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L’Ipcc lancia il Rapporto ‘Oceano e criosfera in un clima che cambia’, come una sentenza per il Pianeta. Il livello del mare continuerà a salire, aumento eventi estremi, a rischio la vita degli ecosistemi. Condizioni senza precedenti di crescita delle temperature; in pericolo le popolazioni più povere. Il ministro dell’Ambiente Sergio Costa: “Urgente un’azione forte e coordinata per il clima per scongiurare conseguenze drammatiche”. di Tommaso Tetro I ghiacciai si scioglieranno sempre più velocemente e gli oceani diventeranno ancora più caldi. E’ diretto, secco, il nuovo report dell’Ipcc (il panel di scienziati che studia il clima su mandato delle Nazioni Unite), ‘Oceano e criosfera in un clima che cambia’. Quasi come una sentenza attesa per il Pianeta. “La perdita globale dei ghiacciai, la fusione del permafrost e il declino nella copertura della neve e nella estensione dei ghiacci artici sono destinati a continuare, e ad aumentare – scrivono gli esperti – a causa dell’aumento della temperatura dell’aria in superficie, con inevitabili conseguenze per straripamenti di fiumi e rischi locali”. Stesso meccanismo per gli oceani: nel ventunesimo secolo, a causa del riscaldamento globale, gli oceani vedranno un aumento senza precedenti della temperature e della acidificazione, un calo dell’ossigeno, ondate di calore, piogge e cicloni più frequenti e devastanti, aumento del livello delle acque, diminuzione degli animali marini. E i due fenomeni sono collegati: il classico cane che si morde la coda con la differenza che in gioco c’è il destino del Pianeta. Secondo l’Ipcc gli oceani sono destinati a “condizioni senza precedenti di aumento di temperature, maggiore stratificazione dei livelli superficiali, ulteriore acidificazione, declino dell’ossigeno e alterata produzione” della vita marina, cioè degli ecosistemi. Le ondate di calore e eventi estremi come El Nino sono destinati a diventare più frequenti. E la cosa preoccupante – affermano gli scienziati – che l’aumento del livello del mare continuerà anche oltre il 2100. Secondo il rapporto dell’IPCC, l’innalzamento medio del livello del mare è ora di 3,6 millimetri all’anno. Questa velocità è più del doppio rispetto al secolo scorso e i livelli potrebbero aumentare di oltre un metro entro il 2100 “se le emissioni di gas serra continuano ad aumentare fortemente” I ghiacciai potrebbero ridursi dell’80%, del 2100 Sottolineando l’importanza di un’azione coordinata, ambiziosa e urgente per mitigare l’impatto del riscaldamento globale, il rapporto dell’IPCC avverte inoltre che ghiacciai, neve, ghiaccio e permafrost stanno diminuendo “e continueranno a farlo”. I cambiamenti futuri nella massa dei ghiacci sulla terraferma (i ghiacciai montani e le calotte polari) sono destinati a colpire le risorse idriche e i loro usi, tipo l’idroelettrico e l’agricoltura. Le regioni del mondo con ghiacciai piccoli, come l’Europa centrale, sono destinate a perdere oltre l’80% dell’attuale ghiaccio entro il 2100, e al di là del livello di emissioni future molti ghiacciai sono destinati a sparire. Le aree più sensibile vanno dall’Asia settentrionale al Messico all’Africa orientale. Ciò potrebbe aumentare i rischi per le persone, ad esempio a causa di frane, valanghe, cadute di massi e inondazioni, oltre che per gli agricoltori e i produttori di energia idroelettrica a valle. “I cambiamenti nella disponibilità idrica non riguarderanno solo le popolazioni di queste regioni di alta montagna, ma anche le comunità molto più a valle”, ha detto Panmao Zhai, Co-Presidente del Gruppo di lavoro I dell’IPCC. Si prevede anche un aumento degli incendi Gli oceani si sono riscaldati senza interruzione dal 1970; hanno assorbito più del 90% del calore in eccesso del sistema climatico, tanto che dal 1993 il tasso del riscaldamento dell’oceano è più che raddoppiato. Il livello medio del mare sta salendo con un’accelerazione negli ultimi decenni a causa dell’aumento dei tassi di perdita di ghiacci della Groenlandia e dell’Antartide. E’ forse per questo, e non solo, che entro il 2050, molte megalopoli costiere e piccole nazioni insulari saranno al centro di eventi meteo estremi. E più di un miliardo di persone, entro la metà del secolo, vivranno in zone esposte a cicloni e inondazioni. Tra le altre osservazioni del panel di studiosi, c’è anche quella più sociale, che ormai è diventata tutt’uno con la crisi ambientale del Pianeta: le persone con la più alta esposizione e vulnerabilità agli effetti del cambiamento climatico sono infatti quelle con la minore capacità di risposta, poveri e classi disagiate della popolazione. “Se riduciamo drasticamente le emissioni, le condizioni per le persone più vulnerabili rimarranno impegnative ma miglioreranno”, ha detto Hoesung Lee, Presidente dell’IPCC. “Il mare aperto, l’Artico, l’Antartico e le alte montagne possono sembrare a molte persone lontane. Ma noi dipendiamo da loro e ne siamo influenzati direttamente e indirettamente in molti modi: per il tempo e il clima, per il cibo e l’acqua, per l’energia, il commercio, i trasporti, il tempo libero e il turismo, per la salute e il benessere e per la cultura”. Secondo Greenpeace “il rapporto mette nero su bianco la crisi dei nostri oceani: c’è bisogno di un’azione politica senza precedenti per evitare che il nostro Pianeta subisca conseguenze umane, ambientali ed economiche devastanti”. Di rischio per il mare e la sua fauna, e di cosa fare parla Msc (Marine stewardship council): promuovere attività di pesca sostenibili ed efficaci sistemi di monitoraggio; stimolare la collaborazione internazionale tra industrie e gestori delle attività di pesca; sensibilizzare i cittadini all’acquisto di prodotti ittici sostenibili. Il Wwf non usa mezze misure: nessuna parte del mondo verrà risparmiata; gli effetti dei cambiamenti climatici potrebbero colpire un miliardo di persone entro il 2050. “I cambiamenti climatici continueranno a causare, tra le altre e devastanti conseguenze, anche quella dello scioglimento dei ghiacciai – osserva il ministro dell’Ambiente Sergio Costa – ne abbiamo purtroppo una testimonianza diretta nel nostro Paese, dove è stato diramato un allarme per il ghiacciaio del Monte Bianco, che rischia di collassare. Questo testimonia purtroppo, se ancora ce ne fosse bisogno, la necessità e l’urgenza di un’azione forte e coordinata per il clima, per scongiurare il verificarsi di eventi estremi e che rischiano di avere conseguenze drammatiche”. Intanto alle Nazioni Unite si sta cercando di mettere a punto un nuovo trattato sulle acque internazionali. Il documento – spiega l’Ipcc – dovrebbe essere pronto per il 2020, insieme con una risoluzione dedicata da parte dell’Assemblea generale. Questo perché “gli oceani stanno perdendo la loro capacità di sostenere se stessi e noi esseri umani”. Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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