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A cura di: Giorgio Pirani Da un lato nel 2023, il numero di imprese nel settore delle energie rinnovabili è aumentato del 13.2% rispetto all’anno precedente, con il 74.4% di esse concentrato nel settore fotovoltaico. Ma dall’altro, al 17 gennaio scorso risultavano in attesa ben 1.376 progetti legati alle fonti rinnovabili, di cui 63 rappresentano casi emblematici di ostacoli burocratici e lentezza delle procedure. Ritardi che, insieme a lacune normative ereditate, stanno ostacolando la diffusione delle Comunità Energetiche, ancora largamente sconosciute nonostante i report regionali. È quanto afferma l’Amministratore Delegato di Omnia Energia Spa, Vincenzo D’Agostino, commentando i dati del Secondo Rapporto sulla geografia produttiva delle rinnovabili in Italia e nuovi report “Scacco Matto alle rinnovabili 2024“, presentati alla Fiera Key Energy di Rimini. Il resoconto dei report: aumentano le energie rinnovabili, ma quanti progetti ancora fermi Report che presentano dati in chiaroscuro: secondo quello sulla geografia produttiva, le imprese attive o potenzialmente attive nella filiera delle energie rinnovabili ammontano a 37.655 unità, contro le 33.257 dell’anno precedente, evidenziando un aumento del 13,2%. La distribuzione per tipologia di energia rinnovabile – piuttosto in linea con i dati dello scorso anno – vede un 74,4% di tali imprese che esplicitano attività sul fotovoltaico, seguite da un 37,1% per l’eolico, 23,2% sulle bioenergie (ovvero biomasse e biogas), 17,6% sull’idroelettrico, 13,0% nel geotermoelettrico e 8,1% nel solare termico. Ma per Legambiente, realizzatore del report “Scacco Matto alle rinnovabili 2024”, a frenare ancora lo sviluppo delle rinnovabili ci sono una normativa vecchia e inadeguata ferma al 2010, ritardi, lungaggini autorizzative e contenziosi. Al 17 gennaio 2024 sono 1.376 i progetti di rinnovabili in lista d’attesa ancora in fase di valutazione, un dato che dà l’idea di un grande fermento da parte delle imprese, ma che non trova ad oggi riscontro nelle autorizzazioni rilasciate, vista la lentezza legata alle procedure. Le parole di D’Agostino: “Il ritardo sulle autorizzazioni blocca l’economia” In questo contesto, D’Agostino sottolinea l’eccezionale opportunità per lo sviluppo eco-sostenibile dei territori, ma anche le sfide derivanti da cause e approcci nazionali che rischiano di ostacolare il pieno sfruttamento delle opportunità di progresso e maturità energetica. Egli sottolinea l’importanza per il Sud del Paese, sia nel settore pubblico che privato, di adottare un approccio diversificato e di affrontare la sfida regionale nell’ambito della competizione globale. Vincenzo D’Agostino “Per questo – prosegue – condivido e faccio mie le parole usate dal Presidente di Symbola Ermete Realacci quando sostiene che il nostro Paese dà il meglio di sé quando incrocia i suoi cromosomi antichi, la sua identità con un modo tutto italiano di fare economia: che tiene insieme innovazione e tradizione, coesione sociale, nuove tecnologie e bellezza, capacità di parlare al mondo senza perdere legami con territori e comunità, flessibilità produttiva e competitività”. L’Ad sottolinea che se questo concetto è valido per l’intero Paese, diventa ancor più cruciale per le istituzioni e il settore produttivo delle regioni meridionali come la Calabria, che, avendo una maggiore esposizione solare, dovrebbero sentire con maggior urgenza la necessità di investire in tutte le direzioni possibili, sostenute finanziariamente dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) per la transizione energetica. Ancora poche le imprese che conoscono le Cer Se i dati Ipsos per Unioncamere, diffusi dalla Camera di Commercio di Catanzaro, Crotone e Vibo Valentia, confermano che solo l’8% delle imprese ha una buona conoscenza delle Comunità Energetiche Rinnovabili (Cer), nonostante il 38% delle imprese sia interessato a parteciparvi, diventa evidente la necessità di promuovere maggiormente l’informazione e la sensibilizzazione. Questi elementi, insieme alla persistente burocrazia e a normative obsolete, rappresentano un ostacolo significativo per un Paese e territori che non comprendono appieno il valore economico e occupazionale dell’investimento nel fotovoltaico e nell’efficienza energetica. “Rendiamoci conto del danno che può arrecare e che arreca alle imprese ed all’economia dei territori”, conclude D’Agostino, auspicando maggiore attenzione, responsabilità e celerità da parte delle istituzioni negli iter autorizzativi. Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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