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Ecobonus e sismabonus hanno funzionato ma necessitano di miglioramenti per ottimizzare la loro efficacia. Le proposte dell’Ance per garantire il valore nel tempo delle detrazioni Il convegno promosso dall’Ance “Ecobonus e sismabonus, la grande occasione per la sicurezza e l’efficienza energetica della casa”, cui hanno partecipato le principali istituzioni e i rappresentanti della politica tra cui il ministro delle Infrastrutture, Graziano Delrio, e il viceministro dell’Economia, Enrico Morando, ha offerto l’occasione per fare il punto sulla valenza delle detrazioni fiscali e sui possibili miglioramenti da integrare nella prossima Legge di Stabilità, per innescare un reale processo virtuoso che stimoli interventi di manutenzione e riqualificazione del patrimonio edilizio costruito, particolarmente obsoleto e energivoro. Come sappiamo infatti, opportuni interventi di efficientamento energetico del patrimonio edilizio permettono di limitare le emissioni in atmosfera e i consumi energetici e assicurano una maggiore autonomia energetica dalle fonti fossili. Inoltre sia la normativa europea, con il pacchetto legislativo “Energia pulita per tutti gli europei” che la SEN, cui è stata recentemente pubblicata la bozza definitiva, considerano prioritario il tema dell’efficienza energetica. Sembra ormai certo che gli ecobonus per interventi di riqualificazione efficiente e il sismabonus saranno confermati nella legge di bilancio 2018, ricordiamo infatti che nei giorni scorsi il ministro dell’Ambiente ha annunciato l’intenzione del Governo di rimodulare gli incentivi a seconda degli obiettivi energetici raggiunti. Tutti i partecipanti al convegno hanno confermato al Presidente Ance Giuliano Campana la propria disponibilità a collaborare per assicurare il miglior e più ampio utilizzo possibile degli incentivi per la sicurezza sismica e l’efficienza energetica. Il patrimonio edilizio italiano energivoro e poco sicuro In occasione del convegno l’Ance ha presentato il dossier “Il mercato della sicurezza e dell’efficienza energetica della casa”, realizzato a cura della Direzione Affari Economici e Centro Studi e dell’Area Tecnologie, Qualità e Sicurezza delle Costruzioni, che presenta una stima di mercato per la riqualificazione energetica sull’involucro edilizio e del miglioramento sismico nel nostro paese. In Italia dei 12,2 milioni di edifici, quasi il 70%, è stato costruito prima dell’emanazione delle norme antisismiche del 1974 e di quelle sull’efficienza energetica del 1976. Si tratta di un patrimonio costruito, che interessa gli edifici pubblici come quelli residenziali, che ha più di 40 anni e che necessita di importanti interventi di riqualificazione, come conferma il dato che “il fabbisogno termico medio degli edifici residenziali esistenti è circa quattro volte superiore alla media degli edifici di nuova costruzione realizzati coerentemente con le recenti normative sull’efficienza energetica”. Il dossier mostra che nel periodo 2007-2016 le detrazioni fiscali per l’efficienza energetica hanno garantito un’importante diminuzione dei consumi, e hanno permesso un risparmio complessivo di energia primaria di circa 1.080 kTep/anno. Considerando anche gli altri incentivi, quali i Certificati Bianchi, i valori minimi di legge richiesti, il Conto Termico, si evidenzia comunque che nel settore residenziale la metà del risparmio energetico è legato all’ecobonus del 65%. Grazie a questi strumenti l’edilizia è il settore che contribuisce maggiormente al raggiungimento degli obiettivi di risparmio energetico fissati dal Piano d’Azione italiano per l’efficienza energetica: l’84% dei risparmi conseguiti al 2016 deriva, infatti, dal settore residenziale. Le proposte dell’Ance Il presidente dell’Ance, Giuliano Campana ha presentato una serie di proposte, che mirano a sfruttare al meglio le potenzialità dell’ecobonus e del sismabonus, prorogando ed estendendo l’azione dei benefici fiscali. Perché siano raggiunti gli obiettivi di risparmio al 2030 è