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A cura di: Giorgio Pirani Indice degli argomenti Toggle Gli impatti economici della decarbonizzazioneAumentano le emissioni ma anche il ritardo dell’azione climaticaIl Pniec italiano bocciato da Wwf La decarbonizzazione del sistema elettrico italiano entro il 2035 sarebbe una grande opportunità economica, con investimenti stimati in 161,2 miliardi di euro ma generando benefici per 350,6 miliardi. Tuttavia, il rapporto Mind the Necp Gap denuncia l’inadeguatezza del nuovo Pniec italiano e il ritardo nell’attuazione degli obiettivi del 2019. Ad affermarlo è il Wwf, l’organizzazione a tutela dell’ambiente e degli animali, che nei suoi comunicati ha lanciato l’allarme sui continui ritardi legati all’azione climatica. Gli impatti economici della decarbonizzazione Il traguardo di una completa decarbonizzazione del sistema elettrico italiano entro il 2035 non solo è realizzabile, ma rappresenta anche un’opportunità vantaggiosa per l’economia nazionale. Ad affermarlo è il Wwf, basandosi sul Rapporto sugli impatti economici e occupazionali delle politiche per un sistema elettrico italiano decarbonizzato nel 2035. Lo studio evidenzia che la transizione energetica non solo ridurrà le emissioni di CO2, ma avrà anche effetti positivi sull’occupazione e sull’economia italiana. Gli investimenti necessari per la realizzazione degli impianti rinnovabili sono stimati in 161,2 miliardi di euro, con costi di gestione attualizzati fino al 2035 pari a circa 27,5 miliardi. Tali investimenti genereranno benefici economici complessivi per 350,6 miliardi di euro, che resteranno interamente nel Paese. Questi vantaggi si distribuiscono tra diversi settori: 140,6 miliardi di euro andranno alla manifattura, 116,6 miliardi all’edilizia, 35,4 miliardi ai servizi e alle professioni, e 93,4 miliardi ad altre attività economiche. I dati confermano che la transizione energetica non è solo una necessità ambientale, ma anche un potente motore di crescita economica e sostenibilità per l’Italia. Per quanto riguarda le reti elettriche, gli investimenti necessari sono stimati intorno a 31 miliardi di euro, con costi di gestione annuali pari a circa 3,7 miliardi. Ma sono investimenti che farebbero bene all’economia italiana, visto che gli impatti economici complessivi sono stimati in 48,6 miliardi di euro. Questi si ripartiscono tra vari settori: 19 miliardi di euro alle attività manifatturiere, 18,5 miliardi all’edilizia, 5,8 miliardi ai servizi e alle professioni, e 11,2 miliardi ad altre attività economiche. In termini occupazionali, entro il 2035 si prevede la creazione di circa 12.094 Unità di Lavoro Annuo (Ula) in Italia, con ulteriori 1.422 Ula all’estero. La maggior parte dei posti di lavoro (circa 10.602 Ula) sarà concentrata nella fase di installazione delle reti, un’attività che sarà interamente localizzata sul territorio nazionale. Inoltre, il ciclo di vita complessivo delle reti, stimato in 50 anni, porterà a un impatto occupazionale totale di 57.079 Ula, di cui 44.452 legate alla gestione e manutenzione, con l’82% di queste unità localizzate in Italia. Aumentano le emissioni ma anche il ritardo dell’azione climatica Nel giro di pochi giorni, due nuovi rapporti sul clima hanno lanciato un duplice e allarmante avvertimento globale. L’Organizzazione Meteorologica Mondiale ha rivelato che nel 2023 le concentrazioni di gas serra hanno raggiunto un nuovo record, mentre il rapporto NDC Synthesis delle Nazioni Unite evidenzia che gli attuali piani climatici nazionali prevedono una riduzione delle emissioni di appena il 2,6% rispetto ai livelli del 2019 entro il 2030. Questa riduzione, però, è insufficiente per scongiurare gravi conseguenze ambientali ed economiche. Per questo, il Wwf ha esortato i governi a potenziare gli impegni e i finanziamenti per il clima. Nei prossimi mesi, sarà essenziale che le nazioni presentino piani più ambiziosi, concreti e credibili, in linea con l’obiettivo di limitare l’aumento della temperatura globale a 1,5°C. Secondo il Wwf, i nuovi piani climatici nazionali dovranno stabilire obiettivi chiari di riduzione delle emissioni in tutti i settori economici, accompagnati da politiche e risorse finanziarie adeguate. Sarà inoltre fondamentale definire priorità di adattamento, destinando finanziamenti diretti alle infrastrutture critiche, ai settori strategici e alle comunità più vulnerabili agli effetti del cambiamento climatico. “Gli elevati livelli di gas serra sono purtroppo solo uno dei tanti record climatici battuti nel 2023 – ha affermato Mariagrazia Midulla, responsabile Clima ed Energia del WWF Italia – Il programma ambientale delle Nazioni Unite ha fornito altri dati sconfortanti sull’inadeguatezza dell’azione sul clima, con le politiche climatiche attuali saremmo destinati a un riscaldamento globale di 3,1°C. Senza un’azione immediata, non riusciremo a raggiungere l’obiettivo del 2030 di ridurre le emissioni di anidride carbonica di almeno il 43% a livello globale”. Il Pniec italiano bocciato da Wwf Il Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (Pniec) presentato nel 2023 dal Governo Meloni non solo risulta insufficiente per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione entro il 2030, ma evidenzia un significativo scostamento rispetto al precedente Pniec approvato nel 2019. È quanto emerge dal rapporto Mind the Necp Gap, realizzato dal Climate Action Network (Can Europe), che analizza le ambizioni e le criticità dei Pniec in 17 Paesi membri. Il Wwf ha fornito un contributo essenziale alla raccolta e all’analisi dei dati italiani, sottolineando che, nonostante l’Italia sia tra i pochi Paesi ad aver presentato il nuovo Pniec, gli obiettivi fissati non sono sufficienti per rispettare i target europei né per garantire una transizione energetica rapida e giusta. Anche gli altri Paesi europei monitorati mostrano gravi ritardi. “Il livello di ambizione complessivo dei Piani nazionali energia e clima è ancora inadeguato sia per rispettare gli impegni dell’Accordo di Parigi, sia per raggiungere gli obiettivi climatici ed energetici dell’UE per il 2030, con il rischio di violare la Legge europea sul clima”, afferma Federico Mascolo, esperto di Pniec presso Can Europe. Il rapporto evidenzia inoltre che molti Stati membri sono in ritardo persino nell’attuazione degli obiettivi stabiliti dai Pniec del 2019, ormai obsoleti. Tutti i 17 Paesi analizzati presentano carenze in almeno uno degli indicatori chiave. Per l’Italia, i dati relativi al 2022 mostrano che le emissioni, sia lorde che nette, sono fuori rotta rispetto agli obiettivi del Pniec 2019. Ritardi significativi si registrano anche nei settori non Ets, nell’espansione delle energie rinnovabili e nell’efficienza energetica. Nel 2022, la quota di rinnovabili nel consumo finale di energia si è attestata al 19,1%, due punti percentuali al di sotto dell’obiettivo del 21%. “Per raggiungere la neutralità climatica e garantire una transizione energetica equa e tempestiva, è fondamentale che i Paesi membri rilancino con urgenza i loro Pniec e accelerino l’attuazione delle politiche necessarie. Ulteriori ritardi non sono più accettabili”, conclude il Wwf. Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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