa Francesco, che simbolicamente nei giorni scorsi ha piantato un albero di baobab e ha messo al centro del prossimo sinodo sull’Amazzonia l’ambiente: “Gli incendi e la deforestazione eccessiva a vantaggio di pochi compromettono il futuro del Pianeta, della nostra casa comune. Le foreste rimaste sono minacciate dagli incendi, dal bracconaggio, dal taglio incontrollato di legname prezioso. La biodiversità vegetale e animale è a rischio a causa del contrabbando e delle esportazioni illegali. E’ importante creare occupazioni e attività generatrici di reddito che siano rispettose dell’ambiente e aiutino le persone a uscire dalla povertà”. Per il Papa “non può esserci un vero approccio ecologico né una concreta azione di tutela dell’ambiente senza una giustizia sociale che garantisca il diritto alla destinazione comune dei beni della Terra alle generazioni attuali, ma anche a quelle future. Non solo è necessario trovare gli strumenti per preservare le risorse naturali ma anche cercare soluzioni integrali che considerino le interazioni dei sistemi naturali tra loro e con i sistemi sociali. Non ci sono due crisi separate, una ambientale e un’altra sociale, bensì una sola e complessa crisi socio-ambientale”.

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