necessario “stimolare la riqualificazione profonda degli immobili rendendo strutturali e più incisivi gli incentivi per gli interventi sugli interi edifici rispetto agli interventi sulle singole parti di unità immobiliari, per poi passare nel medio periodo a stabilire criteri di efficientamento obbligatorio, partendo dalla riqualificazione di quelli più energivori”. L’ecobonus per i condomini è infatti uno strumento strategico che andrebbe reso strutturale, che può avere impatti sulla ripresa economica dell’intero settore. L’Ance infatti, considerando una serie di variabili, stima che sia di circa 33,5 miliardi di euro il costo per gli interventi di riqualificazione energetica potenzialmente attivabili sull’involucro edilizio di interi edifici, con importanti ricadute sull’intero settore nei prossimi anni. Il presidente Campana ha poi sottolineato la necessità di utilizzare al meglio il nuovo meccanismo della cessione del credito d’imposta che facilita la possibilità di fare interventi per tutti i condomini. Possibilità che, secondo l’Ance dovrebbe essere prevista anche per gli interventi su singole unità immobiliari. L’Ance chiede inoltre la proroga fino al 2020 della detrazione Irpef del 50% dell’IVA dovuta sull’acquisto di abitazioni in classe energetica A o B, così spingere sempre più la domanda verso case efficienti e a basso consumo. L’Associazione Costruttori Edili inoltre propone anche la messa a regime della detrazione Irpef per il recupero edilizio, nelle formulazioni potenziate e in vigore fino al 31 dicembre 2017, e la proroga fino al 2021 della detrazione per interventi di riqualificazione energetica eseguiti su edifici esistenti. Il sismabonus Un altro tema attuale e importante è quello del sismabonus, in Italia il tema del rischio sismico degli edifici non è più rimandabile, basti considerare che dal 1944 al 2013 in Italia i terremoti hanno provocato danni per circa 188 miliardi di euro e che le aree a elevato rischio sismico rappresentano l’85% della superficie del territorio italiano e l’80% in termini di popolazione e famiglie. Tradotto in edifici significa 11,1 milioni di immobili, di cui l’88,4% è a uso abitativo. Bisogna cambiare la prospettiva e spendere queste immense risorse nella prevenzione piuttosto che nella ricostruzione. La Commissione europea a questo proposito ha stimato che “ogni euro speso in prevenzione permette di ridurre di almeno 4 euro le spese legate all’emergenza, alla ricostruzione e al risarcimento dei danni provocati dalle calamità naturali”. Attualmente sono state introdotte dalla legge di Stabilità e dal programma Casa Italia misure specifiche consolidamento statico degli edifici e la loro messa in sicurezza. Per comprendere l’importanza di questi interventi, l’Ance ha realizzato una stima del fabbisogno complessivo rispetto al quale il Governo dovrà, nei prossimi anni, garantire certezza finanziaria e procedurale. E’ di circa 105 miliardi di euro il costo complessivo per interventi strutturali di miglioramento sismico nelle zone a rischio. L’Ance nel pacchetto di proposte presentate chiede l’estensione del sismabinus per interventi di sostituzione edilizia. La Legge di Stabilità 2017 ha introdotto una detrazione Irpef 75%-85% del prezzo di vendita (fino ad un massimo di 96.000 euro) per l’acquisto di case antisismiche, che si trovino in zona sismica 1 rischio, derivanti da interventi di demolizione e ricostruzione e vendute dalle imprese che hanno realizzato l’intervento. Sarebbe importante estendere il bonus anche a tutti gli immobili, residenziali e non, siti nelle zone 2 e 3, in modo da aiutare un reale avvio dei processi di sostituzione edilizia. Per gli immobili produttivi, che necessitano di interventi più costosi, dovrebbe inoltre essere alzato il limite di 96.000 euro per unità immobiliare. Infine L’Associazione Costruttori si augura che venga introdotta la possibilità di cumulo tra Sismabonus e Ecobonus per spese differenti. Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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