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Presentato a Katowice in occasione della COP24 il Rapporto Germanwatch sulle performance climatiche di 56 paesi. In pochi hanno attuato politiche coerenti con gli obiettivi fissati a Parigi, l’Italia 23esima perde posti E’ stato presentato a Katowice, in Polonia, in occasione della COP24, che fino al 14 dicembre vede riuniti i negoziatori di tutti i Governi, con l’obiettivo di garantire l’adozione di un pacchetto di misure volte della corretta attuazione dell’accordo di Parigi, il Rapporto Germanwatch sulle performance climatiche di 56 paesi, più l’Unione Europea nel suo complesso, realizzato in collaborazione con CAN, NewClimate Institute e Legambiente per l’Italia. I paesi coinvolti nel report contribuiscono al 90% delle emissioni globali. Il quadro che emerge indica chiaramente che è necessario intensificare gli sforzi per garantire il rispetto dell’accordo di Parigi, e limitare il surriscaldamento globale possibilmente a 1,5°C. Sono infatti pochi i paesi che messo in pratica azioni coerenti con questo obiettivo e, come per lo scorso anno, non sono state assegnate le “megaglie d’oro, argento e bronzo” perché nessun paese ha raggiunto performance sufficienti a non superare la soglia critica di 1.5°C. Il rapporto di Germanwatch analizza le performance dei diversi paesi rispetto agli obiettivi di Parigi e agli impegni assunti al 2030, attraverso il Climate Change Performance Index (CCPI), che si basa per il 40% sul trend delle emissioni, per il 20% sullo sviluppo sia delle rinnovabili che dell’efficienza energetica e per il restante 20% sulla politica climatica. I paesi che si fanno notare per le migliori politiche sono la Svezia particolarmente attiva sul fronte della riduzione delle emissioni e della crescita delle rinnovabili, il Marocco che tra i paesi in via di sviluppo vanta crescenti investimenti nelle rinnovabili. Ottima la performance dell’India che si posiziona all’11 posto, anche in questo caso grazie all’aumento delle rinnovabili e alle basse emissioni pro-capite. La Cina fa molti passi avanti posizionandosi al 33° posto, grazie alle nuove politiche più stringenti per la riduzione delle emissioni nei settori industriale ed abitativo, e all’introduzione di un efficace regime di sostegno delle rinnovabili. Decisamente male l’Italia che passa dal 16o posto del 2017 al 23esimo, perdendo 7 posizioni soprattutto a causa del rallentamento dello sviluppo delle rinnovabili e della mancanza di una politica climatica nazionale adeguata agli obiettivi di Parigi. Nel nostro paese le emissioni lo scorso anno sono calate solo dello 0.3% rispetto al 2016 con una riduzione solo del 17.7% rispetto al 1990. Maglia nera ad Arabia Saudita, preceduta al 59° posto solo dagli Stati Uniti di Trump che perdono posizioni rispetto a tutti gli indicatori, anche se il rapporto segnala che la neonata Alleanza per il Clima –che riunisce più di tremila tra stati, città, imprese nazionali e multinazionali, si sta molto impegnando per garantire il rispetto del target di Parigi. L’Unione europea nel suo complesso migliora la propria performance passando dal 21esimo al 16° posto, grazie ad una politica climatica più determinata che si è posta l’obiettivo entro il 2050 di zero emissioni nette. Edoardo Zanchini, vicepresidente nazionale di Legambiente commentando i dati ha sottolineato che tutti i Governi dell’Unione, Italia in primis, devono prevedere politiche più ambiziose nel Piano Nazionale Clima-Energia che deve essere inviato entro fine anno alla Commissione europea, per garantire il rispetto dell’Accordo di Parigi e accelerare la decarbonizzazione dell’economia europea. In questo modo si potranno assicurare importanti benefici a livello sociale economico e ambientale, “creando nuove opportunità per l’occupazione e la competitività delle imprese europee, attraverso una giusta transizione che non penalizzi i meno abbienti e le aree periferiche”. L’Emissions Gap Report recentemente pubblicato da UN-Environment ha evidenziato che ci siano solo 12 anni di tempo per salvare il pianeta e non superare la soglia critica di 1.5°C. Per risuscire a rispettare questo obiettivo, continua Zanchini, l’Europa deve aumentare ulteriormente i propri sforzi, spingendo sulle rinnovabili e “andando ben oltre il 55% di riduzione delle emissioni entro il 2030,in modo da poter raggiungere zero emissioni nette entro il 2040”. Scarica il il Rapporto Germanwatch Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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